Adattare al lettore contemporaneo il testo di un capolavoro della letteratura mondiale, non solo scientifica: si presenta non semplice né priva di rischi la scelta di pubblicare, da parte di Codice edizioni, una nuova versione dei Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze di Galileo Galilei. Autore/curatore è Alessandro De Angelis, docente di fisica sperimentale a Padova e di astrofisica delle alte energie a Lisbona, membro dell’Infn e dell’Inaf con collaborazioni al CERN di Ginevra e ad alcuni tra gli esperimenti più importanti per lo studio dei raggi cosmici, avvinto dopo una carriera all’insegna della ricerca dal desiderio di far conoscere e apprezzare l’amato Galileo da un pubblico sempre più vasto.
Un progetto molto particolare che però si ispira a un precedente importante: già il Nobel per la fisica del 1983 Subrahmanyan Chandrasekhar negli ultimi anni della sua vita si era cimentato in un’opera simile riscrivendo i Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton. Analogamente De Angelis scioglie i periodi, appiana le complessità dell’italiano secentesco e introduce alcune formule algebriche (pur nei limiti degli strumenti matematici noti ai tempi di Galileo) nel tentativo di svecchiare le parti che più hanno patito lo scorrere dei secoli senza perdere l’energia della scrittura del grande Pisano, dando luogo a quella che Telmo Pievani nella prefazione definisce “un’impresa di rigorosa divulgazione”.
Intervista di Daniele Mont D'Arpizio, montaggio di Elisa Speronello
Ad essere rivisitato è l’ultimo libro di Galileo; pubblicato nel 1638, quattro anni prima della morte, rappresenta il frutto di riflessioni maturate a partire dal periodo padovano, circa 35 anni prima: rappresenta insomma la summa del suo pensiero fisico, così come il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, uscito sei anni prima, lo è della sua concezione cosmologica. Un’opera di cui, a quasi quattro secoli dalla pubblicazione, è ancora difficile circoscrivere la portata innovativa e le conseguenze sulla storia del pensiero umano: solo per citare alcuni tra i passi più noti in essa viene spiegato il moto dei gravi, si osserva che corpi di peso diverso cadono con la stessa accelerazione nel vuoto, sono presenti considerazioni innovative di acustica, la dimostrazione dell’isocronismo delle oscillazioni del pendolo e la descrizione del moto parabolico dei proiettili. “Per la prima volta in questo libro – scrive De Angelis nell’introduzione – la fisica, la scienza della natura come la chiamava Aristotele, è espressa attraverso la matematica. Per la prima volta sono progettati ed eseguiti esperimenti per verificare le ipotesi”. Non a caso Stephen Hawking (che visitando Padova volle vedere proprio la cattedra di Galileo) collocò la Due nuove scienze tra le cinque opere fondamentali della storia della fisica e dell’astronomia, mentre il matematico Alfréd Rényi la giudicò addirittura il lavoro matematico più significativo degli ultimi duemila anni.
Tradurre è atto sempre creativo: con esso si tradisce la forma del testo per restituirne il senso più vero. Perché però riproporre in linguaggio moderno proprio Galileo quando Dante, vissuto oltre tre secoli prima, viene ancora oggi studiato in originale? “Paradossalmente Galileo è più difficile da leggere, anche se ancora attualissimo – risponde a Il Bo Live Alessandro De Angelis –. Nelle Due nuove scienze utilizza un misto di italiano e di latino, inoltre non impiega espressioni e formule matematiche ma esclusivamente la geometria euclidea”. L’ammirazione per l’opera del grande Pisano accompagna De Angelis fin dalla giovinezza, e lo ha spinto in questi giorni a pubblicare anche un romanzo storico che ricostruisce in maniera documentata e con ricchezza di particolari il soggiorno padovano di Galileo (I diciotto anni migliori della mia vita, appena uscito da Castelvecchi). “Ai tempi del liceo leggevo le Due nuove scienze e intanto a lato annotavo l’interpretazione moderna di alcune dimostrazioni – continua l’autore –. Sentivo però che occorreva anche un’opera di mediazione culturale per rendere quest’opera accessibile a più persone, trasmettere questo senso di meraviglia che si prova leggendola. Non a caso meraviglioso è una delle parole più ricorrenti nella prosa galileiana”.
Ma cosa spinge proprio un fisico sperimentale a imbarcarsi in un’impresa del genere? “Anche capire un esperimento richiede aspetti culturali particolari e Galileo è anzitutto il padre della fisica sperimentale – spiega De Angelis –, per questo alcune traduzioni delle sue opere presentano errori proprio nella comprensione degli esperimenti. Ci sono poi temi, come ad esempio quello della misura della velocità della luce, in cui Galileo mostra davvero di avere delle intuizioni davvero moderne e che necessitano proprio di una conoscenza approfondita della fisica sperimentale e della sua storia”.
Anche nelle Due nuove scienze tornano i personaggi di Simplicio, Salviati e Sagredo, già protagonisti del Dialogo sopra i due massimi sistemi: “Oltre che grande scienziato Galileo è anche ottimo comunicatore – conclude De Angelis –. Grazie alla forma dialogica riesce sia probabilmente a riciclare le note scritte a Padova sulla meccanica, sia a includere nel suo discorso due livelli di dimostrazioni: quelle in senso proprio, nel significato che oggi i matematici e i fisici danno al termine, e quelle che vanno piuttosto assimilate alle demonstrationes latine, più atte a persuadere che a provare incontrovertibilmente”. Un artificio che contribuisce a porre di buon diritto i dialoghi galileiani tra i capolavori della letteratura oltre che della scienza: non a caso Italo Calvino descrisse Galileo come il più grande scrittore italiano in prosa di ogni secolo.
Una menzione a parte va fatto anche per i numerosi disegni che illustrano il libro e che secondo De Angelis vanno in larga parte attribuiti alla sapiente mano di Galileo: grazie alla collaborazione con la Biblioteca Nazionale di Firenze sono stati interamente riscansionati dalle edizioni più antiche e possono essere adesso di nuovo apprezzati in tutta la loro bellezza. Permane leggendo il libro quel senso di armonia e di equilibrio tra forma e sostanza, umanesimo e scienza, che fa la grandezza del pensiero e della scrittura galileiani; un invito rivolto a tutti a superare i confini stretti della specializzazione e gli steccati tra culture per recuperare quel senso di stupore e di meraviglia da cui nasce la scienza moderna.