Parliamo di natura, ricollegandoci a un articolo pubblicato recentemente su Nature e firmato dalla direttrice generale del laboratorio di biologia molecolare europeo di Heidelberg. Il titolo colpisce subito: “Biologi molecolari, forza, uscite dai laboratori e riconnettetevi con la natura”. L’editoriale ricorda come la grande teoria dell’evoluzione darwiniana è nata perché Darwin è andato in giro per il mondo e ha raccolto moltissimi reperti. Oggi – dice la direttrice – i colleghi biologi hanno un focus molto più ristretto: lavorano in ambienti controllati, su organismi specifici e modello. Certo, hanno fatto delle scoperte incredibili, ma non basta, perché un focus così stretto rischia di farci perdere la cornice più grande: non vediamo lo spazio di tutta la variazione genetica degli organismo immersi in un’ambiente reale.
Per questo, a Heidelberg, è stato aperto un nuovo programma, “dalle molecole agli ecosistemi”, dove far dialogare ecologi, zoologi, epidemiologi e scienziati ambientali con i biologi, allestendo anche laboratori mobili. Perché fare questo? Per favorire la multidisciplinarità, perché ci sono avanzamenti tecnologici nuovi che ci permettono di studiare in modo più completo la biodiversità. Su quest’ultimo aspetto c’è una citazione molto interessante: “È una tragedia di tempistiche. Siamo la prima generazione di scienziati con gli strumenti per capire, nel dettaglio, tutte le dimensioni della biodiversità, ma potremmo essere anche l’ultima con l’opportunità di farlo”. Questo perché la biodiversità, purtroppo, sta scomparendo e diminuendo tantissimo.
L’invito finale è di andare oltre la propria comfort zone dei laboratori e di immergersi nella natura.