Cultura

21 Giugno 2019

Da Giorgio Vasari a oggi: com'è cambiata la visione di Leonardo Da Vinci

E veramente il cielo ci manda talora alcuni che non rappresentano la umanità sola, ma la divinità istessa

Era tanto piacevole nella conversazione che tirava a sé gl’animi delle genti

Il mito di Leonardo come “genio universale”, tuttavia, si sviluppa in un'epoca più recente, durante il regime fascista. Nel 1939 a Milano si organizzò la Mostra Leonardesca, in parallelo all'Esposizione delle Invenzioni italiane: l'obiettivo, infatti, fu quello di celebrare l'autosostentamento dell'Italia anche dal punto di vista industriale-scientifico. La figura di Leonardo diventa uno strumento di propaganda fascista: il simbolo del talento italiano puro sangue, capace di eccellere in più settori.

A riportare la figura di Da Vinci al di fuori della concezione fascista fu lo storico dell'arte Giorgio Castelfranco, vittima delle Leggi razziali e monument man durante gli anni della Seconda guerra mondiale. Nella mostra da lui organizzata nel 1952, Leonardo Da Vinci riconquista il suo valore universale, al di là delle ideologie: per celebrare i cinquecento anni dalla nascita, Castelfranco propone un allestimento essenziale per raccontare il mondo di Leonardo, attraverso testi, citazioni, opere e disegni.

Arriviamo ai giorni nostri. Tornato al centro del discorso culturale, scientifico e artistico, il genio fiorentino deve fare i conti con il ventunesimo secolo e il mondo dell'informazione, non più basato solo su una singola voce ma su diversi punti di vista. Tra i vari articoli pubblicati in cui il mito di Leonardo viene messo in discussione c'è anche quello pubblicato su «The Economist» Was Leonardo the supreme genius, or just our kind of guy?.