CULTURA

Willem de Kooning e l'Italia: dipinti, sculture e disegni in mostra a Venezia

In tempo di Biennale, a Venezia, si moltiplicano le occasioni di incontro con l'arte. Gli ampi spazi dedicati alle mostre temporanee delle Gallerie dell'Accademia accolgono 75 opere tra disegni, dipinti e sculture di Willem de Kooning e già nella prima sala, di fronte alle grandi tele esposte, ci si sente avvolti dall’abbraccio del colore nella sua più felice, calda e vigorosa espressione. 

La retrospettiva, curata da Gary Garrels e Mario Codognato, approfondisce l'influenza che l'arte e la cultura italiana hanno avuto nell'evoluzione della sua ricerca e, così, il museo veneziano, con la più grande collezione di pittura veneta esistente al mondo e un percorso che spazia dalla pittura del Trecento a quella del Settecento, dialoga con uno dei principali artisti del ventesimo secolo.

Realizzato in collaborazione con The Willem de Kooning Foundation, che gestisce il patrimonio e promuove la valorizzazione della vita e dell'opera dell'artista, il progetto espositivo Willem de Kooning e l'Italia (fino al 15 settembre) rintraccia l'esperienza dei soggiorni italiani dell'artista olandese, naturalizzato statunitense (1904, Rotterdam - 1997, East Hampton), indagandone per la prima volta l’impatto, e quindi gli esiti, nella creazione delle sue opere, tra astrazione e figurazione. 

Si inizia dagli anni Cinquanta, con una esplorazione dei lavori (i dipinti Abstract Parkway) realizzati prima del viaggio del 1959, compiuto all’apice del successo - in occasione della personale alla Sidney Janis Gallery vende tutte le opere il giorno dell’inaugurazione -, si attraversano gli anni Sessanta e Settanta, periodo in cui si inserisce il secondo soggiorno italiano, per arrivare infine alla produzione degli anni Ottanta. “De Kooning è uno dei grandi innovatori americani” e, secondo Amy Schichtel, direttrice esecutiva della fondazione a lui dedicata, “la sua storia di sperimentatore continua a essere di vitale ispirazione per molti artisti contemporanei, oltre che per gli studenti e i giovani in generale”.

I dipinti sembrano funzionare da qualsiasi angolazione si scelga di guardarli Willem de Kooning, riferendosi all’arte nelle chiese di Roma, 1969

Due esperienze significative, vissute a distanza di dieci anni una dall’altra. Rimasto affascinato dall'Italia già in occasione di un breve viaggio che lo aveva portato anche a Venezia - partecipa a sei edizioni della Biennale Arte, la prima nel 1950 e l'ultima nel 1988 -, nel 1959 de Kooning arriva a Roma e si ferma per quattro mesi, da fine settembre 1959 a inizio gennaio 1960. “New York, che mi era sembrata così grandiosa, dopo Roma mi sembrava angusta”, ricorda in un'intervista. Quelli romani sono mesi intensi, durante i quali frequenta artisti italiani con i quali instaura rapporti di amicizia, confronto e collaborazione. Dipinge opere in bianco e nero su carta e sperimenta moltissimo, utilizzando tutto lo spazio, pavimento compreso, materiali e tecniche. L'ispirazione lo accompagna anche una volta rientrato a New York: qui, nel 1960, si dedica alla creazione di grandi dipinti astratti tra cui Door to the RiverA Tree in Naples Villa Borghese.

Senza mai adagiarsi sui successi ottenuti (“troppo facile", ripete spesso), sempre alla ricerca di nuove vie e riferendosi alla preparazione di alcuni dipinti, spiega: “Vorrei fare tutto: la realtà naturale e il gesto astratto, la mia visione dell’umanità e i miei pensieri. Non voglio interessarmi a un problema preciso [...] ma a tutti i problemi”. Nell'estate del 1969 viene invitato al Festival dei Due Mondi di Spoleto e lì, in un piccolo studio, realizza quattro disegni a inchiostro, ora esposti a Venezia insieme ad altri in stretto dialogo con le sculture. L'occasione di questo viaggio gli permette di tornare a Roma: un soggiorno che si rivela fondamentale nell'approccio alla pratica scultorea. In un caffè di Trastevere incontra Herzl Emanuel, scultore conosciuto a New York, il quale, proprio a Roma, ha rilevato una piccola fonderia di bronzo. Frequentando la fonderia, de Kooning inizia a sperimentare realizzando tredici piccole figure, poi fuse in bronzo. Tornato negli Stati Uniti, continua a lavorare con la creta e, tra il 1972 e il 1974, realizza un nuovo nucleo di sculture.

Sono interessato a tutta l'arte Willem de Kooning

“Per creare il suo lessico personale, Willem de Kooning ha attinto alla coralità di stimoli della vita quotidiana, come la luce e il movimento”, spiegano i curatori della mostra veneziana. “L'impatto di ogni esperienza visiva poteva offrire o generare un’idea per realizzare un nuovo disegno o dipinto. Durante i viaggi formativi in Italia, ha arricchito il suo linguaggio e rielaborato un nuovo modus operandi attraverso l'approfondimento dell'arte classica italiana e il lavoro dei suoi nuovi amici artisti italiani”. 

“Sono interessato a tutta l'artemi sento più vicino alla tradizione”. Riferendosi alle chiese di Roma, de Kooning descrive l’emozione provata di fronte alle opere in esse custodite, a dipinti che gli appaiono “giusti da qualsiasi angolazione si scelga di guardarli”. Una sensazione che riesce a tradurre in lavori permeati di luce, realizzati verso la fine della carriera e nati da un confronto costante e appassionato con la storia dell'arte, esplorata sempre con rinnovato stupore e che in Italia può continuamente incontrare ammirando Tiziano e Tintoretto, la lezione rinascimentale. E fin dagli esordi, infatti, esalta il talento dei veneziani: “Le loro pennellate, nessuno poteva fare pennellate migliori”. 

La luce, ma non solo: de Kooning presta attenzione al movimento. “La figura non è nulla se non la si torce come uno strano miracolo”, precisa. In un'intervista del 1969, concessa alla giornalista Charlotte Willard, racconta di quando, dieci anni prima, aveva potuto ammirare la scultura il Giorno di Michelangelo, nella Chiesa di San Lorenzo a Firenze: era rimasto affascinato dalla “contrazione del corpo, di cui i grandi artisti sono consapevoli. Tutto ritorna al centro, la figura galleggia a partire dal centro”. La meraviglia di fronte a quella sospensione dinamica: una visione da elaborare e tradurre nella sua arte, in sculture come Cross-Legged Figure e Floating Figure, con un interesse crescente per i corpi fluttuanti, riflessi nell'acqua o in movimento nello spazio.

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