Scimone firma il libro degli ospiti a Palazzo Bo prima del conferimento della laurea ad honorem. Foto: Massimo Pistore
"Piangiamo oggi, con grande tristezza, la scomparsa del Maestro Claudio Scimone, direttore di fama internazionale, che ci ha donato fino agli ultimi giorni di vita la sua arte ed il suo grande amore per la musica – dichiara il rettore dell’università di Padova Rosario Rizzuto –. Con i suoi “Solisti Veneti” ha diretto oltre seimila concerti, facendo amare a milioni di persone la musica classica, ed il repertorio barocco veneziano, per cui è conosciuto in tutto in mondo. L’Università perde con lui un grande amico, legato da un rapporto di affetto e stima sinceri che abbiamo voluto esprimere con il conferimento della laurea ad honorem il 17 aprile 2012. Quel giorno il Maestro Scimone si disse “commosso”: oggi è tutto l’Ateneo a provare lo stesso sentimento, stringendosi attorno alla famiglia, agli amici ed ai tanti che oggi lo ricordano".
Era il 17 aprile 2012 quando il maestro Claudio Scimone ricevette, nell’Aula Magna a Palazzo del Bo, la laurea magistrale honoris causa in Giurisprudenza dal Rettore di allora Giuseppe Zaccaria. Fu una giornata speciale nella vita del notissimo musicista, direttore d’orchestra e fondatore proprio a Padova, nel 1959, dell’ensemble “I Solisti Veneti”. Una formazione che, in breve tempo, avrebbe acquisito fama mondiale soprattutto nel repertorio barocco, contribuendo a riscoprire molti autori, come nel caso dell’incisione dell’opera omnia di Giuseppe Tartini, e sviluppando una ricchissima discografia. Ma il percorso musicale dei “Solisti”, che in quasi sessant’anni di attività hanno suonato in oltre 90 Paesi, spazia dal Cinquecento alla musica contemporanea. La motivazione della laurea sottolineò come il concetto di interpretazione fosse alla base dell’attività intellettuale sia del giurista che del musicista: “Ogni singola interpretazione - si legge nel testo che accompagnò il conferimento - risulta tanto più profonda e convincente quanto più in essa è presente la coscienza di cosa significa l’interpretare in genere, l’interpretare che intesse in sé ogni forma di esperienza”. Di qui, si concludeva, il valore dell’“avventura culturale e artistica” di Scimone anche per il sapere giuridico in genere.
La cerimonia fu particolarmente intensa, anche perché Scimone fu accompagnato dall’intera orchestra che intervallò l’evento con alcune esecuzioni musicali, a testimonianza di un forte legame personale, oltre che artistico. Il maestro tenne una lectio magistralisdal titolo “L’evoluzione storica del rapporto tra l’interpretazione del diritto e l’interpretazione musicale”, tracciando un parallelo tra l’evolversi del pensiero giuridico e il dipanarsi della storia della musica nei secoli, non senza punteggiare la sua dissertazione con aneddoti significativi, come la discussione tra Toscanini e Furtwängler sui vincoli imposti all’interprete dalle indicazioni nelle partiture. Scimone, che durante la giovinezza aveva iniziato a Padova gli studi giuridici, fu particolarmente toccato dal significato della laurea honoris causa, che rappresentava il coronamento di un percorso intellettuale che dedicò, nell’occasione, alla memoria del padre.
Allievo di Franco Ferrara e Dimitri Mitropoulos, Claudio Scimone ha curato, con “I Solisti Veneti”, la prima esecuzione moderna di opere come l’Orlando Furioso di Antonio Vivaldi e l’integrale sinfonico di Muzio Clementi. Straordinaria la produttività artistica dell’orchestra, con più di 6.000 concerti eseguiti nel mondo e una discografia di oltre 350 titoli. Ai “Solisti” si deve tra l’altro l’incisione dell’opera omnia vivaldiana e di Tomaso Albinoni. Tra gli incarichi internazionali di Scimone va ricordata la direzione stabile, per 15 anni, dell’orchestra Gulbenkian di Lisbona.
A Scimone con i “Solisti” nel 2008 è stato assegnato al Teatro La Fenice di Venezia il premio “Una vita nella musica”, uno dei maggiori riconoscimenti internazionali alla carriera artistica.