CULTURA
L’uomo creerà l’uomo?
CRISPR (“cluster regularly interspaced short palindromic repeats”): la vera rivoluzione degli ultimi anni in ambito genetico. Un metodo economico, applicabile a quasi tutti gli esseri viventi, per tagliare e cucire i geni con un precisione mai sperimentata prima, e che a pochi anni dalla sua scoperta ha già dato luogo a migliaia di studi scientifici.
Non chiamatela più ingegneria genetica: l’editing genetico è capace di interventi molto più precisi e puntuali, come se in pratica avessimo dell’equivalente molecolare della funzione ‘trova e sostituisci’ in un programma di scrittura. Parte dalla descrizione di questa scoperta il libro di Anna Meldolesi E l’uomo creò l’uomo (Bollati Boringhieri), selezionato nella cinquina finalista del Premio Galileo per la divulgazione scientifica.
L’idea alla base di CRISPR sfrutta una sorta di ‘sistema immunitario’ messo a punto dai batteri nel corso della loro evoluzione: un enzima che si aggira all’interno della cellula provvisto di una sorta di identikit dei DNA virali potenzialmente pericolosi. Se manipoliamo l’identikit, costituito da un filamento di RNA, l’enzima debitamente “imbrogliato” eliminerà o sostituirà le sequenze desiderate nel modo che vogliamo.
Si tratta di un modo molto più efficace, veloce, semplice ed economico per qualcosa che comunque stiamo già facendo. Da tempo infatti la genomica è un po’ dappertutto: dai farmaci al cibo, passando per i biocarburanti. I batteri geneticamente modificati sono oggi utilizzati come vere e proprie biofabbriche, destinate a produrre, nelle loro vasche di fermentazione, quasi tutto quello che ci serve.
Tecniche innovative che ci costringono però a fare i conti con scenari prima inimmaginabili, con annesse nuove questioni etiche. Fino a che punto si può arrivare nel ‘progettare’ nuove forme di vita esclusivamente a nostro uso e consumo, e come evitare che questo danneggi irreparabilmente la biodiversità già compromessa del nostro pianeta? Ma soprattutto è lecito applicare la nuova tecnologia anche all’uomo, e con quali modalità? La questione riguarda soprattutto il cosiddetto “editing della linea germinale”, che coinvolge spermatozoi, embrioni ed ovociti umani ed è quindi teoricamente idoneo ad essere trasmesso anche alle generazioni successive.
Alcuni ambiti, come ad esempio il trapianto di mitocondri negli embrioni umani, all’inizio hanno destato qualche dibattito ma sembrano oggi sempre più accettati, mentre altri portano con sé molte più implicazioni. In Cina, ad esempio, sono già stati condotti esperimenti su embrioni umani non destinati a svilupparsi, con l’obiettivo di eliminare geni corrotti o dannosi come quelli che portano alla beta-talassemia. Per adesso comunque il “bambino su misura” non è ancora all’ordine del giorno, ma per il futuro? “Nel corso degli anni l’impensabile è diventato concepibile – ha detto nel 2015 all’International Summit on Human Gene Editing il premio Nobel David Baltimore –. Oggi sentiamo di essere vicini alla possibilità di alterare il patrimonio genetico umano. […] Potremmo essere sull’orlo di una nuova era della storia”. Secondo molti ricercatori il treno è ormai partito, e in futuro l’unico limite alla manipolazione del genoma umano, secondo il noto biotecnologo statunitense Craig Venter, rischia di essere la disponibilità economica.
Una prospettiva affascinante ma allo stesso tempo inquietante, anche per gli molti scienziati: “Supponete che qualcuno come Hitler abbia accesso all’editing”, ha detto ad esempio Jennifer Doudna, che della CRISPR è co-inventrice, in un’intervista al New Yorker. Applicato all’uomo l’editing genetico porterà anche l’ossessione del children design, oppure molto più ‘modestamente’ (e utilmente) ci consentirà di curare alcune malattie in maniera efficace e definitiva? È ancora presto per dirlo, ma intanto il libro di Anna Meldolesi ha il pregio di farci conoscere e guidarci in questo ambito così importante della ricerca odierna, mostrando i vari scenari possibili e le principali posizioni bioetiche e scientifiche in campo. Perché una corretta informazione sui rischi e sui benefici è l’anticamera di ogni dibattito serio su ogni questione. O almeno così dovrebbe essere.
Daniele Mont D’Arpizio