Molti si chiedono, almeno una volta nella vita, cosa spinga una persona a entrare in una setta. Nei momenti razionali, infatti, è incomprensibile che qualcuno voglia annullare se stesso in nome di una gerarchia o magari per compiacere un leader carismatico, ma chi è più propenso all'esercizio dell'immaginazione e ha avuto la sfortuna di vivere momenti difficili sa che il margine tra il bene e il male non è così netto. Per tutti gli altri potrebbe essere interessante leggere la storia di Evie, la protagonista di Le ragazze di Emma Cline (Einaudi). Lei nella setta ci finisce quasi per caso, un po' per inerzia e un po' per un'ossessione che sembra avere l'unico scopo di riempire il vuoto delle giornate estive senza scopo, soprattutto per una quattordicenne con una famiglia disfunzionale. Se Evie entra nella setta, infatti, non è per il suo capo, ma per la fascinazione che sente per una delle ragazze del gruppo, Suzanne.
E non parliamo di una setta qualsiasi: la Cline, infatti, si ispira a quella di Charles Manson, il leader che mandò i membri della sua comunità hippy a compiere l'eccidio di Cielo Drive, in cui perse la vita, tra gli altri, Sharon Tate, la moglie di Roman Polański. I nomi non corrispondono, e la storia sembra fermarsi prima della comparsa della Tate (all'inizio, infatti, la Famiglia Manson era arrivata a casa sua credendo fosse quella di un produttore che aveva rifiutato la musica proposta da Manson), ma i riferimenti sono cristallini: per citarne solo due, anche Russel, l'alter ego di Manson, ha ambizioni discografiche, e il suo gruppo gira in un furgone nero.
La trama è uno dei punti deboli del romanzo: quello che succederà, a grandi linee, lo sappiamo già se conosciamo la storia della Famiglia Manson. Gli eventi di scarsa importanza narrati con un certo autocompiacimento sono troppo pochi per giustificare 334 pagine, ma non c'è dubbio che Emma Cline abbia una scrittura ipnotica. Un lettore interessato solo all'intreccio potrebbe arrendersi molto presto, e questo probabilmente è il motivo per cui, a fianco delle persone che lo hanno amato alla sua uscita, c'è un nutrito gruppo di detrattori di questo libro.
L'intera storia è narrata con la tecnica del flashback: Evie non è stata coinvolta nella strage, ma la sua vita si è come cristallizzata: vive a casa di un amico lontano, campando grazie all'eredità della nonna famosa chiedendosi cosa avrebbe fatto se alla fine si fosse trovata davvero in quella casa. A interrompere la sua quotidianità arriva Julian, il figlio dell'amico, ma soprattutto Sasha, la sua giovanissima fidanzata, in cui Evie non manca di riconoscersi. La protagonista ricorda gli eventi che l'hanno portata a seguire le ragazze, e in particolare Suzanne, nella comune hippy di Russel, dove ci si sfama grazie alla generosità di rockstar ambigue o alla peggio rovistando nella spazzatura. Malnutrite e scarmigliate, attorno alle ragazze aleggia comunque un'aura di potere, che Evie fraintende.
Una delle parti più interessanti del libro è infatti quella sulla condizione femminile: ci si può illudere di essere libere, ma poi, grattando sotto la superficie, si scopre che le ragazze sono solo persone che utilizzano l'unica arma a loro disposizione: il sesso.
“ Povera Sasha. Povere ragazze. Il mondo le rimpinza di promesse sull’amore. Quanto ne hanno bisogno, quanto poco ne otterrà la maggior parte di loro Emma Cline
Non mancano scene scabrose, né sessuali né più splatter, come quando viene descritto il contenuto dello stomaco di una delle vittime. Nel libro si sacrifica la trama in nome dello stile. Un bellissimo stile, dicevamo, espressivo, nitido e mai scontato. Ma all'ennesima descrizione delle ragazze che rovistano nella spazzatura o della stanza disordinata e puzzolente viene da chiedersi se non fosse magari il caso di inserire qualcosa di più a livello di storia, tagliando sulle pur efficacissime descrizioni: i cliché infatti dominano la trama, con il padre di Evie che molla la madre per una ragazza più giovane, lei che perde la bussola, l'amica di Evie che non è una vera amica, ma che fornisce il materiale per la più classica delle cotte adolescenziali (quella per il fratello più grande dell'amica da cui passi le notti), i turbamenti che quasi tutte le quattordicenni hanno provato, la fascinazione per le ragazze che sembrano avere più successo, la manipolazione psicologica terra terra da parte di uomini con un po' di carisma, le donne usate come oggetto sessuale e merce di scambio. Queste sono le cose che probabilmente hanno scoraggiato chi ha abbandonato il libro, perché esaltarsi per gli ottimi esercizi di stile e per certe scene espressive e disturbanti non è da tutti. Chi cerca un libro ben scritto, che dà anche degli spunti di riflessione per analizzare una società che in 70 anni non è cambiata molto (si veda il parallelo tra Evie e Sasha), ha trovato il libro perfetto. Per chi invece è affezionato alle trame ben orchestrate, l'invito è quello di passare oltre.
"Le ragazze" di Emma Cline è un libro scritto con uno stile straordinario, nitido e mai scontato, e che da una possibile risposta a chi si chiede quale sia il motivo per cui le persone entrano in una setta. Purtroppo però ha dei problemi a livello di trama, quindi non è per tutti.