CULTURA
Sembra una fiaba, è una storia vera: le 40 edizioni della mostra di Sarmede
L'allestimento de "Le immagini della fantasia 40" a Sàrmede - foto: Massimo Pistore
Iniziamo da quella che potrebbe sembrare una fiaba, ma che invece è una bellissima storia vera. Nel 1959 l'artista ceco Štěpán Zavřel lascia Praga per cercare un luogo sicuro dove coltivare e condividere la sua idea di arte. Dopo essere stato accolto nel campo profughi di Trieste, aver vissuto e studiato (pittura, scenografia, costume teatrale e film animato) a Roma, Monaco e Londra, arriva nel minuscolo centro di Rugolo, frazione di Sarmede, in provincia di Treviso, e si ferma. Acquista una cascina abbandonata e lì sceglie di vivere e sviluppare un progetto artistico destinato ad avere una lunga vita felice.
L'incontro con il piccolo paese delle Prealpi trevigiane si rivela subito magico e potente. Ben presto attorno a Zavřel si riuniscono molti artisti curiosi e appassionati, provenienti da tutta la Mitteleuropa e non solo. Nell'estate del 1983 quel dialogo fertile, nutrito da un desiderio autentico di amicizia e condivisione della gioia dell'arte, si traduce nella prima edizione della mostra d'illustrazione, che conosciamo come Le immagini della fantasia: una rassegna che, una volta all'anno, trasforma un paese di tremila abitanti in un centro internazionale di illustrazione per l'infanzia. Gli ingredienti per la fiaba perfetta ci sono tutti: l'artista alla ricerca di un luogo speciale dove vivere, lavorare e far crescere la propria idea di arte libera, aperta, gioiosa, un borgo lontano dal caos delle grandi città dove iniziare una nuova e insolita avventura e una comunità di giovani artisti pronti a farsi guidare e ispirare.
Le opere di Štěpán Zavřel. Foto: Massimo Pistore
A Sarmede continua a vivere una particolare tradizione fondata da Štěpán Zavřel: quella dei dipinti murali. Zavřel iniziò a realizzarli negli ultimi anni Ottanta. La tecnica usata era inizialmente quella dell’affresco, ma poi il maestro finiva per ritoccare i suoi lavori con degli interventi a secco. Fin dagli inizi la Fondazione Mostra ha continuato questa tradizione con la collaborazione del Comune di Sarmede e di privati. Ad oggi sono quasi cinquanta gli affreschi e i dipinti realizzati ad opera di illustratori, artisti e allievi della Scuola internazionale d’illustrazione. [dal sito della fondazione Zavřel]
Oggi Sarmede porta i segni della sua incredibile storia sui muri delle case, dipinti come pagine di uno sketchbook o un diario di viaggio, e festeggia un traguardo importante presentando la 40esima edizione di una delle più vivaci e originali rassegne dedicate all'illustrazione, con 350 lavori realizzati da oltre trenta artisti provenienti da quindici Paesi del mondo (visitabile fino al 19 febbraio 2023). In particolare, il piano terra della Casa della fantasia, dal 2012 spazio espositivo e sede della fondazione Zavřel, propone un incontro tra la storia e il futuro della mostra, ospitando le opere di alcuni artisti, che potremmo definire veterani, legati a Zavřel e Sarmede - Jindra Čapek (Czechia, 1953), Emanuele Luzzati (Genova, 1921 – 2007), David McKee (Regno Unito, 1935 – Francia, 2022), Květa Pacovská (Praga, 1928), Józef Wilkoń (Polonia, 1930), Štěpán Zavřel (Praga, 1932 – Rugolo di Sàrmede, 1999) -, una selezione di immagini da Il latte dei sogni di Leonora Carrington (1917–2011), le opere di sette illustratici e un illustratore che ruotano attorno al tema scelto sogni, ricordi e altre poesie e i lavori delle allieve e degli allievi dei workshop estivi della scuola internazionale d'illustrazione (la scuola nasce nel 1987 e per anni Zavřel è l’unico docente; oggi accoglie insegnanti, artisti e allievi da tutto il mondo).
Riprese e montaggio: Massimo Pistore
Per l'occasione, abbiamo incontrato il direttore artistico Gabriel Pacheco e ci siamo fatti accompagnare alla scoperta delle opere che riempiono le sale della Casa della fantasia. Con lui abbiamo esplorato territori illustrati abitati dalla poesia, dalla bellezza, dall'intuizione, aperti alla libera interpretazione che invita, talvolta, a superare i confini della parola scritta per potersi dedicare invece al piacere pieno che può arrivare dalla 'lettura' della sola immagine. In purezza.
"Il percorso museale è pensato come esperienza estetica. In primo piano c'è l'immagine che, con il suo valore pittorico, spinge verso altre letture", spiega Pacheco. Una visione che sposta il punto di vista e in un certo senso rivoluziona il nostro approccio all'opera: l'immagine non si limita infatti ad accompagnare la letteratura, ma parla una sua lingua.
Questa nuova prospettiva non esclude il dialogo con la parola scritta, ma assegna all'immagine una ruolo da protagonista: pensiamo soltanto alla potenza di certi silent book - nel video Pacheco presenta Un'estate di Ji-hyun Kim - o di progetti nati per seguire percorsi alternativi, oltre la pubblicazione in forma di libro. È un invito a esplorare scenari inediti attraversati non solo dall'emozione, che nasce dalla contemplazione di una illustrazione poetica, ma anche dal piacere intellettuale della sua libera interpretazione, ricordando, come spiega Pacheco, che "una immagine si può leggere".
“ Ci sono sogni timidi come piccole lucciole nella foresta buia Joanna Concejo, ospite d'onore de "Le immagini della fantasia 40"
Dedicata alla sostanza poetica, la sezione panorama propone i lavori di artiste e artisti da Italia, Spagna, Bulgaria, Belgio, Messico, Corea del Sud, Iran e si offre come palco dove mettere in scena molteplici universi visivi nati dalle voci dei poeti, dai sogni e dai ricordi d'infanzia. E proprio sul tema scelto per questa 40esima edizione, Pacheco aggiunge: "Sogni e ricordi sono qui intesi come sinonimi della poesia. Per l'artista questi tre elementi sono motori dell'atto creativo".
L'ospite d'onore è l'artista polacca Joanna Concejo. Sono sue le parole scelte per riassumere il senso è concludere infine questo nostro breve viaggio poetico nelle terre della fantasia. "Ci sono sogni timidi, come piccole lucciole nella foresta buia. Non avranno mai lo splendore del sole, ma fanno del loro meglio. Ci sono ricordi che non fanno rumore, come rocchetti di filo per cucire, nastri bianchi e rosa, pezzi di lana di maglioni disfatti da molto tempo. Come ritagli di stoffa di cappotti troppo piccolo da anni, bottoni di un abito bianco, ingiallito dal tempo. Come il piccolo anello in finto oro, con la finta pietra preziosa, comprato alla festa del paese. Festa abbandonata da tempo. Ci sono poesie comuni, come il profumo della zuppa nella cucina della nonna, o il profumo delle ciambelle, delle brioche o del pane che faceva. Ci sono poesie..."
Il direttore artistico Gabriel Pacheco, dietro di lui la grande riproduzione di un’opera di Joanna Concejo - foto: Massimo Pistore