CULTURA

C'era una volta (e c'è ancora) un gufo

Anacleto è il gufo permaloso e istruito di Mago Merlino ne La spada nella roccia. Edvige, compagna fedele di Harry Potter, è una civetta delle nevi. Quante sono le fiabe, le favole e le storie più o meno fantastiche che presentano i rapaci notturni tra i loro personaggi? In occasione della Giornata mondiale del gufo, che si celebra oggi 4 agosto, Marco Mastrorilli, scrittore, ornitologo e fotografo naturalista, ci accompagna in un viaggio attraverso le epoche per ritrovare le tracce di gufi, civette, allocchi, assioli, barbagianni considerati diversamente a seconda dei periodi storici: dall'antica Grecia, con la civetta simbolo di saggezza, al Medioevo, che li ha condannati senza pietà, fino alla contemporaneità del fenomeno Harry Potter che ha completamente ribaltato il punto di vista.

"Per lungo tempo si è pensato che il gufo fosse un animale iettatore legato alla morte. Molti animali, con caratteristiche che definirei semplicemente sfortunate, sono stati inseriti nei bestiari medievali: oltre ai rapaci notturni pensiamo a tutte le creature nere, dal lupo al corvo. In epoca medievale le conoscenze erano totalmente diverse da quelle di oggi, le persone non erano istruite e quindi si radicavano facilmente convinzioni che contagiavano tutti: per un contadino, che lavorava duramente tutto il giorno, avere un barbagianni in casa era una iattura. Lupi, corvi, bisce, pipistrelli, scorpioni, scolopendre e rapaci notturni erano considerati animali oscuriAnche il gatto è stato per molto tempo considerato maligno, e questo dopo essere stato invece venerato nell'antico Egitto. Ci sono convergenze tra gatti e rapaci notturni: pensiamo alla civetta, che nell'antica Grecia era rappresentata accanto ad Atena, dea della saggezza, e considerata capace di vedere ciò che gli esseri umani non potevano scorgere. Quando le divinità greche sono state assorbite dai Romani, lentamente, Minerva ha perso la civetta pur mantenendo le altre caratteristiche. Questi animali, considerati divinatori nell'antichità, nel Medioevo hanno cambiato il loro destino, per colpa dell'uomo che li ha perseguitati".

Gufi, civette, allocchi, assioli, barbagianni hanno attraversato faticosamente le epoche, per secoli restando vittime di false credenze. "La considerazione dei gatti è cambiata prima, per i gufi ci è voluto di più: in Inghilterra, alla fine dell'Ottocento, si era ancora convinti che lessando un barbagianni si potesse curare la pertosse". Le trasformazioni e, in particolare, lo sviluppo dell'empatia verso la natura e gli animali sono "legate all'evoluzione culturale e naturalistica dell'essere umano, sono cioè il risultato di una alfabetizzazione ecologica e di una comunicazione capillare che un tempo non c'era". 

Nell'immaginario collettivo, a ribaltare il punto di vista su gufi e altri rapaci notturni, smontando l'idea che fossero portatori di cattiva sorte, sono stati "l'avvento del web e Harry Potter - su questo Mastrorilli non ha dubbi -. In particolare, internet ha favorito la divulgazione di massa e contemporaneamente, attraverso i social, la diffusione di informazioni e il confronto tra appassionati e piccole comunità".

Nell'immaginario collettivo, a ribaltare il punto di vista su gufi e altri rapaci notturni sono stati l'avvento del web e Harry Potter

Favole e fiabe 

Dalle favole di Esopo e Fedro, passando per Leonardo da Vinci, Jean de La Fontaine, le fiabe dei Fratelli Grimm e raggiungendo infine J.K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, che ha rivoluzionato il nostro immaginario, anche quello legato al mondo dei gufi.

"Bisogna dire che le favole e fiabe dedicate ai rapaci notturni non sono tantissime - precisa Mastrorilli -. Sia Esopo che Fedro hanno descritto animali del loro territorio perché facilmente riconoscibili: per quanto riguarda i rapaci notturni troviamo la civetta collegata, come abbiamo già detto, alla dea Atena. E in La cicala e la civetta di Fedro proprio la civetta, infastidita dal canto della cicala, le tende un tranello e la invita nella sua tana per zittirla e mangiarla. Il mio libro E la volpe disse all'uva nasce proprio per spiegare come un favolista del passato potesse essere a conoscenza di aspetti etologici: le cicale vengono mangiate dai rapaci notturni, quello che troviamo nelle favole avviene dunque in natura".

Lasciando i favolisti più antichi, "che non hanno descritto più di tanto i rapaci notturni, facciamo un salto temporale e arriviamo a Leonardo Da Vinci che nel periodo milanese, alla corte di Ludovico il Moro, veniva invitato a raccontare favole nelle quali descriveva animali insoliti ma che lui conosceva, dall'ostrica al granchio. Tra queste storie, una è dedicata a I tordi e la civetta" e ci svela la pratica terribile, fortunatamente oggi abbandonata, attraverso la quale le civette venivano trasformate in zimbelli per attirare i passeriformi: anche qui vengono messe in evidenza le conoscenze di Leonardo legate alla natura.

Cambiamo ancora epoca e arriviamo al francese Jean de La Fontaine “che riprende favole antiche, mantiene l'impianto e sostituisce gli animali rendendoli a sua volta più riconoscibili per il suo pubblico, per esempio il falco di Esopo diventa il nibbio. La Fontaine era un buon naturalista. La sua favola è eccezionale non tanto per la storia in sé, ma perché ci svela le sue conoscenze. Ci parla del surplus killing e ci porta a formulare ipotesi sul rapace notturno scelto come protagonista: ad avere questo tipo di comportamento, la predazione in eccesso, solitamente è l'allocco, non il barbagianni né la civetta. Potremmo dire che quello di La Fontaine è un vero e proprio racconto etologico, una sorta di divulgazione fatta al tempo del Re Sole".

I tedeschi Fratelli Grimm, nati nella seconda metà del Settecento, "fissarono sui libri le antiche fiabe della tradizione orale" (Treccani). La fiaba Il gufo mette in evidenza ci parla del destino di un gufo in un granaio: "Considerato maligno dagli abitanti del paese, viene ucciso in un incendio appiccato proprio con questo proposito. Si tratta di una fiaba che ci dice molto sulla considerazione che si poteva avere al tempo dei rapaci notturni".

Il gufo ci guarda dritto negli occhi, la connessione è forte

Harry Potter, i gufi messaggeri e la fedele civetta Edvige 

Facciamo un salto temporale enorme e raggiungiamo la contemporaneità. Sepulveda inserisce sempre nelle sue storie gli animali e anche a un gufo triste è riservato un piccolo spazio: viene infatti citato nella Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza. Ma se in Sepulveda possiamo parlare di mondo animale in senso ampio, è soprattutto con la saga scritta da J.K. Rowling che l'universo dei rapaci notturni trova la sua totale e definitiva riscossa. Harry Potter ha cambiato tutto: "Rowling inserisce il gufo come messaggero". La saga ha trasformato il nostro sguardo: "La considerazione del gufo è mutata radicalmente, anche se il passaggio è stato lungo: pensiamo all'uscita di tutti i libri (il primo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, ndr) e poi dei film. Direi che la trasformazione si è iniziata a percepire chiaramente a partire dall'uscita del secondo film", commenta Mastrorilli.

I risvolti sono certamente "positivi perché sono state abbattute false credenze e oggi i gufi sono considerati animali simpatici". La posizione frontale degli occhi, che tanto timore incuteva in epoche passate, ora crea un legame: il gufo ci fissa, ci guarda dritto negli occhi per questo "la connessione è forte". Paradossalmente, però, questa rivoluzione potteriana ha determinato anche un "effetto pet dalle conseguenze devastanti, il gufo è diventato di moda: oggi c'è chi compra rapaci notturni per tenerli in casa, pratica che io combatto - conclude Marco Mastrorilli -. Prima di Harry Potter i gufi non venivamo nemmeno commercializzati, oggi per riuscire a possederli andiamo a prelevarli in natura. In India vengono addirittura chiamati potter birds. E aggiungo che, oltre il mercato ufficiale, esiste - ahimè - un vasto commercio sotterraneo di collezionisti".

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