CULTURA

Il pathos, la leggerezza, la finzione. 250 anni dalla scomparsa di Giambattista Tiepolo

Giambattista Tiepolo fu uno dei più importanti esponenti del settecento veneziano. La sua capacità di assorbire i tratti di diversi generi pittorici lo portò a sviluppare uno stile personale, facendo della teatralità il tratto distintivo delle sue opere.

Tiepolo coltivò il suo amore per l'arte fin da giovane. Era ancora ragazzo quando frequentava la bottega di Gregorio Lazzarini, un artista piuttosto stimato nella Venezia dell'epoca, che era un grande polo artistico e mercantile. Vi giungevano, infatti, artisti da ogni parte d'Europa che volevano ispirarsi al paesaggio della Serenissima, conoscerne la storia e confrontarsi con l'ambiente intellettuale che la città ospitava.
In quell'epoca, era il patriziato veneziano a finanziare e sostenere maggiormente lo sviluppo artistico della città, e i generi più in auge erano il vedutismo, tipico di artisti come Francesco Guardi – la cui sorella, Cecilia, diventò la moglie di Tiepolo – e il tenebrismo, uno stile molto diverso, caratterizzato da colori cupi e scene drammatiche, evidente nelle opere di Giambattista Piazzaetta e Federico Bencovich.

Lazzarini dipingeva con uno stile di stampo classicista, mantenendosi piuttosto lontano dalla tradizione stilistica del tenebrismo, in quegli anni molto in voga, prediligendo invece uno stile più elegante e stilizzato, dai colori chiari e luminosi. Fu grazie a lui che il giovane Tiepolo ebbe modo di imparare la prospettiva e la precisione nella raffigurazione delle figure umane.

Tiepolo dimostrò di aver imparato molto dal suo maestro, ma anche di essere capace di fare proprio ciò che aveva imparato dando una sua impronta personale alle sue opere. Il giovane artista si avvicinò in un primo periodo anche alla pittura dei tenebristi, come dimostra il Martirio di San Bartolomeo, nella chiesa di San Stae, a Venezia.

Il Martirio di san Bartolomeo è forse l'opera più drammatica della produzione dell'artista. Il santo, protagonista della scena, è incatenato, mentre un aguzzino è intento a scuoiarlo. La teatralità del modo in cui è raffigurato il supplizio è dovuta soprattutto alle pose dei personaggi. La loro fisicità è molto realistica, ma dalle posizioni sembra che stiano recitando, come degli attori su un palcoscenico. Si trattava di una tendenza comune nell'arte rococò, della quale Tiepolo avrebbe fatto un suo tratto distintivo. È anche la luce a conferire teatralità all'insieme e a dare quell'impatto emotivo caratteristico di tutte le composizioni di Tiepolo.

Da artista attento e ricettivo qual era, Tiepolo assorbiva le diverse influenze che gli giungevano per elaborare uno stile proprio, che era destinato ad evolvere con il tempo. Fu ispirato anche dai pittori veneziani del Cinquecento, come Paolo Veronesi, la cui pittura era caratterizzata da colori vivaci e paesaggi che si aprivano verso il cielo terso.
Nella seconda fase della sua produzione artistica, Tiepolo si dedicò a rappresentare scorci più aperti utilizzando colori più chiari. Si tratta di una transizione che avvenne gradualmente a partire dagli anni Venti del Settecento. La sua pittura restava scenografica, ma comprendeva elementi più luminosi diventando, con il tempo, compiutamente rococò, come si vede negli affreschi della villa Baglioni a Massanzago, che risalgono al 1719-20.

Tiepolo ormai guardava molto meno al tenebrismo, ispirandosi piuttosto agli affreschi del pittore Francese Louis Dorigny. Ne La caduta degli angeli, affresco realizzato nel palazzo Patriarcale di Udine, l'equilibrio armonico degli elementi e i colori chiari testimoniano ancora una volta come lo stile di Tiepolo fosse molto mutato. Ciò che non era cambiato, però, erano la teatralità e l'atmosfera surreale delle scene che realizzava. I corpi sono vigorosi e anatomicamente studiati, ma le pose sono irrealistiche e molto leggere, come se l'opera dovesse riportare sulla tela una danza o una recita. Era inoltre tipico dell'arte rococò realizzare composizioni complesse ma con strutture ordinate, infatti la scena sembra divisa in due: tra l'arcangelo Michele su una nuvola di colori chiarissimi e gli angeli ribelli dall'aspetto demoniaco.

Insomma, la leggerezza, le pose studiate, i cromatismi delicati, e le pennellate lievi e veloci, si sposavano con composizioni studiate e bilanciate. I tratti somatici dei personaggi di Tiepolo sono sempre verosimili, come se fossero ritratti di persone esistenti, e le espressioni che l'artista donava loro esaltano la drammaticità delle scene.

Il sacrificio di Ifigenia è un affresco che raffigura la giovane figlia di Agamennone pronta a immolarsi pur di far terminare la bonaccia che impediva alle navi greche di raggiungere Troia. Nella scena rappresentata da Tiepolo si trovano anche l'indovino Calcante e il padre della ragazza, che si copre il volto. Si tratta di un'opera molto drammatica e giocata sulle emozioni, ma dotata al tempo stesso di quella leggerezza un po' irreale spesso ricreata nell'arte barocca per creare scene che avessero un che di “fantastico”, tale da allontanare l'arte dal mondo reale, una caratteristica di cui Tiepolo sembrava essere molto consapevole.

La fama dell'artista superò i confini non solo del Veneto ma anche dell'Italia. Tiepolo venne infatti chiamato anche in Germania per realizzare gli affreschi della residenza di Würzburg commissionati dal principe vescovo Karl Philipp von Greiffenclau.

La tendenza di Tiepolo a usare l’arte per giocare tra realtà concreta e realtà fittizia si ritrova poi nelle numerose caricature in cui si cimentò specialmente nella seconda metà del Settecento.

In quel periodo, le caricature erano diventate una pratica artistica piuttosto diffusa, e Tiepolo prese parte a questa moda realizzando ritratti satirici di personaggi appartenenti a ogni ceto sociale. Da quei disegni quasi fumettistici emergevano distintamente la sua vena ironica e la sua capacità di combinare fantasia e ironia, destreggiandosi creativamente tra arte e realtà.

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