Vladimir Zelenskiy
C’è un comico che s’aggira dalle parti di Kiev e che da qualche settimana ha cominciato a sognare in grande. Si chiama Vladimir Zelenskiy, ha appena compiuto 41 anni e di mestiere farebbe l’attore. Se sarà lui il prossimo presidente dell’Ucraina saranno le urne e gli ucraini a stabilirlo. Ma oggi, a meno di due mesi dalle elezioni presidenziali (primo turno 31 marzo, eventuale ballottaggio il 21 aprile) i sondaggi lo danno in testa: più avanti del presidente uscente Petro Poroshenko, più avanti dell’ex primo ministro e simbolo della rivoluzione arancione del 2004, Yulia Tymoshenko. Che cominciano a temere il leader showman e la forza del voto della parte più arrabbiata del paese, degli scontenti, dei delusi. La storia si ripete: noi, in Italia, ne sappiamo qualcosa.
Quando la finzione si trasforma in realtà
Dallo spettacolo alla politica: il passo ormai è diventato breve. E Zelenskiy, ironia della sorte, si trova a interpretare nella realtà proprio il ruolo che l’ha reso famoso in patria. Quello di un insegnante di storia in un liceo rurale che, esasperato dal dilagare della corruzione nel paese, pubblica sui social un video di protesta che diventa presto virale. Così Vasyl Petrovych Holoborodko, il personaggio interpretato da Zelenskiy, si ritrova a furor di popolo candidato alle elezioni presidenziali: paladino dei diritti sociali, contro tutte le oligarchie, contro quella politica che si alimenta di se stessa e vive nell’esclusivo interesse di perpetrare il consolidamento del proprio potere. Un uomo qualunque, ma con una spinta talmente forte alle spalle da condurlo, nella finzione, alla vittoria elettorale. La serie tv s’intitola “Servant of the People” (Servo del popolo) e risale al 2015. Nel 2018 è stato fondato un partito con lo stesso nome della serie tv. E l’attore s’è ritrovato a vestire davvero i panni del candidato.
«La corruzione è ovunque. Dobbiamo ridurre il suo impatto sul governo, sulla vita delle persone», ha dichiarato Zelenskiy in un’intervista rilasciata pochi giorni fa all’Associated Press. «Sono il volto nuovo che può portare una scossa alla politica ucraina. La gente si è stancata della vecchia guardia. Gli elettori hanno visto calpestate le loro speranze per un futuro migliore». Tra i punti di forza del suo programma: politiche salariali a vantaggio dei più poveri, uno stop all’esodo dei più ricchi, un piano per portare la connessione internet anche nei villaggi più piccoli e remoti e un deciso sostegno all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. «Non mi candido per scherzo, questa non è una trovata pubblicitaria – ha spiegato l’attore -. Voglio contrastare la povertà dilagante e tentare di frenare la fuga di tanti ucraini in cerca di migliori opportunità. Abbiamo bisogno di stipendi competitivi per provare rispetto per noi stessi».
La spina russa e gli avversari
Ma la realtà è ben più complessa di un copione cinematografico. Zelenskiy si trova a fare i conti con la totale assenza di organizzazione sul territorio per la sua campagna elettorale. Non solo: c’è da dirimere la questione dei rapporti con la Russia e l’infinito conflitto con Putin (dalla crisi della Crimea del 2014, alla guerra indipendentista del Donbass; fino al recente sequestro, da parte dei russi, di tre navi militari ucraine nello stretto di Kerč). Il comico, in un incontro con gli ambasciatori esteri (durante il quale non sono mancate critiche al suo operato: c’è chi l’ha definito inconsistente, nervoso, impreparato) si è già detto pronto a incontrare il leader sovietico e ad aprire con lui un tavolo di negoziati. Una mossa non da poco, visto che i rapporti dell’attuale presidente ucraino con il Cremlino sono oltre il limite della rottura. «La Russia ci sta aggredendo, vuole scatenare una guerra», ha dichiarato Poroshenko, che punta proprio sulla rivalità con Putin per dare sostanza alla sua campagna elettorale. Più sfumata la posizione di Tymoshenko (condannata nel 2011 a 7 anni di reclusione per aver siglato con i russi di Gazprom un contratto di fornitura giudicato “inutilmente oneroso” per l’Ucraina, poi scarcerata nel 2014 perché il reato è stato depenalizzato), che comunque ha annunciato, se eletta, l’intenzione di chiedere alla Russia un indennizzo per l’annessione della Crimea e per il supporto concesso da Putin ai separatisti del Donbass.
Primo nei sondaggi
Gli ultimi sondaggi dicono che Zelenskiy è in testa nella corsa alla presidenza, con un range di voto che oscilla tra il 19 e il 23%. In seconda posizione la nazionalista Yulia Tymoshenko (16-19%), leader della protesta arancione del 2004, mentre Poroshenko è pronosticato terzo (tra il 15 e il 16%). Molto distaccati gli altri candidati (in tutto 28, un record). Evidentemente l’inesperienza di Zelenskiy piace. Come piace la sua genuinità, il suo essere (apparentemente) estraneo all’establishment del potere politico. Anche se i suoi detrattori lo indicano come una marionetta nelle mani dell’oligarca Igor Kolomoyskiy, banchiere, miliardario, proprietario del canale tv “1+1” che ha trasmesso “Servant of the people” e dal quale Zelenskiy ha lanciato la sua candidatura, alla vigilia di Capodanno. Kolomoyskiy ha lasciato l’Ucraina proprio in seguito a uno scontro con Poroshenko. «Non ho alcun rapporto con lui, non c'è nulla di cui parlare», ha commentato Zelenskiy.
Nessuno dei candidati sembra tuttavia in grado di vincere la partita al primo turno: pesano soprattutto gli indecisi (stimati oggi attorno al 20%). Al momento si profila un ballottaggio Zelenskiy-Tymoshenko (il miglior risultato auspicabile per Putin), con quest’ultima che promette una profonda riforma economica, un giro di vite sulla sicurezza nazionale e una trasparenza che finora, da queste parti, è stata solo annunciata. «Vogliamo essere prevedibili, vogliamo che la gente sappia quali saranno i nostri primi, secondi e terzi passi», ha spiegato l’ex primo ministro. Non mancano tuttavia analisti che ritengono Zelenskiy una bolla di sapone: intercetta il voto dei più giovani – sostengono - degli scontenti, di gente che probabilmente nemmeno andrà a votare. Una tesi che ridurrebbe di molto il peso reale dei voti in favore del comico. Ma potrebbe essere vero anche il contrario: il voto dell’ultima spiaggia, di chi non ha più alcuna speranza di vedere migliorare la propria situazione con la politica affidata ai soliti noti. Perciò a Kiev gira una battuta in bilico tra scherzo e realtà: per anni abbiamo votato persone serie e tutto quello che abbiamo è una farsa. Quindi perché non votare per un comico e vedere cosa succede?
Veleni e sospetti
Del resto l’Ucraina non è un paese qualsiasi, né facile ai cambiamenti. Ne sa qualcosa Viktor Yushenko, l'ex presidente ucraino eletto nel gennaio 2005 con un nuovo voto dopo quello annullato (in seguito alla rivoluzione arancione) per i brogli del suo avversario filo-russo Janukovic. Nel settembre 2004 Yushenko fu ricoverato a Vienna per una pancreatite acuta, ma si scoprì poi che era stato avvelenato durante una cena: diossina. Nel sangue ne aveva in quantità seimila volte superiore al normale. Dall’intossicazione si salvò, ma ne uscì con il volto deformato. Perciò fa ancor più scalpore la notizia, appena pubblicata da Interfax, l’agenzia di stampa russa, che il 7 febbraio la polizia ucraina ha aperto un’inchiesta preliminare su Vladimir Zelenskiy, che ha denunciato di essere stato pedinato a Odessa, una delle tappe della sua campagna elettorale. Pericolo reale? Suggestione? Mossa elettorale? Vladimir Zelenskiy sta diventando ingombrante? Presto si capirà.