Il violino Stradivari "Bazzini-De Vito", dettaglio del manico e del riccio - Foto: Roberto Caccuri/Contrasto
Durante la sua intensa e lunga attività, tra Sei e Settecento, il liutaio cremonese Antonio Stradivari realizzò moltissimi strumenti e di grande pregio, tra cui violini e violoncelli ancora oggi riconosciuti come eccellenza dell'artigianato, modello per generazioni di liutai, veri e propri oggetti del desiderio per collezionisti e musicisti, sinonimo di armonia, bellezza, perfezione. Ora la sua storia e la sua arte tornano in primo piano grazie a uno studio recentemente pubblicato su The Journal of the Acoustical Society of America. Settanta liutai cremonesi sono stati coinvolti in un esperimento di ascolto in doppio cieco per valutare le qualità sonore di quattro violini - due moderni, uno di fabbrica e uno Stradivari, appunto -, con l'obiettivo di rispondere ad alcune domande: i violini di Stradivari hanno davvero un suono così speciale? E cosa rende questo suono preferibile a quello di altri violini?
Lo studio/esperimento A listening experiment comparing the timbre of two Stradivari with other violins è stato coordinato e ideato da Carlo Andrea Rozzi dell'Istituto di nanoscienze del Cnr (Cnr -Nano), e ha potuto contare sulla collaborazione di Alessandro Voltini della Scuola internazionale di liuteria Antonio Stradivari di Cremona, Fabio Antonacci del Politecnico di Milano, Massimo Nucci e Massimo Grassi del dipartimento di Psicologia generale dell'università di Padova. "I risultati suggeriscono che non tutti gli strumenti sono creati uguali, indipendentemente dal fatto che siano stati costruiti da Stradivari, ma piuttosto che nel timbro di uno strumento è possibile trovare qualità che lo rendono più apprezzato dagli ascoltatori", ha spiegato il primo autore dello studio, Carlo Andrea Rozzi. “Stabilire quali aspetti del suono contribuiscono a rendere piacevole il timbro di uno strumento è importante per la liuteria - ha aggiunto Antonacci del Politecnico -, in quanto apre la strada alla realizzazione di strumenti con proprietà timbriche desiderate. Le misure vibratorie effettuate su questi violini hanno anche lo scopo di costruire, in prospettiva, un repository di dati che permetta di stimare la relazione tra i modi di vibrare dello strumento e il timbro”.
Il professor Massimo Grassi commenta e approfondisce l'esperimento, partendo da una breve riflessione sul contesto cremonese, riconosciuto come storicamente eccezionale per quanto riguarda la liuteria. "Stradivari segue la tradizione della famiglia Amati e prosegue nel tempo quella che è la grande tradizione del violino cremonese, una tradizione da cui nascono poi i violini moderni. In questo quadro storico Stradivari riveste un ruolo molto importante perché, oltre ad adottare la forma del violino prodotta da Amati, introduce novità tecniche e accentua i dettagli estetici di pregio dello strumento. I suoi violini venivano richiesti dalle corti europee".
L'esperimento ha visto la partecipazione di un numero consistente di competenti maestri liutai (a cui si sono aggiunti gli studenti della Scuola internazionale di liuteria). Inoltre i ricercatori hanno selezionato violini provenienti dalla collezione storica del Museo del Violino di Cremona e l'ottima acustica della sala dell'Auditorium di Cremona ha reso eccellente la qualità delle prove di ascolto. I dati ottenuti possono dunque essere considerati molto affidabili.
L'esperimento
"Abbiamo cercato di capire se la fama dei violini Stradivari corrisponda anche a un buon suono, a uno strumento ben suonante", spiega Grassi. Dentro l'auditorium, un violinista ha suonato una semplice scala musicale, ad ascoltarlo settanta liutai di Cremona e dintorni. L'esperimento di ascolto in doppio cieco è stato condotto senza dare alcuna informazione ai partecipanti, "separando violinista e ascoltatori attraverso uno schermo bianco, senza mostrare, né agli ascoltatori né ai ricercatori coinvolti, il violino suonato al momento dell’ascolto" ed evitando qualsiasi tipo di pregiudizio o condizionamento, per esempio "la simpatia o antipatia per un particolare brano suonato”.
"A ogni ascoltatore è stato richiesto di dare un giudizio sulla qualità del suono: in particolare sulla nasalità, la brillantezza, l'apertura e infine la piacevolezza [...] Gli ascoltatori sono riusciti a fornire giudizi precisi e consistenti, orientati verso lo Stradivari del tardo periodo di produzione", ossia realizzato dopo il 1720, preferendone il suono rispetto a quello degli altri violini suonati: due moderni e uno di fabbrica.
I risultati
"Nello Stradivari questa piacevolezza sonora sembra essere accompagnata da una serie di caratteristiche: un certo bilanciamento tra la brillantezza e l'apertura del suono e una bassa nasalità del suono. Questi tre parametri ben dosati, con i primi due bilanciati e il terzo ridotto, permettono a un timbro di essere giudicato buono, interessante".
"I violini di Stradivari sono bellissimi oggetti, e in molti casi si tratta strumenti ben suonanti, ma non si può dire che siano in assoluto i migliori violini del mondo e di sempre. Noi, per esempio, abbiamo potuto testare pochissimi violini e questi sono esperimenti molto faticosi. Si crea poi una sorta di effetto profumeria quando si ascoltano tanti suoni: dopo un po' i suoni tendono a somigliare uno all'altro, anche per questo in un esperimento non si possono introdurre troppi violini. Pur dando merito alla fama di Stradivari, il nostro esperimento non spiega esattamente perché, ancora oggi, questi violini vengano battuti nelle aste a diversi milioni di euro. O meglio, il motivo del loro prezzo elevato risiede forse da un'altra parte: nel tempo questi violini - ribadisco, di ottima qualità -, hanno assunto un'aura quasi mitica. Per capirci, un po' come è successo con la Fender Stratocaster di Jimi Hendrix: dopo di lui tutti i musicisti volevano quella chitarra. Pensiamo solo che gli Stradivari sono stati suonati da un virtuoso come Viotti".
Questa fama si è costruita nel tempo e ha vissuto fasi alterne: "Possiamo parlare di evoluzione di gusto sonoro nel corso dei secoli. Non sempre lo Stradivari è stato il violino preferito, e questo già a partire dalla metà del Settecento. Non sempre il prezzo è lo specchio fedele del valore sonoro dello strumento. Succede lo stesso con i vini".
Non esiste dunque un violino da preferire sempre. "Gli Stradivari sono ben suonanti, ma non è detto che siano i preferiti di tutti i violinisti. Alcuni strumenti si prestano meglio di altri a certi tipi di repertori e ci sono, poi, violini più facili da suonare rispetto ad altri. I violini moderni tendono a essere più 'comodi' rispetto a quelli del passato".
Cremona, patria della tradizione violinistica di Stradivari, i maestri liutai producono a mano violini, viole e strumenti ad arco. L'atelier del Maestro Conia (qui mette la vernice) accoglie molti apprendisti internazionali ©Mauro Bottaro/Anzenberger