Scienza e Ricerca
05 Ottobre 2018

L’etica, gli animali, le emozioni

È recente la storia di quell’elefante, proveniente da un circo, che è stato fotografato sulle coste calabresi lo scorso agosto mentre si godeva un tuffo in mare. Le foto del pachiderma a bagno hanno fatto il giro dei media, accompagnate dalle tante reazioni emozionali legate all’utilizzo degli animali selvatici nei circhi. E in questi giorni altrettante reazioni ha suscitato la tigre che ha avuto un malore durante lo spettacolo in un altro circo in Russia. 

Ci sono poi le immagini della strage, al largo delle coste del Messico, delle 300 tartarughe marine che sono rimaste intrappolate nelle reti abbandonate dai pescatori. O, ancora, le immagini del gattile di Rho, in provincia di Milano, dove sono morti un centinaio di gatti arsi vivi per via di un corto circuito. E poi ci sono gli animali da sperimentazione, da reddito, da caccia e così via.

Quando parliamo di animali, e di ciò che è giusto o sbagliato nei modi in cui ci relazioniamo con loro, quando cioè parliamo di bio-etica animale (da bios vita, l’etica applicata al mondo della vita animale), le emozioni in gioco sono tante. E ci sono tante verità e tante contraddizioni e nonsensi. Quel che conta è non lasciarci sopraffare: è importante ascoltare le emozioni che affiorano, ma è necessario anche fermarsi a riflettere e ragionare, imparare ad informarsi prima di esprimere giudizi, imparare anche a tacere su ciò di cui non si sa. 

Come può l’etica aiutarci a gestire la complessa realtà che oggi lega indissolubilmente uomini e animali?  L’etica riguarda ciò che dovremmo fare: riguarda i principi e i valori in cui crediamo e che dovrebbero orientare le nostre scelte, le nostre valutazioni e la nostra condotta. Soprattutto, rappresenta il tentativo di fornire ragioni per le nostre posizioni e le nostre azioni, è ‘una giustificazione razionale delle valutazioni morali’ e quindi, si basa sulla razionalità proprio perché chiede di assumere uno sguardo imparziale e di riflettere sulla base di ragioni ponderate. Certo, non bisogna dimenticare le emozioni: il loro ruolo in etica è fondamentale e non va trascurato o eliminato, ma le emozioni non bastano per guidare il giudizio e l’agire. L’etica è molto di più dei nostri stati d’animo individuali e delle nostre preferenze soggettive.

Se davvero vogliamo migliorare le condizioni di vita degli animali nella nostra società dobbiamo ripartire dalla nostra coscienza sociale: i cani nei canili non devono essere maltrattati, certo, ma siamo noi, prima di tutto, a dover imparare a non abbandonarli quando ce ne andiamo in vacanza. L’allevamento industriale dei polli, così pesanti durante la fase di ‘ingrasso’ da non sopportare il peso del loro corpo sulle zampe, deve essere ripensato, ma noi dobbiamo imparare a dare valore a quel che mangiamo, a non pretendere di pagare la carne di pollo meno del pane al supermercato. E quando facciamo i turisti in Africa, dovremmo fermarci e chiederci quali sono le conseguenze del nostro capriccio di accarezzare un ghepardo, o fare una passeggiata in groppa ad un elefante o con un leone al guinzaglio. 

Davanti alla sofferenza animale, prima di esprimere giudizi dovremmo imparare a capire meglio, caso per caso, quali sono le responsabilità di tutti, comprese le nostre, con razionalità e non solo reagendo emotivamente. Dobbiamo imparare a metterci in discussione e metterci un po’ ‘nei panni degli altri’, insomma a fare un po’ il lavoro proprio dell’etica: ragionare e mettere ordine tra le informazioni e le infinite reazioni emozionali. 

Certo non è facile: le emozioni sono ancestrali, l’amigdala prende il sopravvento sulla corteccia prefrontale e le nostre reazioni impulsive di approvazione o rifiuto guidano i nostri giudizi. È la croce e delizia dell’etica: senza il substrato emozionale non vi sarebbe coinvolgimento, empatia, sguardo compassionevole e partecipato su ciò che ci circonda. Ma senza il ragionamento - le ricerche in ambito psicologico lo mostrano chiaramente - finiamo intrappolati nelle nostre reazioni emozionali, incapaci di cogliere la complessità e di estendere lo sguardo oltre.   

La serie di interventi che vengono qui inaugurati all’interno del blog dell’università di Padova vuole proporsi come una ‘finestra’ sulle contraddizioni del nostro rapporto con gli animali, cercando di fare un po’ di chiarezza e di approfondire cosa significa oggi occuparsi di animali e di bioetica animale.

L’università di Padova, prima in Italia, ha definitivamente reso obbligatoria la formazione in bioetica animale per i futuri medici veterinari, ma anche per le figure professionali che si prenderanno cura degli animali da laboratorio o degli animali selvatici. Chi lavora in questi ambiti, oggi, ha sempre più bisogno di nuovi strumenti e di nuove consapevolezze per far fronte alle tante emozioni e contraddizioni che si agitano attorno agli animali. 

Forse lo stesso dovrebbe essere per ogni cittadino accorto che voglia guardare al futuro con responsabilità: accanto alla scienza, infatti, solo rafforzando la nostra consapevolezza etica possiamo davvero contribuire a migliorare la vita degli animali e la sostenibilità sul pianeta in cui viviamo

Scienza e Ricerca

È recente la storia di quell’elefante, proveniente da un circo, che è stato fotografato sulle coste calabresi lo scorso agosto mentre si godeva un tuffo in mare. Le foto del pachiderma a bagno hanno fatto il giro dei media, accompagnate dalle tante reazioni emozionali legate all’utilizzo degli animali selvatici nei circhi. E in questi giorni altrettante reazioni ha suscitato la tigre che ha avuto un malore durante lo spettacolo in un altro circo in Russia. 

Ci sono poi le immagini della strage, al largo delle coste del Messico, delle 300 tartarughe marine che sono rimaste intrappolate nelle reti abbandonate dai pescatori. O, ancora, le immagini del gattile di Rho, in provincia di Milano, dove sono morti un centinaio di gatti arsi vivi per via di un corto circuito. E poi ci sono gli animali da sperimentazione, da reddito, da caccia e così via.

Quando parliamo di animali, e di ciò che è giusto o sbagliato nei modi in cui ci relazioniamo con loro, quando cioè parliamo di bio-etica animale (da bios vita, l’etica applicata al mondo della vita animale), le emozioni in gioco sono tante. E ci sono tante verità e tante contraddizioni e nonsensi. Quel che conta è non lasciarci sopraffare: è importante ascoltare le emozioni che affiorano, ma è necessario anche fermarsi a riflettere e ragionare, imparare ad informarsi prima di esprimere giudizi, imparare anche a tacere su ciò di cui non si sa. 

Come può l’etica aiutarci a gestire la complessa realtà che oggi lega indissolubilmente uomini e animali?  L’etica riguarda ciò che dovremmo fare: riguarda i principi e i valori in cui crediamo e che dovrebbero orientare le nostre scelte, le nostre valutazioni e la nostra condotta. Soprattutto, rappresenta il tentativo di fornire ragioni per le nostre posizioni e le nostre azioni, è ‘una giustificazione razionale delle valutazioni morali’ e quindi, si basa sulla razionalità proprio perché chiede di assumere uno sguardo imparziale e di riflettere sulla base di ragioni ponderate. Certo, non bisogna dimenticare le emozioni: il loro ruolo in etica è fondamentale e non va trascurato o eliminato, ma le emozioni non bastano per guidare il giudizio e l’agire. L’etica è molto di più dei nostri stati d’animo individuali e delle nostre preferenze soggettive.

Se davvero vogliamo migliorare le condizioni di vita degli animali nella nostra società dobbiamo ripartire dalla nostra coscienza sociale: i cani nei canili non devono essere maltrattati, certo, ma siamo noi, prima di tutto, a dover imparare a non abbandonarli quando ce ne andiamo in vacanza. L’allevamento industriale dei polli, così pesanti durante la fase di ‘ingrasso’ da non sopportare il peso del loro corpo sulle zampe, deve essere ripensato, ma noi dobbiamo imparare a dare valore a quel che mangiamo, a non pretendere di pagare la carne di pollo meno del pane al supermercato. E quando facciamo i turisti in Africa, dovremmo fermarci e chiederci quali sono le conseguenze del nostro capriccio di accarezzare un ghepardo, o fare una passeggiata in groppa ad un elefante o con un leone al guinzaglio. 

Davanti alla sofferenza animale, prima di esprimere giudizi dovremmo imparare a capire meglio, caso per caso, quali sono le responsabilità di tutti, comprese le nostre, con razionalità e non solo reagendo emotivamente. Dobbiamo imparare a metterci in discussione e metterci un po’ ‘nei panni degli altri’, insomma a fare un po’ il lavoro proprio dell’etica: ragionare e mettere ordine tra le informazioni e le infinite reazioni emozionali. 

Certo non è facile: le emozioni sono ancestrali, l’amigdala prende il sopravvento sulla corteccia prefrontale e le nostre reazioni impulsive di approvazione o rifiuto guidano i nostri giudizi. È la croce e delizia dell’etica: senza il substrato emozionale non vi sarebbe coinvolgimento, empatia, sguardo compassionevole e partecipato su ciò che ci circonda. Ma senza il ragionamento - le ricerche in ambito psicologico lo mostrano chiaramente - finiamo intrappolati nelle nostre reazioni emozionali, incapaci di cogliere la complessità e di estendere lo sguardo oltre.   

La serie di interventi che vengono qui inaugurati all’interno del blog dell’università di Padova vuole proporsi come una ‘finestra’ sulle contraddizioni del nostro rapporto con gli animali, cercando di fare un po’ di chiarezza e di approfondire cosa significa oggi occuparsi di animali e di bioetica animale.

L’università di Padova, prima in Italia, ha definitivamente reso obbligatoria la formazione in bioetica animale per i futuri medici veterinari, ma anche per le figure professionali che si prenderanno cura degli animali da laboratorio o degli animali selvatici. Chi lavora in questi ambiti, oggi, ha sempre più bisogno di nuovi strumenti e di nuove consapevolezze per far fronte alle tante emozioni e contraddizioni che si agitano attorno agli animali. 

Forse lo stesso dovrebbe essere per ogni cittadino accorto che voglia guardare al futuro con responsabilità: accanto alla scienza, infatti, solo rafforzando la nostra consapevolezza etica possiamo davvero contribuire a migliorare la vita degli animali e la sostenibilità sul pianeta in cui viviamo