CULTURA
L’arte racchiusa in un drink
Una goccia di Aperol. Foto: Bernardo Cesare
Un aperitivo è senza dubbio uno dei modi migliori per finire la giornata. Sotto l’ufficio con i colleghi o in centro con gli amici, si condividono pettegolezzi e novità in attesa della cena. Eppure dietro (ma sarebbe meglio dire “dentro”) a un aperitivo potrebbe nascondersi molto di più, se si lascia fare a uno scienziato con la passione per la fotografia e l’arte.
Lui potrebbe prendere una fotocamera, abbinarla a un microscopio ottico e versare delle gocce di Aperol o Campari su un vetrino, aspettando la cristallizzazione degli zuccheri contenuti nel drink. A quel punto potrebbe collocare il vetrino tra due polarizzatori, metterci dietro una luce e fotografare ciò che si vede. Ebbene, ciò che ne risulta è una varietà e una molteplicità di forme e colori inimmaginabile a occhio nudo: strisce di colore radianti o parallele, geometrie che evocano fiori, alberi, rami e piume, sfumature accese e altre più tenui.
Una goccia di Bitter Campari fotografata su vetrino al microscopio
Lo scienziato in questione è Bernardo Cesare, professore di petrologia al dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, un geologo specializzato nello studio delle rocce metamorfiche, dell’origine dei magmi granitici e coordinatore del gruppo di ricerca che a Padova ha scoperto e studia i “nanograniti”. Da anni usa la fotografia per documentare le proprie ricerche e del microscopio ha fatto il suo strumento di lavoro, per scopi scientifici innanzitutto ma poi anche con intenti artistici. “Oltre a essere uno strumento di studio – sottolinea Bernardo Cesare – un microscopio consente viaggi impensati in mondi sconosciuti e affascinanti. La bellezza delle immagini al microscopio è paragonabile a quella delle opere d’arte”. E in effetti i suoi scatti, esposti in gallerie e musei di scienze naturali in Italia e all’estero e segnalati da riviste come National Geographic, lo dimostrano..
Da tempo Cesare coltiva l’interesse per la fotomicroscopia a scopo estetico e ha individuato nelle rocce e nei minerali la sua personale nicchia artistica. La tecnica utilizzata è sempre la microscopia ottica a luce trasmessa e polarizzata.“I soggetti biologici sono i più diffusi in questo campo, ma l’impatto visivo dei soggetti non biologici non è meno bello. Tra i soggetti non biologici ci sono anche rocce e minerali: un microcosmo inesplorato fino a qualche anno fa”. E così per le sue mani, ridotti a sottili lamelle dello spessore di tre centesimi di millimetro, sono passati i ciottoli della spiaggia di Carboneras, nella Spagna meridionale, e i diaspri del Madagascar, solo per citare qualche esempio, che hanno dato origine alla serie di immagini raccolte in MicROCKScopica, progetto avviato nel 2009 allo scopo di esaltare la bellezza racchiusa nelle rocce.
Poi, per puro divertimento, Cesare ha voluto provare con gli alcolici. Conosceva bene il lavoro di Michael Davidson, scienziato della Florida State University, che per primo negli anni Novanta fotografò una bevanda alcolica utilizzando la microscopia ottica con luce polarizzata: i risultati furono talmente spettacolari che un imprenditore, Lester Hutt, ne fece un business. Si tratta di Bevshots, un marchio che vende quadri, foulard, bicchieri, bottiglie che riproducono gli scatti dello scienziato statunitense.
Ben lontano dal voler imitare il lavoro di Davidson, ma tuttavia solleticato dal suggerimento di un collega, Cesare volle tentare l’esperimento con lo spritz, il tipico aperitivo veneto. Così decise di cominciare con l’Aperol, il bitter Campari e un limoncello fatto in casa. L’aspetto più difficile, spiega il docente, è stato riuscire a cristallizzare i liquidi su una superficie piatta, processo che ha richiesto qualche giorno nel caso del bitter Campari e un mese invece per l’Aperol. I risultati tuttavia valgono bene l’attesa, tanto più se si pensa che nessuna delle foto è stata modificata: i colori sono il risultato della propagazione della luce polarizzata nella materia cristallina.
Oltre agli alcolici Cesare ha fotografato anche pellicole di plastica, ma l’interesse principale rimangono le rocce. In corso ora ha due progetti, un libro con micro e macrofoto di agate del lago Superiore, uno dei grandi laghi del Nord America, e DolomitiArtRock, una mostra itinerante che svela al largo pubblico il microcosmo delle rocce dolomitiche.
Monica Panetto