SCIENZA E RICERCA

In Asia 2,1 milioni di anni fa c'erano esseri umani

Sono stati ritrovati in Cina degli strumenti litici risalenti a 2,1 milioni di anni fa. La scoperta è tra le più importanti di sempre nel campo della paleoantropologia perché modificherebbe le attuali teorie sull'evoluzione degli ominini, il gruppo tassonomico, separatosi circa 7 milioni di anni fa dal ramo evolutivo degli scimpanzé, da cui è evoluto anche Homo sapiens. Il lavoro è stato pubblicato su Nature e firmato da un gruppo di ricercatori cinesi afferenti alla Chinese Academy of Science e ad altre università cinesi, e da un ricercatore (archeologo) dell'università di Exeter, nel Regno Unito.

Il ritrovamento è stato fatto a circa 900 metri di altitudine sull'altopiano di Loess nella Cina centrale, contea di Lantian, località Shangchen, sulla riva nord del fiume Bahe. Il loess è un deposito formato da sabbia fine e limo di origine glaciale, una polvere portata dal vento che nel tempo si è compattata e sedimentata specialmente in questa regione della Cina. Gli strati formati da loess sono caratterizzati da temperature più fredde, mentre gli altri da temperature più calde.

Il sito archeologico considerato comprende 17 strati geologici che vanno dai 1,26 milioni di anni fai ai 2,12 milioni di anni fa. Le datazioni sono state stabilite con il metodo del paleomagnetismo, una tecnica che permette di rintracciare i cambiamenti (costanti negli anni) del campo magnetico terrestre nelle rocce. Negli strati più caldi sono stati rinvenuti 96 manufatti litici, principalmente nuclei e schegge di pietra, ma anche raschietti, punte e percussori. La loro forma è relativamente semplice: strumenti taglienti o contundenti ricavati da rocce della dimensione del palmo di una mano che assomigliano molto agli strumenti rinvenuti in Africa nello stesso periodo, in regioni popolate da ominini come Homo habilis o Homo ergaster (l'analogo africano di Homo erectus, specie euroasiatica).

Proprio questi elementi hanno fatto ritenere ai ricercatori che 2,1 milioni di anni fa in Cina fossero presenti ominini. Quest'ipotesi rivoluziona quanto fin'ora sappiamo sul nostro passato evolutivo. Sebbene i più antichi resti fossili di ominini mai trovati risalgano a 2,8 milioni di anni fa, ad Afar in Etiopia (è stata trovata una mandibola fossile risalente a un individuo del genere Homo), si era sempre ritenuto che le specie ominine non avessero mai lasciato l'Africa prima di circa 1,85 milioni di anni fa. È stata fatta risalire a quest'epoca infatti la più antica evidenza di presenza ominina fuori dall'Africa, testimoniata dai ritrovamenti del 2011 in Georgia, nel Caucaso, a Dmanisi. I più antichi strumenti litici mai rinvenuti invece risalgono a 3,3 milioni di anni fa, sono stati trovati a Lomewki, in Kenya, e non sono nemmeno associati a una specie del genere Homo, bensì a una vissuta prima, forse Kenyanthropus platyops.

Quest'ipotesi rivoluziona quanto fin'ora sappiamo sul nostro passato evolutivo

Proprio su queste datazioni si basavano anche i modelli migratori delle popolazioni umane arcaiche. Il genere Homo nasce in Africa intorno ai 2,8 milioni di anni fa. Fino ad ora si pensava che la prima specie umana a uscire dall'Africa fosse stata Homo ergaster intorno a 1,9 milioni di anni fa e che questa popolazione avesse dato vita all'Homo erectus euroasiatico. Tra gli 800.000 e i 650.000 anni fa un'altra specie esce dall'Africa e popola l'Eurasia: Homo heidelbergensis; da queste popolazioni in Europa nascerà Homo neanderthalensis che popolerà l'antico continente fino a circa 40.000 anni fa. L'ultima specie che nasce in Africa (oggi si pensa almeno 300.000 anni fa) e che da lì parte per popolare tutto il mondo è la nostra, Homo sapiens.

A partire almeno da 120.000 anni fa i sapiens escono più volte dall'Africa e si distribuiscono in Eurasia dove incontrano le specie ominine che prima di loro erano uscite dall'Africa. Con queste interagiscono, anche se non sappiamo come. Sappiamo però, oggi, che con i Neanderthal ci siamo persino accoppiati, generando prole fertile: tutti gli umani non africani oggi viventi sulla Terra portano una percentuale di DNA neanderthaliano che va dall'1% al 4%, dato che oggi viene interpretato come segno di una ibridazione tra le due specie (sempre che vadano considerate ancora due specie distinte).

La paleoantropologia è un settore di ricerca in continuo aggiornamento

Sebbene i ritrovamenti cinesi costituiscano solo evidenze indirette della presenza di ominini in Asia (si parla di resti archeologici e non paleoantropologici), la scoperta aggiunge un nuovo importante tassello al mosaico necessariamente frammentato delle nostre origini evolutive. 14.000 chilometri separano il sito cinese da Afran dove è stata trovata la mandibola più antica del genere Homo. Con un tasso di dispersione di circa 10 km all'anno (un valore corrispondente ai tassi di spostamento delle moderne popolazioni di cacciatori-raccoglitori) questa distanza sarebbe potuta essere percorsa in circa 1500 anni.

La paleoantropologia è un settore di ricerca in continuo aggiornamento, ogni nuova scoperta può, in linea di principio, mettere in discussione tutto ciò che fino a quel punto si sapeva. Un recente articolo uscito su Science, a firma anche dell'antropologo inglese Chris Stinger, fa il punto sulle sfide ancora aperte. Sebbene le evidenze genetiche oggi disponibili confermino ampiamente che gli Homo sapiens che oggi abitano la Terra provengano da popolazioni di origine africana uscite dall'Africa intorno ai 70.000 anni fa, il classico modello Out of Africa ha bisogno di essere aggiornato con le ultime evidenze disponibili. Occorre comprendere il ruolo che ha giocato l'ibridazione di Homo sapiens con altre specie come ad esempio Neanderthal, ma anche capire se i tratti caratteristici di Homo sapiens (come ad esempio la forma del cranio, globulare, e altri tratti che caratterizzano la cosiddetta modernità anatomica e comportamentale umana) abbiano avuto origine autonomamente in Africa o siano il frutto dell'incontro con altre specie umane. Chris Stinger denomina la prima ipotesi Recent African Origin with hybridization (Origine africana recente con ibridazione) e la seconda Assimilation model (modello di assimilazione). La seconda in particolare riporterebbe in auge, almeno parzialmente, un'ipotesi che si pensava ormai falsificata, quindi morta e sepolta, a fine anni '80, la cosiddetta ipotesi del multiregionalismo. Ma si sa, nella scienza tutto quello che crediamo vero è vero sempre e solo fino a prova contraria e in paleoantropologia si accumulano di continuo “prove contrarie” alle teorie esistenti. È un puzzle complesso in cui i pezzi fanno fatica a incastrarsi alla perfezione, perché mancano quelli intermedi, che forse non verranno nemmeno mai trovati.

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