SCIENZA E RICERCA
Life Safe, vasche salvavita sulle imbarcazioni per una pesca più etica
Foto: Emilio Riginella
Molluschi, stelle marine, granchi, piccoli pesci e altri esseri viventi sono spesso vittime della cosiddetta pesca indesiderata (bycatch). Ora un progetto si pone l'obiettivo di salvaguardare proprio gli organismi involontariamente intrappolati dalle reti dei pescherecci attraverso la realizzazione di vasche salvavita. Si chiama Life Safe project ed è stato ideato dalla BioDesign Foundation con la collaborazione del dipartimento di Biologia marina dell’università di Padova.
A raccontare il progetto, pensato per favorire una pesca più etica, è Carlotta Mazzoldi, biologa marina e docente dell’ateneo, molto attiva a Chioggia: "La fondazione agisce in modo efficace e concreto sulla conservazione: un anno fa arriva a Chioggia e fa un investimento importante posizionando alcuni container scarrabili per la raccolta del materiale da pesca, per esempio le reti, presso il mercato ittico. Dopo aver fatto questo, il presidente Roberto Guerini si imbarca con i pescatori e, parlando con loro, viene a conoscenza del problema dello scarto, ovvero le catture accessorie degli animali che rimangono intrappolati all'interno delle reti e che poi, spesso anche morti, vengono ributtati a mare: le condizioni in cui vengono aperte le reti sul ponte dell'imbarcazione, infatti, rendono molto difficile la salvaguardia e la conservazione di questi organismi. A luglio di quest'anno vengo contattata dalla fondazione che si mostra subito interessata a una collaborazione attraverso attività di conservazione: è a questo punto che prende forma il progetto delle vasche salvavita, nato da un'idea proprio della fondazione, che vede la partecipazione concreta dei pescatori e il nostro contributo in termini scientifici attraverso la raccolta di dati e l'elaborazione di una serie di studi capaci di fornire una analisi dei possibili vantaggi in termini di aumento di sopravvivenza di questi animali. Il progetto prevede la realizzazione di vasche, dette appunto salvavita: sistemi di cernita del pescato, per ridurre il più possibile la mortalità delle catture accessorie".
Foto: Massimo Pistore
Il pescato da vendere e gli organismi involontariamente catturati dalle reti vengono scaricati su un tavolo-contenitore riempito d’acqua a temperatura controllata. Su questi piani viene svolta rapidamente la suddivisione del pescato: quanto destinato alla vendita viene raccolto e riposto in celle frigorifere. Ed ecco la novità: con il sistema di vasche salvavita ora gli animali indesiderati posso essere travasati allo sbarco, mediante l’utilizzo di uno scivolo, in una vasca-acquario simile per ambiente al fondale marino. "Si tratta di una sorta di tavolo con i bordi rialzati in cui mettere l'acqua: bisogna infatti affrontare anche il problema del disseccamento di questi organismi una volta portati sul ponte del peschereccio. La cernita dunque avviene su questo tavolo, che rimane umido, e gli animali passano in una vasca sottostante con l'acqua, in attesa di individuare il momento migliore per il rilascio, evitando così il rischio di restare nuovamente intrappolati nelle reti, perché, ovviamente, quest'ultime vengono aperte e poi rimesse in mare".
Passiamo alla pratica: quando verranno installate le vasche e quali analisi verranno fatte? "A ottobre inizieremo con una prima serie di imbarchi per testare i metodi. Poi, nell'arco di un anno, attraversando le stagioni, e quindi in condizioni diverse, ci imbarcheremo per stimare la mortalità con il sistema tradizionale utilizzando due tecniche di pesca, la coccia e il rapido, perché la mortalità è anche legata all'attrezzo da pesca, e le confronteremo con il nuovo sistema: avremo un paio di pescherecci per tipo con la possibilità, dunque, di valutare cosa avviene senza vasche e cosa avviene invece con le vasche".
Partendo proprio dalla presenza a bordo dei pescherecci, due biologi marini, per i quali la BioDesign Foundation ha previsto due borse di studio, porteranno avanti una serie di studi, spostando poi il lavoro a terra: "In un secondo momento infatti, ospitando gli animali in acquario per un certo tempo, verrà valutata anche la cosiddetta long-term mortality. Facciamo questo perché oltre alla mortalità immediata esiste anche la mortalità ritardata. Ovviamente le condizioni in acquario non sono le stesse che si possono avere in mare, ma attraverso questa pratica si può ottenere una buona stima della sopravvivenza a lungo termine". Infine, in una fase avanzata del progetto, ogni pescatore che sceglierà di installare una vasca salvavita sulla propria barca riceverà una certificazione collegata a un codice personale in grado di tracciare il lavoro svolto e sarà munito di una bandiera distintiva, strumenti questi che faciliteranno la vendita dei propri prodotti ittici.
Oltre al progetto Life Safe, attraverso Vox Maris la BioDesign Foundation premia economicamente i pescatori che recuperano le reti e i rifiuti di plastica raccolti in mare, acquistando le reti e i materiali da consumo dei pescherecci che al momento della consegna vengono pesati e pagati al chilo. A Chioggia sono state già raccolte oltre 100 tonnellate di reti e materiali da pesca, impedendone così l'abbandono in mare.