La settimana scorsa, l’Università di Padova ha avuto ospite Amitav Ghosh, grande intellettuale e scrittore indiano. Averlo è stato significativo: Ghosh è uno degli intellettuali più citati nel mondo della ricerca scientifica. Potrebbe sembrare strano, ma sono usciti moltissimi articoli scientifici, che parlano di cambiamento climatico e di crisi ambientali, che citano lo scrittore.
Succede perché nel 2016 venne pubblicato un libro, tradotto in italiano con il titolo La grande cecità, in cui l’autore spiega quello che lui definisce un grande fallimento di comunicazione: parliamo da 50 anni di cambiamento climatico ma ancora non interiorizziamo quello che sta accadendo, non tocca le nostre corde.
Per quale motivo? Perché ci manca l’immaginazione – dice Ghosh – ci mancano le metafore, le parole. È un volume molto profondo, citato anche durante la sua partecipazione a Padova, che però era dedicata a un tema particolare: il confronto tra umano e non umano, cioè il linguaggio, la voce e i punti di vista dei non umani. Questo perché Amitav Ghosh non ama usare il termine “natura” perché lo immaginiamo con la “N” maiuscola come qualcosa di grande e astratto. Ma noi siamo dentro alla natura.
Perché cito questo autore? Perché do inizio ufficialmente a una tradizione cara alla redazione: quella di consigliarvi letture per il periodo estivo. Leggete Amitav Ghosch, partendo, appunto, da La grande cecità, proseguendo con Ilcromosoma Calcutta e poi gli ultimi due: Jungle nama (già tradotto in italiano) e La maledizione della noce moscata (disponibile in inglese, al momento).