CULTURA

Verso il centenario di Fred Buscaglione: swing e noir

Ricorre quasi a fine anno il centesimo anniversario della nascita del musicista Ferdinando Fred Buscaglione (Torino, 23 novembre 1921 - Roma, 3 febbraio 1960) e, finora, non sono state tante le occasioni televisive e cartacee che lo hanno ricordato. Eppure, in soli quarant’anni di vita segnò un’epoca. A fine anni cinquanta, poco prima di morire in un incidente, si trovava all’apice di una carriera clamorosa e multimediale: era uno degli artisti di spettacolo, cinema e televisione più noti e celebrati in tutto il paese; aveva un calendario di importanti serate quotidiane che copriva più anni successivi; tante italiane e italiane di varie generazioni fischiettavano e provavano a ballare le sue canzoni. Fermarsi un attimo a memorizzare una vita intensa e culturalmente significativa è un dovere e un piacere.

Un elemento biografico cruciale è il contesto socio-economico di Torino, la capitale sabauda durante il fascismo, la guerra e il primo dopoguerra, città operaia e vivace, non una metropoli. La famiglia Buscaglione era originaria di Graglia, in provincia di Biella. La zia Anna era stata una celebre canzonettista con il nome d'arte di Anita Di Landa. Fred mostrò sin da piccolo una grande passione per la musica, ma non poté proseguire gli studi dopo i 14 anni, né quelli della semplice scuola, né quelli dell’importante Conservatorio dove era stato ammesso già a undici anni. La famiglia non era ricca, il padre pittore edile e la madre portinaia (occasionalmente insegnante di pianoforte), lui fu presto costretto a cercare lavoro, svolgendo piccoli impieghi prima come fattorino e poi come apprendista odontotecnico. Ancora adolescente iniziò pure a esibirsi da cantante jazz e polistrumentista (contrabbasso, violino, pianoforte, tromba) in alcuni locali notturni e night della città.

Qualche anno dopo, ancora molto prima della guerra, durante un’esibizione al Gran Caffè Ligure nel 1936, venne notato e contattato da un giovane studente, maggiore di poco più di un anno, appassionato lettore di gialli, Leo Matteo Chiosso. Diventarono inseparabili. Per chi frequentava libri, erano gli anni dell’interesse per Dashiell Hammett (1894-1961, Il falcone maltese fu tradotto subito nel 1930, gli altri 4 romanzi molti dopo) e Raymond Chandler (1888-1959, Il grande sonno verrà tradotto nel 1948, nove anni dopo l’edizione originale), come pure dell’inglese Agata Christie e dei delitti della camera chiusa: i due americani stavano riportando letterariamente il crimine sulla strada, fra chi davvero ne commetteva, non per gioco o per sfida ai lettori. Leo apprezzava particolarmente Alfred Damion Runyan (1880-1946) e Peter Cheyney (1896-1951); il primo, scrittore e giornalista, aveva pubblicato nel 1932 la raccolta Guys and Dolls (Bulli e pupe, guarda caso), la sua storia e i suoi fortunati personaggi diventeranno molto dopo un musical (1950) e un film (1955).

Il secondo elemento biografico cruciale è proprio l’amicizia fraterna e simbiotica con l’altro simpatico artista complice, per l’appunto Leo Chiosso (Chieri, Torino, 1920-2006), giovanissimo attore e rugbista, poi pure studente in giurisprudenza (fino alla laurea). Fra di loro nacque un intenso sodalizio di vita e spettacolo che durò circa venti anni.Trascorrevano insieme quanto più tempo possibile, condividevano battute ed esperienze, fumo e alcol, si scambiavano opinioni e commenti su ogni vicenda esistenziale. Quando poterono, andarono a vivere insieme, due appartamenti nello stesso palazzo con le rispettive mogli e compagne di vita. Il figlio di Leo si chiamerà Fred nel 1960, come l’amico appena morto.

Il terzo cruciale elemento biografico è la comune passione per il genere cinematografico noir e letterario hard-boiled, non rara in quell’epoca ma spunto per loro di un’unica originale esperienza artistica e culturale, di ascendenza americana ma immersa nella realtà italiana. Entrambi leggevano molto, Leo Chiosso aveva studiato e leggeva di più, amava scrivere (anche poesie). Fred Buscaglione cercò di abbinarci una musica congrua, in parte quella che veniva sempre dagli Stati Uniti nel dopoguerra, jazz blues swing, ritmi sincopati e ironici, quanto i testi che scelsero. Le meditate comuni esperienze musicali cementarono l’unione.

Durante la seconda guerra mondiale Buscaglione venne richiamato sotto le armi e distaccato in Sardegna, dove si mise in luce organizzando spettacoli per le truppe. Venne fatto prigioniero dagli statunitensi e fu contattato dai fratelli Franco e Berto Pisano, con cui aveva formato Cagliari il Quintetto Aster, che lavorava per la radio alleata e per Radio Sardegna, allora diretta da Jader Jacobelli. Del gruppo facevano parte anche Gianni Saiu e Carletto Bistrussu a cui in seguito si aggiunsero Giulio Libano e Sergio Valenti. Questo gli permise di continuare a fare musica e di sperimentare sonorità e ritmi che venivano dal paese alleato e liberatore. Finita la guerra continuò a Torino, riavviando la frequentazione umana e la collaborazione creativa con Chiosso (che era stato alpino, deportato in Polonia dai tedeschi dopo l’8 settembre): scrissero subito insieme tante canzoni.

Fred Buscaglione non ebbe un successo immediato, furono circa dieci anni di dura gavetta, veniva scritturato da orchestre, oppure suonava e cantava in luoghi piccoli, alcuni infimi, di città italiane ed europee. Nel 1952 vi furono le prime incisioni, nel 1953-54 ebbe il primo contratto con la Cetra per pubblicare un disco, ma solo dalla metà degli anni cinquanta iniziò a sfondare sul piano nazionale: il 22 ottobre 1955 uscì Che bambola (parole di Leo, i suoni di un campanello e di un cuculo rispettivamente all'inizio e alla fine), il singolo vendette circa 980.000 copie in assenza di qualsiasi battage pubblicitario; pochi mesi dopo seguì l’album Fred Buscaglione & i suoi Asternovas (più o meno tutti gli stessi musicisti del Quintetto sardo): 8 canzoni, 4 della coppia Buscaglione-Chiosso, tre di altri, una di Fred. Notevole clamore, di critica e di pubblico! Divennero celebri, realizzarono altri dischi, canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana, continuamente riadattate e reinterpretate da grandi artisti fino a oggi: Che notteCriminalmente bella (la Thunderbild), Il dritto di ChicagoEri piccola cosìLontano da teLove in PortofinoPorfirio VillarosaSgancia e pedalaTeresa non sparareWhisky facile (cantata poi con autoironia e saggezza anche con bimbi e bimbe dello Zecchino d’oro).

Fred si presentava in scena interpretando la parte del “duro/ facile alle cotte” (Che notte, 1959), del “dritto” dal cuore tenero, uno spaccone tremendamente sensibile al fascino delle bionde maggiorate, un personaggio legato al mito americano che per qualche anno occupò l’intera sua vita quotidiana; doppiopetto gessato e cappello a larghe falde, camicia scura e cravatta bianca, sigaretta tra le labbra, bicchiere di whisky, baffetti e ghigno; anche un po’ in scaramantica antitesi con i concreti aspetto e vita dei lavoratori italiani, specie a Torino.

Si scherzava alla grande su quanto e come voler essere americani. I miti si smitizzano con ironia, tanto più quando cozzano con abitudini usi costumi tipi norme italiani. Occorre tener presente che nel 1956 Renato Carosone (1920-2001) inventò … Tu vuò fà l'americano (il film poi uscì nel 1958) e nel 1957 Buscaglione portò al successo Voglio scoprir l’America. I due “one” si facevano il verso fra Napoli e Torino, con stima e rispetto reciproci. C’è uno straordinario filmato Rai del 1959 che si può rintracciare facilmente, un abile duetto con entrambi a portarsi carinamente in giro, uno accanto all’altro, esemplare a riguardo.

Buscaglione era ormai un uomo conosciutissimo, con una vita personale delicata soggiogata dal personaggio scelto e cucitogli addosso, per amata moglie l'artista maghrebina Fatima Ben Embarek (senza figli) ma sempre in giro e sui social di allora, pettegoli anche allora, sfavorevoli al tenero, favorevoli al burrascoso. Un’esistenza frenetica: registrava pezzi e dischi, faceva pubblicità, realizzava interventi radio e comparsate televisive, arrivava ovunque per i richiestissimi spettacoli. Per poco più di un anno anche il cinema italiano si appropriò di Fred, l’improvvisato attore era così famoso che garantiva incassi e divertimento. Iniziò Dino Risi nel 1959 con Poveri milionari, seguirono altri sei film in quello stesso anno! Poi, sempre nella capitale, cominciò a girare A qualcuno piace Fred con Totò, uscirà postumo con il titolo Noi duri.

Fred Buscaglione morì a soli 39 anni: alle 6.30 del mattino del 3 febbraio 1960, a bordo della sua automobile, una Thunderbild rosa confetto hollywoodiana, fiammante e vistosa, all’epoca circondata da vespe e lambrette, dalle topolino (non solo amaranto) e dalle prime seicento. Rientrava all'hotel Rivoli, dopo aver trascorso la notte esibendosi in un night di via Margutta, e  si schiantò contro un camion carico di tufo in un incrocio del quartiere Parioli. I funerali si svolsero a Torino tre giorni dopo, vi parteciparono migliaia e migliaia di persone. Il film rimase in programmazione per mesi, le sue canzoni e le sue registrazioni televisive furono riproposte di continuo per decenni, divenne presto molto ben apprezzato anche all’estero. Chiosso gli sopravvisse a lungo e firmò molti altri capolavori come paroliere e sceneggiatore.

Vi sono stati già eventi programmati per celebrare il centenario della nascita di Buscaglione, pur se finora sono forse mancati un comitato, una regia, un appuntamento fondamentale e multimediale. Certo, l’Associazione Amici di Fred ha promosso e coordinato alcune importanti manifestazioni, pure una mostra e un francobollo. Articoli, interviste a esperti ed emuli, tributi in vari spettacoli e concerti gli sono stati opportunamente dedicati. Poi, per fare qualche esempio, il 16 giugno a Macerata l’associazione Musicultura ha organizzato lo specifico evento I 100 anni di Fred riflettendo sullo swing e sul noir nel dopoguerra italiano con spezzoni delle sue presenze in trasmissioni televisive; il 14 luglio a La Spezia Peppe Servillo ne ha ripercorso la biografia artistica con un inedito concerto-omaggio e la partecipazione straordinaria di prestigiosi musicisti presenti al Festival internazionale del jazz; il 27 luglio l’Accademia dei Folli di Torino ha reso omaggio al cantautore con Fred dal whiskey facile, un ritratto tracciato dalle cinque più importanti donne della sua vita, tutte interpretate dalla stessa attrice, mentre aleggia sul palco il suo “fantasma” che canta e beve. Altre iniziative si sono svolte o sono state messe in programma nelle ultime settimane, c’è una pagina Facebook, i primi di novembre è uscito il bel volume di Marina Rota, Sotto le stelle di Fred. T’ho veduto, t’ho seguito… Incontri da sogno con Fred Buscaglione, Buendia Books Torino 2021, pag. 151 euro 14 (presentato in anteprima al recente Salone del Libro). Ecco, ci avviciniamo al giorno del fatidico centenario. Alla sua memoria!

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