SCIENZA E RICERCA

Il razzo Vega è pronto a tornare nello spazio

Nonostante il lockdown dovuto alla pandemia di covid-19, la ricerca spaziale non si è fermata. L’abbiamo visto in occasione dello storico lancio della Crew Dragon, realizzata dalla Space X di Elon Musk, ma lo vedremo anche tra qualche ora nella Guyana francese.

Anche l’Europa infatti, trainata dalla produzione italiana, si accinge a tornare nello spazio. Lo farà con il razzo Vega, progettato in Italia da Avio, un’azienda con partecipazione dell’ASI, che porterà in orbita 53 diversi satelliti.

Abbiamo intervistato Roberto Ragazzoni, astronomo e direttore del Osservatorio Astronomico di Padova che ci ha spiegato l’importanza di questo evento.

Roberto Ragazzoni, anche l'Europa sta tornando nello spazio. Lo fa in modo diverso rispetto agli Stati Uniti, con il razzo Vega che ha molto di italiano. Che cos’è e cosa trasporterà?

Questo è un razzo a propellente solido, quindi non hai il combustibile liquido a bordo se non per l'ultimo stadio. Il razzo Vega è stato costruito dalla Avio, una società che  è partecipata anche dell'agenzia spaziale italiana, e che possiamo dire sia sostanzialmente italiana. I motori inoltre, sono stati testati in un poligono in Sardegna. Prima di effettuare un lancio infatti, il motore viene montato a terra ed acceso per verificare che si siano tutte le potenzialità. Questo quindi è un razzo sostanzialmente italiano che trasporterà quelli che noi chiamiamo carichi utili, carichi paganti, cioè materiale che viene mandato in orbita con un peso relativamente basso, circa 1500 kg, come il peso di una grossa automobile. 

L'altra cosa importante da dire su Vega è che, per chi volesse vederlo, al Museo della Scienza della Tecnologia di Milano è esposto un modello in scala 1 a 1 di questo lanciatore. Il razzo ha già fatto 14 lanci, uno dietro l'altro e senza mai un insuccesso, se non per l’ultimo in cui c’è stato un difetto nel secondo stadio ed è stato perso il carico utile.

La storia dei successi di Vega, cioè tutti questi lanci senza un problema tecnico, è in un certo senso anomala. Molto spesso infatti la storia dei nuovi lanciatori è costellata da insuccessi, che a volte sono anche spettacolari, ma sono senza dubbio una disfatta dal punto di vista tecnico. 

Questo per Vega sarà quindi il 16esimo lancio ed a bordo ci sarà una grande quantità di satelliti relativamente piccoli. Il più pesante è di circa 150 kg.

La data fatidica è quella del 19 giugno alle 3:51 ora italiana. Da dove partirà?

II lancio viene fatto dalla Guyana francese che è tecnicamente territorio dell'Unione Europea, è un territorio d'oltremare della Francia e si trova sulla costa est del dell'America Meridionale. L’avere un oceano o un deserto, come nel caso dei russi, ad est è un classico dei luoghi da dove vengono lanciati dei razzi. Questo perché la probabilità di un insuccesso è sempre dietro l'angolo: i migliori lanciatori, che sono i sojuz russi, fanno un errore catastrofico ogni 200 lanci. Questo è già un ottimo risultato ma significa che la possibilità che ci sia un errore o un malfunzionamento è sempre presente ed ovviamente avere un oceano ad est, come nel caso della Guyana francese o della stessa Cape Canaveral in Florida, fa si che nel caso ci sia qualche problema i resti non vadano a creare problemi in centri abitati.

Vega trasporterà 53 satelliti: cosa sappiamo su di loro?

Di questi 53 satelliti si sa più o meno tutto. Ce ne sarà uno sloveno che verrà usato per osservare la terra e c'è anche un satellite italiano della D-Orbit, di Milano, che proverà un strumento per aumentare la precisione nel collocamento di altri piccoli satelliti. Fra l'altro questi satelliti vengono messi in due orbite si dice eliosincrone, che cioè non ruotano attorno all'equatore terrestre ma ruotano quasi attorno ai poli della nostra terra, anche se in realtà sono inclinati di alcuni gradi, in modo da avere sempre la stessa posizione rispetto al Sole. In questo modo, da un lato si ha la possibilità coi pannelli solari di essere sempre illuminati, quindi di non avere problemi di energia, dall'altro di osservare la terra sempre all'alba o al tramonto.

Roberto Ragazzoni lei ha parlato di satelliti. Qual è la situazione attuale del traffico "satellitare"?
 

Ci sono circa 30.000 oggetti in orbita bassa, a seconda delle dimensioni a cui ci si riferisce. Gli astronomi stanno ponendo molta attenzione a questi satelliti per diversi motivi, sia perché sono illuminati dal sole e possono disturbare le osservazioni astronomiche, sia perché questi satelliti emettono a loro volta delle onde radio. Si stanno cercando di formare degli accordi su questo campo anche perché ovviamente questi satelliti rappresentano dei potenziali ad altri satelliti, formando la cosiddetta spazzatura spaziale. Molti dei satelliti che si lanciano adesso hanno la capacità di uscire dalle loro orbite a fine della loro vita, e quindi essere mandati a bruciare nell'atmosfera terrestre, ma non tutti hanno questa capacità.

 

Vega quindi riporta al centro delle attività spaziali il nostro Paese. Attività che non si sono mai arrestate e che, ancora una volta, fanno capire l'importanza della ricerca spaziale ed il valore dell'ASI a livello mondiale. L'ora X per il 16esimo lancio del razzo Vega, inizialmente prevista per le 3:51 della notte tra il 18 e il 19 giugno è stata spostata per ben quattro volte per maltempo.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012