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In Salute. Narcisismo: dal sano amor proprio al disturbo di personalità
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“Iniziamo a ricordare la storia da cui tutto, o quasi, è partito, conosciuta da molti così come è stata raccontata da Ovidio nel terzo libro delle Metamorfosi. Anche se ne esistono diverse versioni – alcune delle quali antecedenti – il classico racconto ovidiano rappresenta un primo riferimento essenziale ed è quello a cui si rifanno, a fine Ottocento, i primi autori che cercano una lettura psicopatologica e psicologica del mito”. Parte da qui Fabio Madeddu, psichiatra e professore di psicologia clinica all’università degli studi Milano-Bicocca, nel suo volume dal titolo I mille volti di Narciso. Fragilità e arroganza tra normalità e patologia (Raffaello Cortina Editore, 2020). Giovane di grande bellezza, di cui ragazze e ragazzi si innamorano, Narciso viene rapito dal suo volto riflesso in una fonte: “Io, sono io! L’ho capito, l’immagine mia non mi inganna più! Per me stesso brucio d’amore”. Di narcisismo si parla non di rado oggi, anche a partire da fatti di cronaca, riferendosi di volta in volta a un’atmosfera collettiva, a un’inclinazione personale o a un vero e proprio disturbo di personalità. Le manifestazioni possono essere molteplici e limitare il concetto a una rigida definizione rischia di svilirne la complessità.
Il narcisismo “sano” e patologico
Si dirà innanzitutto che esiste un narcisismo “sano”, che consente alla persona di mantenere un buon livello di autostima, di riconoscere le proprie qualità positive (ma nel contempo anche i propri limiti), di provare soddisfazione per le proprie capacità e successi. Lo psichiatra Vittorio Lingiardi nel suo Arcipelago N (Einaudi editore 2021) lo definisce una specie di gioia di sé intermittente che ci sostiene senza bisogno di cancellare l’altro o attivare dinamiche di rivalità invidiosa. E aggiunge: “In una cultura come la nostra, più volte definita narcisistica, dove l’esibizione e l’autocelebrazione sono sempre più rinforzate dal contesto, non è facile riconoscere la linea di demarcazione fra il tratto narcisistico e l’adattamento culturale. Un buon sistema è considerare lo stile delle relazioni, l’autenticità nell’amicizia, la generosità nell’amore, la sincerità del proprio interessarsi agli altri, la capacità di perdonare le imperfezioni proprie e altrui e di tollerare le frustrazioni [...]: le persone che soffrono di un disturbo narcisistico di personalità non riescono a far star bene le persone che le amano”.
Si può dire che il narcisismo assuma un’accezione patologica quando viene meno la capacità di autoregolazione e i bisogni di ammirazione e riconoscimento sono così intensi che finiscono per assorbire interamente la persona, con diversi livelli di gravità.
Intervista allo psichiatra Fabio Madeddu. Servizio di Monica Panetto ed Elena Sophia Ilari
Grandiosità e vulnerabilità, ma non solo
“Una persona spiacevole, arrogante, che non rispetta i confini altrui, che tende ad approfittarsi delle relazioni – spiega Fabio Madeddu, con cui abbiamo approfondito l’argomento –, è un profilo noto in letteratura e in clinica come narcisismo grandioso ed è il prevalente. Nell’ultima decina d’anni però inizia a essere riconosciuta una forma ulteriore detta narcisismo vulnerabile”. Nel primo caso la persona manifesta tratti legati alla grandiosità, all’aggressività, al dominio, fantasie di potere illimitato e superiorità, e avverte la necessità di ricercare situazioni interpersonali che possano confermare la propria immagine di sé. I narcisisti vulnerabili invece appaiono timidi e inibiti, nonostante interiormente celino fantasie di grandiosità, oscillano tra sentimenti di superiorità e inferiorità che possono causare sensazioni di invidia, vergogna o rabbia. Queste due facce della stessa medaglia talvolta tendono anche a coesistere nello stesso individuo, magari in occasioni diverse.
“Oltre ai tratti più nitidamente patologici come quelli descritti – continua Madeddu – ci sono poi forme di narcisismo che possono accompagnarci come fluttuazioni, cioè come bisogno di sentirsi riconosciuti per validare la propria autostima, più o meno oscillante in alcune fasi della vita. Tipicamente, per esempio, durante l’adolescenza un certo grado di narcisismo è fisiologico per tollerare il cambiamento. Allo stesso modo in età più avanzata è fisiologico andare incontro a lievi crisi narcisistiche, poiché c'è un riassestamento delle proprie fonti di autostima”.
Le relazioni interpersonali, dalla coppia ai colleghi
Lo psichiatra spiega che nella relazione di coppia il narcisismo è solitamente sbilanciato al maschile. “Il narcisista patologico è un compagno da maneggiare con estrema cautela: tende a controllare il partner, a limitare i suoi spazi, ad approfittarsene psicologicamente”. Mancanza di attenzione, di cura, di reciprocità, tendenza all'invasione, a dilagare nella sua forma più lineare e grandiosa sono i comportamenti più evidenti. La percezione è di essere usati. “Chi ha la sensazione di avere a fianco persone con questi tratti, e comincia ad avvertire il disagio, dovrebbe parlarne, non necessariamente con i terapeuti, e non dovrebbe mai isolarsi in una relazione idealizzata con un narcisista, perché può essere veramente molto doloroso e spiacevole”.
Madeddu aggiunge: “Sul luogo di lavoro sono persone prepotenti, tendenzialmente preponderanti, che hanno sempre bisogno di ammirazione, di riscontro immediato, senza curarsi degli altri. Dietro a questi atteggiamenti però dal punto di vista clinico spesso può nascondersi una certa fragilità”.
![Paziente e psichiatra Paziente e psichiatra](/sites/default/files/2025-02/psichiatra.jpg)
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Dal terapeuta
In genere una persona con disturbo narcisistico di personalità difficilmente ha la percezione del problema e si rivolge a uno psichiatra o a uno psicoterapeuta. È più probabile che consulti uno specialista in seguito a momenti di crisi legati per esempio al passaggio all’età adulta o avanzata, quando qualcosa della costruzione narcisistica crolla: quando l’aspetto fisico inizia a cambiare e la bellezza a sfiorire, in seguito a fallimenti relazionali, insuccessi lavorativi o quando la professione, dopo il pensionamento, cessa di essere in vario modo uno strumento di affermazione del sé. Il narcisista patologico ha estrema necessità di rinforzi esterni per il suo equilibrio e il loro venir meno può provocare difficoltà.
“Il terapeuta deve essere in grado di riconoscere la patologia anche in presenza di sintomi diversi, legati alla depressione o all’ansia per esempio (le comorbidità sono frequenti, ndr), all’uso saltuario di sostanze, solitamente cocaina o alcol, che vanno a sostenere ulteriormente un sé che comincia a mostrare delle crepe”. Il docente sottolinea che persone con questo disturbo potrebbero arrivare a mostrare le prime difficoltà a distanza di molto tempo o addirittura mai, se vengono a trovarsi in un contesto che le nutre e le sostiene.
Oggi uno dei manuali più diffusi per la diagnosi di disturbo narcisistico di personalità è il DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association: secondo questa classificazione, per formulare la diagnosi devono essere soddisfatti cinque dei nove criteri indicati. In proposito però Madeddu precisa: “Bisogna fare attenzione, perché il manuale descrive un vero e proprio disturbo psichiatrico. Come abbiamo visto tuttavia il narcisismo non si limita a questo, ma tende ad avere manifestazioni anche più tenui e a essere talora una componente del nostro ciclo di vita”. Si aggiunga che il DSM-5 prende in esame i comportamenti narcisisti nella loro forma grandiosa e arrogante, ma non le manifestazioni vulnerabili che invece si osservano più frequentemente nei pazienti che si rivolgono agli specialisti.
Lo psichiatra spiega che, secondo le stime, il disturbo ha una prevalenza del 2-4% della popolazione, ma i dati si riferiscono a pazienti con una patologia diagnosticata sulla base del DSM-5. E questo, per le ragioni esposte, fa ritenere che il fenomeno possa essere più ampio.