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L'uomo avvolto nella Sindone fu torturato. La scoperta di Unipd e del CNR

Aggiornamento luglio 2018: l'articolo scientifico "Atomic resolution studies detect new biologic evidences on the Turin Shroud" è stato ritirato dalla pubblicazione sulla rivista PlosOne. Gli editori, in seguito di alcuni controlli, hanno rilevato delle preoccupazioni sul fatto che non sussistano sufficienti verifiche per suffragare le conclusioni della ricerca sulla sindone di Torino. A questo link le conclusioni del board di PlosOne.

“L’uomo deposto nella Sindone è stato vittima di pesanti torture prima di una morte cruenta”. Il professor Giulio Fanti del dipartimento di Ingegneria industriale dell’università di Padova descrive i risultati emersi dal recente studio effettuato su una fibra di lino estratta dall’impronta dorsale visibile sulla Sindone, nella regione del piede. “L’ampia presenza delle particelle di creatinina legate alle particelle di ferridrato non è tipica di un organismo sano ma indice di un forte politrauma subito dal corpo avvolto nel lino”.

La ricerca condotta in collaborazione fra due istituti del Consiglio nazionale delle ricerche -l’istituto Officina dei materiali (Iom-Cnr) di Trieste e l’istituto di Cristallografia (Ic-Cnr) di Bari- e appunto il dipartimento di Ingegneria industriale dell’università di Padova, è stata pubblicata nei giorni scorsi su PlosOne con il titolo Atomic resolution studies detect new biologic evidences on the Turin Shroud (Nuove evidenze biologiche rilevate da studi di risoluzione atomica sulla Sindone di Torino) e propone un nuovo approccio metodologico che permette di studiare le reali caratteristiche della Sindone, conservata dal 1578 a Torino e ritenuta da molti il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù di Nazareth dopo la crocefissione.

Gli esperimenti sono stati condotti tramite un nuovo metodo di microscopia elettronica in trasmissione a risoluzione atomica (Tem) e diffrazione di raggi x ad ampio angolo (WAXS)”, ha spiegato Elvio Carlino, attualmente afferente all’Istituto per la microelettronica e microsistemi, che ha guidato lo studio. “In particolare gli studi Tem si sono concentrati sulle regioni della fibra lontane dalle macchie visibili in microscopia ottica. La fibra è stata studiata a risoluzione atomica per lo studio di nanoparticelle organiche, secondo un metodo recentemente messo a punto nel centro di microscopia elettronica dell’istituto Iom-Cnr di Trieste. Lo studio ha dimostrato come la fibra di lino sia cosparsa di creatinina, di dimensioni fra 20 e 90nm, un nanometro equivale a un milionesimo di millimetro, legata a piccole particelle di ferridrato di dimensioni fra 2nm e 6nm, tipiche della ferritina. Date le dimensioni, le particelle osservate in Tem non sono visibili al microscopio ottico”. 

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