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In Salute. Vitiligine, le novità nella gestione della patologia

Napoli, Milano, Torino, Roma. Sono queste le tappe del Vitilive Walking Tour, una campagna di sensibilizzazione che proseguirà fino a dicembre allo scopo di promuovere una maggiore conoscenza e gestione della vitiligine. I prossimi appuntamenti saranno il 26 novembre a Moncalieri e il 3 dicembre nella capitale. Per tutto il giorno ci sarà la possibilità di confrontarsi con gli specialisti presenti nell’area medica e ricevere informazioni sulla malattia. Nel corso del 2023 sono stati raggiunti risultati importanti, dall’autorizzazione all’immissione in commercio del primo e unico farmaco specifico da parte dell’European Medicines Agency (Ema), alla costituzione di una task force per la vitiligine in seno alla Società italiana di Dermatologia e malattie sessualmente trasmesse. Un gruppo, quest'ultimo, che si pone tra gli obiettivi quello di creare un registro nazionale per acquisire quanti più dati possibili sui pazienti, utili a rivedere anche le linee guida esistenti. 

Erroneamente ritenuta una “non-malattia” 

Caratterizzata da macchie bianche sulla pelle, più o meno estese, la vitiligine è asintomatica, non causa dolore, e forse anche per questa ragione viene spesso (erroneamente) considerata un semplice problema estetico. Colpisce lo 0,5%-2% della popolazione mondiale, senza differenze di sesso. “Si tratta in realtà di una patologia su base autoimmune – spiega Mauro Picardo, coordinatore della task force per la vitiligine e professore di malattie cutanee e veneree alla UniCamillus International University di Roma –, che può essere associata ad altre patologie della stessa natura come la tiroidite, il diabete o l'artrite reumatoide”. In sostanza il sistema immunitario attacca i melanociti, le cellule produttrici del pigmento  che determina il colore della pelle (la melanina), causandone la morte. “È un processo biologicamente rilevante che condiziona la funzionalità della pelle, l'organo più grande che abbiamo”. 

La vitiligine può insorgere a tutte le età, sia nei bambini piccoli che in età avanzata; il picco di maggiore incidenza tuttavia è tra i 20 e i 40 anni, come accade per la maggior parte delle malattie su base autoimmune. Si tratta di una patologia che può avere importanti ripercussioni sul piano psicologico. Uno studio condotto in 17 Paesi dal 6 maggio al 21 giugno 2021 su 3.541 persone con vitiligine (Valiant - Vitiligo and Life Impact Among International Communities) rivela che per più del 40% del campione considerato la malattia influisce spesso sugli aspetti di vita quotidiana. La scelta dell’abbigliamento, la partecipazione alle attività sociali, una banale stretta di mano, o l’intimità con il partner possono essere momenti che generano stress. Quasi il 60% ha riferito di nascondere le chiazze bianche con il trucco, il correttore o con gli abiti. Inoltre, più della metà dei pazienti (58,7%) ha ricevuto una diagnosi di disturbo mentale: nella maggior parte dei casi si trattava di ansia (28,8%) e di depressione (24,5%).

Intervista completa a Mauro Picardo, coordinatore della task force per la vitiligine della Società italiana di Dermatologia. Montaggio di Barbara Paknazar

I trattamenti ad oggi in uso per la vitiligine

“Di fatto fino a poco tempo fa non esisteva nessun farmaco per il trattamento della vitiligine – spiega Picardo – e l'unico registrato dalla Food and Drug Administration (Fda) era un derivato dell'idrochinone che aveva l’effetto di sbiancare completamente i pazienti con vitiligine. Il gold standard del trattamento è la fototerapia, che può essere eseguita in cabina, irradiando in questo modo tutto la superficie cutanea, o attraverso dei pannelli su aree delimitate, come il volto o il tronco, o ancora utilizzando nuovi device di fototerapia che possono fare irradiazioni ancora più limitate. In alternativa si possono impiegare dei laser che emettono una luce molto focalizzata, della stessa lunghezza d'onda di quella che viene utilizzata per il trattamento fototerapico, indicata soprattutto per piccole lesioni”. 

Il docente spiega che fino ad oggi le terapie topiche per la vitiligine erano basate sull'uso dei corticosteroidi topici – che in genere possono essere prescritti nelle fasi iniziali della malattia per arrestare l'evoluzione delle manifestazioni cliniche –, o sull’impiego di molecole chiamate immunomodulatori topici, come il tacrolimus e il pimecrolimus, registrate però per il trattamento della dermatite atopica. “Queste molecole, svolgendo un'attività antinfiammatoria, possono arrestare la progressione della vitiligine e indurre una certa quota di ripigmentazione. Si tratta però di un riscontro che si è ottenuto con l'uso, senza un’approfondita indagine scientifica e soprattutto senza l'indicazione al trattamento per questi farmaci”. 

Per indicare una linea comune, un gruppo di esperti provenienti da diverse parti del mondo ha recentemente condiviso delle raccomandazioni per la diagnosi e la gestione della vitiligine.

Il nuovo farmaco approvato in Europa 

Negli ultimi dieci anni la comunità scientifica internazionale ha significativamente aumentato le conoscenze sui meccanismi patogenetici della vitiligine, ed è riuscita a identificare possibili target terapeutici. È proprio di pochi mesi fa, come si è detto, l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte di Ema di ruxolitinib, il primo farmaco per il trattamento della vitiligine non segmentale, che interessa cioè entrambi i lati del corpo, viso compreso. La molecola agisce bloccando gli enzimi noti come Janus chinasi (JAK) 1 e 2, coinvolti nei processi che portano le cellule del sistema immunitario a distruggere i melanociti. Si tratta di una crema che può essere utilizzata a partire dai 12 anni di età. 

“In Italia – spiega Picardo – si attende la negoziazione con l'Agenzia italiana del farmaco. Come per tutti i farmaci nuovi si dovranno decidere le modalità di prescrizione, chi potrà prescriverlo, quale sarà la modalità di rimborso e di erogazione del medicinale”. E aggiunge: “Suppongo che nei primi tre, quattro mesi del prossimo anno possa essere approvato”.   

Secondo il docente questo primo farmaco indica una direzione da percorrere in campo scientifico. “Attualmente nel mondo è in corso una serie di trial clinici per molecole analoghe, topiche o sistemiche. In Italia a breve verranno iniziati almeno due trial diversi, con due farmaci sistemici della stessa categoria in soggetti con vitiligine più diffusa, rispetto a quella che normalmente si tratta con farmaci topici. Quindi le prospettive sono interessanti. C'è il riconoscimento della patologia, con tutta probabilità a breve ci sarà anche il riconoscimento di una terapia e quindi di una rimborsabilità al trattamento per i pazienti: ciò significa una capacità più diffusa a livello nazionale, a livello medico, di gestire la vitiligine”. 

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