SCIENZA E RICERCA

I crateri lunari ci raccontano anche la storia della Terra

Un gruppo internazionale di ricercatori ha analizzato le cicatrici lasciate sulla superficie lunare dall'impatto di asteroidi e ha scoperto che la frequenza con cui questi impatti sono avvenuti è variata nel corso del tempo. I risultati del lavoro sono stati pubblicati su Science.

Quando sulla Terra ancora non c'erano i dinosauri e dunque prima della più grande estinzione di massa (quella tra Permiano e Triassico avvenuta circa 251 milioni di anni fa), un asteroide colpiva la Terra in media una volta ogni tre milioni di anni. Ma a partire da 290 milioni di anni fa questa frequenza di impatti è aumentata di circa tre volte.

Il team, composto da cinque ricercatori provenienti dal Canada, dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, è partito da una semplice considerazione nota ai geologi: il numero di crateri terrestri con dimensioni maggiori ai 20 km di diametro tende a diminuire mano a mano che andiamo indietro nel tempo. Perché?

Si è sempre ritenuto che ciò fosse dovuto esclusivamente al fatto che la Terra è un pianeta geologicamente attivo e diversi fattori, come i movimenti tettonici, l'erosione o lo spostamento dei ghiacci, possono contribuire a “nascondere” i crateri derivati dall'impatto di asteroidi.

Impatti asteroidei sulla superficie lunare nell'ultimo miliardo di anni. Dati: Mazrouei et al (Science 2019). Credits: Matt Russo, Andrew Santaguida, and Dan Tamayo

Sulla Terra oggi infatti sopravvivono pochi crateri più antichi di 650 milioni di anni. Si pensa addirittura che nella sua storia geologica la Terra si sia ritrovata a un certo punto interamente ricoperta dai ghiacci. L'ipotesi, ancora in discussione, è stata chiamata Snowball Earth, la “Terra a palla di neve”, e secondo le stime si sarebbe verificata prima dell'esplosione della vita multicellulare, intorno ai 650 milioni di anni fa.

Questa ed altre ipotesi sul ruolo degli agenti atmosferici sono difficili da testare sperimentalmente basandosi sui soli dati raccolti sulla superficie terrestre. Una strada alternativa, che i ricercatori hanno scelto di percorrere, è utilizzare la superficie lunare in modo comparativo.

Essendo molto vicini su scala cosmica, la Terra e la luna vengono colpiti dagli stessi gruppi di asteroidi. Ma a differenza della Terra, la luna non è soggetta ai medesimi processi di erosione. Ciò la rende un laboratorio astronomico e geologico particolarmente adatto a studiare le datazioni degli impatti: i crateri sono meglio “preservati”.

Servendosi della radiazione infrarossa dei dati del Diviner thermal radiometer montato sul Lunar Reconnaissance Orbiter (Lro) della Nasa, è stata stimata l'età dei crateri lunari più grandi di 10 km di diametro e più recenti di 1 miliardo di anni.

Considerando 111 crateri lunari, i ricercatori hanno scoperto che 56 si sono formati negli ultimi 290 milioni di anni. Quelli più antichi risalgono a 1,16 miliardi di anni fa e rispetto ai crateri formatisi nei 710 milioni di anni precedenti la frequenza di impatti sulla superficie lunare è aumentata di 2,6 volte, riporta lo studio su Science (Fig. 2).

Circa 66 milioni di anni fa un asteroide colpì la Terra e lasciò un cratere di 150 km di diametro e 20 km di profondità (cratere di Chicxulub, il secondo cratere asteroideo più grande sulla Terra) sulla penisola dello Yucatan, in Messico. Le conseguenze dell'impatto sconvolsero la vita sulla Terra che andò incontro a una delle 5 grandi estinzioni di massa (quella del Cretaceo – Terziario).

La sfortuna dei dinosauri sarebbe dunque stata quella di essere vissuti in un era geologica in cui l'impatto di un asteroide rappresentava un evento più probabile di quanto non fosse stato in passato: era solo questione di tempo, quello un po' più grosso degli altri prima o poi sarebbe arrivato.

È probabile infatti che intorno a 300 milioni di anni fa un enorme ammasso di roccia galattico sia entrato in collisione con la fascia di asteroidi del nostro sistema solare, collocata in orbita tra Marte e Giove. L'oggetto sarebbe deflagrato in una tempesta di frammenti, alcuni dei quali sarebbero precipitati sulle superfici terrestri e lunari. Se questa fosse la causa, l'aumento del tasso di impatti potrebbe durare per diversi milioni di anni. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, dicono gli esperti, anche se aumentasse la probabilità di impatti di due o tre volte, restano comunque di eventi molto rari, dal nostro punto di vista.

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