SCIENZA E RICERCA

Anthony Fauci, un eroe sulla graticola

È uno dei più grandi infettivologhi al mondo. Da trentasei anni guida il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive), uno dei ventisette istituti afferenti ai National Institutes of Health, l’agenzia federale che si occupa di salute negli Stati Uniti. È stato in prima linea contro le più importanti epidemie degli ultimi quattro decenni: l’AIDS, la SARS, l’influenza dei suini del 2009, la MERS. Ha sviluppato il sistema di biodifesa degli Stati Uniti dopo l’attacco, nel 2001, alle Torri Gemelle. E ora fa parte della task force messa in campo dall’Amministrazione Trump per combattere la Covid-2019. 

È l’uomo che ha fatto cambiare idea al presidente degli Stati Uniti, convincendolo – anche con coraggiose prese di posizione pubbliche – che quella provocata da SARS-CoV-2 non è una passeggiata, ma una pandemia che potrebbe rivelarsi disastrosa se non efficacemente contrastata.

Quest’uomo si chiama Anthony Fauci. E fra poco ve ne offriremo un breve ritratto. Prima, però, dobbiamo dirvi – come documentato da The New York Times – che è sotto attacco. 

Quest’uomo si chiama Anthony Fauci. E fra poco ve ne offriremo un breve ritratto. Prima, però, dobbiamo dirvi – come documentato da The New York Times– che è sotto attacco. La destra estrema americana lo considera un obiettivo e lo sta bombardando di calunnie. Sui social: 70 account su twitter promuovono l’hashtag #FauciFraud (FauciFrode o, se volete, FauciTruffa) lanciato 795 volte in un solo giorno e diventato virale, avendo raggiunto almeno 1,5 milioni di persone. Fonte sempre The New York Times. Gli attacchi sono stati rilanciati, tra gli altri, da Tom Fitton, presidente del gruppo conservatore Judicial Watch; Bill Mitchell, titolare di “YourVoice America”, un talk show dell’estrema destra; ma anche da autorevoli supporter del presidente Donald Trump, come Shiva Ayyadurai. 

Le accuse? Sono quelle di essere un intellettuale di sinistra che rema contro il presidente Donald Trump. Per fortuna l’inquilino della Casa Bianca questa volta non segue i suoi fan più estremisti e non solo lo ha coinvolto Anthony Fauci nel pacchetto di mischia contro la diffusione del coronavirus, ma ha dato finalmente ascolto ai suoi consigli. Che sono, appunto, i consigli di uno dei più esperti infettivologi al mondo.

Non è il solo medico e scienziato al mondo che ha dovuto subire attacchi politici, anche molto pesanti. A iniziare da Li Wenliang, l’oftalmologo che per primo a Wuhan diede notizia, lo scorso dicembre, di una strana malattia che aveva colpito i suoi pazienti. Per questo fu accusato dalla polizia locale di diffusione di false notizie e costretto a ritrattare tutto, salvo poi essere eletto a eroe nazionale quando era ormai diventato impossibile nascondere la malattia.

Anche in Italia non sono mancati attacchi a medici e scienziati, anche se per fortuna di intensità minore rispetto a quelle che hanno coinvolto Li Wenliang in Cina e Anthony Fauci negli Stati Uniti. La causa di queste accuse è abbastanza chiara, questi medici e scienziati proponendo la loro versione, ben documentata, dei fatti hanno dato fastidio a istituzioni e movimenti politici. 

Ma del rapporto talvolta conflittuale tra verità scientifica (sempre provvisoria) e interessi politici parleremo in altra occasione. Per ora fermiamoci alla figura di Anthony Fauci, un modo per esprimergli la solidarietà de Il Bo Live

L’infettivologo è nato a New York, a Brooklyn per la precisione, il 24 dicembre 1940. Quest’anno celebra, dunque, gli ottant’anni. Suo padre, Stephen, era un farmacista e sua madre, Eugenia, dava una mano nel presidio sanitario di famiglia. I nonni paterni, Antonino Fauci e Calogera Guardino, erano, invece, migranti italiani: provenivano da Sciacca, in Sicilia. Lo erano, migranti, anche i genitori della madre. La nonna, in particolare, Raffaella Trematerra, veniva da Napoli e il nonno materno, Giovanni Abys, era un artista nato in Svizzera.  

I Fauci erano benestanti e così Anthony può frequentare, lì a New York, la Regis High School, una sorta di liceo cattolico gestito dai gesuiti e capace di preparare per il meglio all’ingresso nell’università. Dopo aver frequentato il College della Croce Rossa ed essersi iscritto al Cornell University Medical College dove si laurea nel 1966. Poi completa gli studi e l’apprendistato presso l’ospedale della Cornell, infine entra a far parte dei National Institute of Allergy and Infectious Diseases: è il 1968. Sedici anni dopo ne diventa il direttore, carica che, come abbiamo detto, conserva tuttora.

Una carriera brillante, che però ci dice relativamente poco dei suoi successi scientifici. Diciamo solo che l’Institute for Scientific Information nel 2003 lo ha classificato al tredicesimo posto per citazioni tra i più i circa tre milioni di autori che hanno pubblicato su riviste scientifiche nel ventennio 1983-2002. 

Anthony Fauci è diventato noto anche al grande pubblico già nei primi anni in cui si palesò una malattia sconosciuta, l’AIDS, causata dal virus HIV. L’americano di origini italiane diede un contributo determinante nella spiegazione di come il virus attacca il sistema immunitario nell’uomo. 

Al Congresso degli Stati Uniti ricordano ancora la sua drammatica perorazione per lo screening della popolazione alla ricerca di eventuali contagiati dal virus di Ebola, contro cui non c’erano né vaccini né farmaci specifici. Una situazione del tutto analoga (anche se la letalità dei virus è molto diversa) a quella proposta da SARS-Cov-2, contro cui, per l’appunto, non ci sono né vaccini né farmaci specifici. Non fino a questo momento, almeno.

Nel mese di marzo Anthony Fauci è stato sulle montagne russe. Era sì nel gruppo di contrasto che il presidente Trump aveva creato contro il Covid-2019. Ma si sentiva poco creduto, mentre il presidente alla Casa Bianca andava stringendo mani per dimostrare che non c’era da temerlo più di tanto, il nuovo virus.

Fauci propone allora una sortita pubblica, in cui dichiara né più e né meno che gli Stati Uniti stanno andando incontro al disastro. Sa di essere nell’occhio del ciclone. Sa che le divergenze, anche pubbliche, con Trump sono evidenti. Ma non si arrende mai. «So, I’m going to keep pushing», dichiara lucido e per nulla rassegnato a Science, la rivista dell’American Association for the Advancement of Science. Se non traduciamo male, voleva dire continuerò ad andare avanti. Continuerò a combattere.

E lo ha fatto. Convincendo il presidente a una conversione a U e ad abbracciare un sistema di lotta al coronavirus che potrà salvare decine di migliaia di vite. Trump ha smesso di stringere mani e ha iniziato a decretare l’isolamento e la distanza sociale. 

Chissà se è questo suo successo ottenuto da Fauci – aver convinto una persona che come Trump non si lascia facilmente convincere – ad aver irretito i gruppi della destra più estrema americana.  Certo ora l’uomo è da un lato un eroe pubblico e dall’altro un obiettivo su cui scaricare montagne di fango.

Non è la prima volta che succede a uno scienziato, negli Stati Uniti. Ai tempi del maccartismo, per esempio, a finire sulla graticola fu Robert Oppenheimer, accusato di essere un comunista, lui che aveva diretto insieme al generale Leslie Groves il Progetto Manhattan e la costruzione del primo arsenale atomico della storia.

È appena stato pubblicato il romanzo con cui Bruno Arpaia ci ricorda vicende analoghe in Italia, quando a finire sotto accusa da parte della politica furono scienziati straordinari come Felice Ippolito e Domenico Marotta. L’Italia pagò un caro prezzo per quelle accuse insensate.

Speriamo che gli Stati Uniti e il mondo non debbano pagare un prezzo ancora più tragico per le accuse a Fauci.

Keep pushing, Anthony!

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