SOCIETÀ

L’orsacchiotto arriva su Facebook

È lì, scritto in chiaro all'articolo 4.5 della "Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità", le condizioni per l’uso di Facebook: l’utente si impegna a “non usare Facebook se non ha raggiunto i 13 anni”. Eppure nel riquadro dei suggerimenti per gli amici, generati dal sistema a partire dalle cerchie incrociate di amici dei nostri contatti, molto spesso le foto che appaiono non sembrano quelle di tredicenni.

Un sondaggio svolto da Il Bo su 282 studenti delle scuole medie padovane, fra gli 11 e i 14 anni, rileva che 113 sono iscritti a Facebook e 43 di loro hanno un account anche su altri social media; altri 37, invece, dicono di accedere solo a strumenti diversi da Facebook. In totale, quindi, 156 ragazzi, il 56% del totale, sono presenti in Rete con un profilo. Per “altri social media” molti intendono anche Whatsapp, che non ha tutte le funzionalità di Facebook: ad esempio, i contatti sono limitati ai numeri che si hanno in rubrica, non si possono espandere “chiedendo l’amicizia” ad altre persone. Whatsapp però è fondamentalmente una chat: sembra, quindi, che per i ragazzi sia un social media qualunque mezzo che consenta di comunicare più velocemente che con un sms. A quanto pare, i ragazzi non hanno solo fretta di comunicare, ma anche di entrare a far parte di questo mondo virtuale: solo 24 studenti (appena un quinto del totale) hanno risposto di essersi iscritti su Facebook a 13 anni, il che vuol dire che tutti gli altri hanno probabilmente falsificato l’anno di nascita.

Alla domanda “Perché ti sei iscritto?” le risposte sono ricorrenti: “ci sono i miei amici”, volevo “conoscere gente nuova”, “parlare con i miei amici” oppure “socializzare”. E via così. C’è chi tira in ballo i genitori affermando di essere stato iscritto da loro, anche prima del compimento dei 13 anni. Quanto al tempo speso su Facebook, la maggioranza parla di mezz’oretta al giorno, ma c’è chi arriva a un’ora, due, o persino otto.

La rete, attraverso le diverse piattaforme social, viene in un certo modo a sostituire il cortile che non c'è più per ragazzini che, fra scuola e attività extrascolastiche, hanno da tempo poche occasioni di relazioni fra loro non mediate dagli adulti. Ma perché tanta fretta di iscriversi? Qual è il ruolo dei genitori rispetto a questo sistema di comunicazione, quale la loro capacità di controllo su questi cortili molto particolari? E quali sono le conseguenze di una modalità di rapporto in cui l'uso dei social network ha una parte importante nella crescita individuale e sociale dei ragazzi?

A rispondere è Raffaella Guarini, psicologa che da anni lavora anche nelle scuole elementari e medie. E fa il ritratto della società del “tutto subito”, nella quale i ragazzi vivono e si trovano a loro agio: Facebook - ma lo stesso si può dire per altri social network - li abitua a scrivere ai coetanei, con la pretesa di ricevere risposte immediate, di essere sempre aggiornati e aggiornare a loro volta le proprie informazioni. “Il problema – sostiene – è che è un mezzo di comunicazione che inaridisce le capacità di interazione sociale dei ragazzi. Quando ci si parla a tu per tu o per telefono, serve tempo per ascoltare, osservare, capire la persona che si ha di fronte, ed è inevitabile un reciproco scambio di emozioni”. Gli strumenti che non prevedono un rapporto diretto con l’interlocutore, filtrano e bloccano queste emozioni: si può litigare per iscritto, senza mostrare la propria fragilità o sfogare davvero la rabbia, con lo schermo che funge da maschera e barriera. Un uso così precoce di sistemi come Facebook, specie quando arrivano a monopolizzare le relazioni “fa sì che ai ragazzi – continua la Guarini – manchi la palestra per prepararsi ad affrontare relazioni umane di vario tipo quando saranno più grandi.”

Ed è proprio la mancata sperimentazione di questi rapporti a generare problemi di gestione delle emozioni. Una difficoltà che potrebbe, solo per fare un esempio, presentarsi da adulti al primo colloquio di lavoro. Non solo. Si registra negli ultimi tempi un aumento del numero di ragazzi tra i dieci e i vent’anni che soffre di ansia, attacchi di panico o depressione. E per la psicologa a finire sul banco degli imputati, come concausa, è anche l’uso massiccio dei social network come Facebook.

Qualcuno tra gli intervistati ha precisato di non accettare le richieste di amicizia che arrivano da gente sconosciuta. Sono molto pochi, solo 3 dei 113 iscritti a Facebook, però è interessante trovare un accenno a questa questione. Ma è davvero un segnale di consapevolezza riguardo ai pericoli della Rete? “I ragazzi credono di avere il controllo di questo mezzo – precisa la Guarini – ma sono ignari del fatto che il sistema sia molto più vasto e difficile da gestire. Quando scrivono o pubblicano qualcosa pensando di limitarne la visualizzazione ai soli amici, non pensano che il pubblico potrebbe essere molto più numeroso.” Inoltre, proprio perché cliccare su “mi piace” o “accetta/rifiuta la richiesta di amicizia” li fa sentire potenti, i ragazzi usano Facebook anche per fare gruppo; possono selezionare le amicizie ed evitare i contatti con persone che non stanno loro molto simpatiche con un semplice clic.

E i genitori al tempo del “tutto subito” si muovono lungo opzioni semplici: rifiutare l’accesso ai social network, spesso al prezzo di una lite in famiglia; o diventare complici e assecondare i figli, perché spossati dalle richieste o sinceramente desiderosi di concedere al figlio quegli strumenti che lo mettono allo stesso livello dei coetanei e non lo fanno sentire escluso. E c’è chi a sua volta si iscrive su Facebook, pensando e sperando di poter controllare più da vicino la vita del figlio.

Ma molti genitori lavorano tutto il giorno. Questo può significare che i figli restano da soli in casa per molte ore senza un effettivo controllo: anche le otto ore passate su Facebook dichiarate da qualcuno degli intervistati diventano verosimili, se pensiamo a un accesso continuo al sistema (probabilmente da un cellulare) al di fuori di ogni controllo dei genitori. Ma potrebbe essere solo un’esagerazione per dire che sì, anch’io sono su Facebook, ho un sacco di amici che mi scrivono e la mia vita è molto attiva.

Laura Crema

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