SOCIETÀ

Gli investimenti del Pnrr per l’agricoltura

Quando parliamo di investimenti del PNRR ci sono due ministeri che, per quantità, la fanno da padrona: il Ministero della transizione ecologica e quello delle infrastrutture. Complessivamente questi due vedranno arrivare rispettivamente 34,68 miliardi di euro e 39,7 miliardi. Cifre che poi verranno ripartite per le diverse misure messe in campo. Come si legge sul sito del Mef, “Italia Domani, il Piano di Ripresa e Resilienza presentato dall’Italia, prevede investimenti e un coerente pacchetto di riforme, a cui sono allocate risorse per 191,5 miliardi di euro finanziate attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e per 30,6 miliardi attraverso il Fondo complementare istituito con il Decreto Legge n.59 del 6 maggio 2021 a valere sullo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile. Il totale dei fondi previsti ammonta a di 222,1 miliardi. Sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche e per il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Nel complesso si potrà quindi disporre di circa 248 miliardi di euro”.

Ai due ministeri sopra citati quindi, sono state allocate risorse per circa il 30% del totale dei fondi del PNRR.

Un focus sugli interventi che il Ministero della transizione ecologica ha messo in campo con questi fondi l’abbiamo già fatto attraverso degli approfondimenti realizzati da Francesco Suman su Il Bo Live. 

Grazie ad OpenPolis però, ora possiamo monitorare anche tutti gli altri interventi. In un progetto consultabile nel loro sito, si può vedere la ripartizione delle risorse divise per ministeri ed analizzare nel dettaglio come questi soldi dovrebbero essere inseriti. Anche nel sito governativo italiadomani.gov.it la trasparenza è lodevole, e c’è una sezione dedicata agli Open Data, in cui è possibile ritrovare tutti i documenti per realizzare un attento monitoraggio civico.

Il primo approfondimento Openpolis però l’ha dedicato al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali guidato da Stefano Patuanelli. Il Mipaaf non è tra quelli che riceveranno più fondi ma comunque complessivamente “dalle sue casse” transiteranno 4,9 miliardi di euro.

Poco meno della metà di questi fondi sono previsti per lo sviluppo della logistica, mentre la seconda misura sulla quale si investirà di più è la produzione di energia pulita attraverso l’efficientamento e l’implementazione di un parco agrisolare, che detta in termini più semplici significa che 1,5 miliardi di euro sono assegnati per la realizzazione di pannelli fotovoltaici. Anche in questo caso la timeline sembra essere precisa. Come si legge nel sito di ItaliaDomani, entro dicembre 2022 dovranno essere individuati i progetti che beneficeranno di almeno il 30% delle risorse finanziarie disponibili, entro dicembre del 2023 i progetti che beneficeranno di almeno il 50% delle risorse mentre entro giugno 2026 in Italia ci dovranno essere almeno 375 000kW di capacità di generazione di energia solare.

Per quanto riguarda la logistica invece, come fa notare OpenPolis, “nel Pnrr viene fatto esplicito riferimento alle carenze delle infrastrutture logistiche italiane”. 

Nella classifica pubblicata dal World economic forum 2019 l’Italia era al diciottesimo posto per la competitività delle infrastrutture. Una classifica capitanata pari merito, per quanto riguarda l’UE, dalla Germania, dalla Francia e dalla Spagna, con 90 punti. Austria, Belgio Danimarca e Lussemburgo poi, sono tutti Paesi con un punteggio migliore di quello italiano.

Quando parliamo di risorse Mipaaf per la logistica intendiamo in particolar modo il bando da 800 milioni che ha l’obiettivo di sviluppare una filiera agricola/alimentare smart e sostenibile, riducendone l’impatto ambientale grazie a supply chain “verdi” che colmeranno il forte divario infrastrutturale di cui soffre il Paese e miglioreranno la logistica dei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo. Un investimento in cui poi, oltre gli 800 milioni di euro, sono previsti ulteriori 1,2 miliardi di euro finanziati dal Piano Complementare.

L’obiettivo quindi è quello di migliorare la sostenibilità del settore, ridurre l’impatto ambientale dei trasporti e intervenire sul traffico delle zone più congestionate; ottimizzare la capacità di stoccaggio delle materie prime, così da garantire la differenziazione dei prodotti per qualità, sostenibilità, tracciabilità e caratteristiche produttive; facilitare l'export delle PMI agroalimentari italiane; migliorare l'accessibilità ai villaggi merci e ai servizi hub, insieme alla capacità logistica dei mercati all'ingrosso; favorire la digitalizzazione della logistica e la tracciabilità dei prodotti; ridurre gli sprechi alimentari.

In questo caso le tappe fondamentali sono due: entro dicembre 2022 ufficializzare le graduatorie finali di incentivazione logistica e entro il fatidico giugno 2026 realizzare almeno 48 interventi per migliorare la logistica nei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo.

La spesa per il 2022 dovrebbe essere di 230 milioni di euro, ulteriori 250 per il 2023, 150 per il 2024, 100 per il 2025 e 70 per il 2026.

Per quanto riguarda invece l’innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare, cioè l’investimento che ha un costo totale di 500 milioni di euro, l’obiettivo dichiarato è quello di trasformare l'agricoltura italiana in una Agricoltura 4.0. Questo, sempre secondo Italia Domani, attraverso un: minore uso di pesticidi, mezzi meno inquinanti, digitalizzazione, nuove tecnologie e sistemi più moderni per lavorare, stoccare e confezionare i prodotti del made in Italy alimentare (in particolare l'olio d'oliva, eccellenza del nostro territorio). 

“Secondo la strategia UE “Dal produttore al consumatore” -  si legge nel sito italiadomani.gov.it - è necessario che gli agricoltori si modernizzino (e rapidamente) per ottenere migliori risultati ambientali, aumentare la resilienza climatica e ridurre e ottimizzare l'uso dei fattori produttivi”.

Attraverso contributi in conto capitale, il progetto sostiene le aziende agricole nel rinnovamento dei macchinari, nell'introduzione di tecniche di agricoltura di precisione, nell’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0 e nella sostituzione dei vecchi trattori inquinanti Euro 1, che ad oggi sarebbero circa l'80 per cento dell'attuale parco automezzi. 

La prima scadenza per questa misura (M2C1I2.3) è a dicembre 2024, quando dovranno essere almeno 10.000 le imprese agricole e alimentari ad aver ricevuto un supporto economico per investire in innovazione dei macchinari, nell’economia circolare e nella bio-economia.  Una misura che però deve ancora partire. Come sempre, il termine ultimo è giugno 2026, quando il totale dei contributi dovrà essere stato spartito per almeno 15.000 imprese agricole.

L’ultima misura di competenza del Mipaaf è la M2C4I4.3, denominata Investimenti nella resilienza dell'agro-sistema irriguo per un migliore gestione delle risorse idriche. Un conto totale di 880 milioni di euro per “rendere più costante la disponibilità di acqua per l'irrigazione, aumentando la resilienza dell'agroecosistema ai cambiamenti climatici e alle ondate di siccità”. Questo obiettivo, che dev’essere ultimato entro marzo 2026 dovrebbe essere raggiunto attraverso la conversione di un terzo degli attuali sistemi di irrigazione verso altri sistemi di maggiore efficienza che utilizzano tecnologie innovative. Entro dicembre 2023 ci dovrebbe essere l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per la totalità degli 880 milioni di euro con poi solo tre mesi per raggiungere il 15% delle aree irrigate che devono beneficiare di un uso efficiente delle risorse. I tempi stretti prevedono poi, entro dicembre 2024, di aumentare del 29% le fonti di prelievo dotate di contatori per giungere, come abbiamo detto, a marzo 2026 con il 40% di fonti di prelievo dotate di contatori e almeno il 29% delle aree irrigate con un uso efficiente delle risorse. 

Come riportato da OpenPolis “una relazione della corte dei conti pubblicata nel marzo del 2022 e riferita all’anno 2019 evidenzia ancora una volta le carenze dell’infrastruttura idrica, con particolare riferimento al meridione. Quest’area del paese infatti oltre ad avere infrastrutture meno efficienti rispetto alle altre regioni (water service device) si distingue anche per la scarsa disponibilità di dati inviati dagli operatori. Dove le informazioni sono disponibili però si evidenzia che al sud le perdite dovute alla carenza di manutenzione dell’infrastruttura idrica sono comprese tra il 45% e il 55% se non addirittura superiori (in questi casi le perdite sono considerate “non conformi” agli standard richiesti)”. Un dato che fa capire chiaramente come la sostenibilità deve avere una premessa chiara e non negoziabile: un sistema veramente efficiente.

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