SCIENZA E RICERCA
Lord Robert May, il fisico ed ecologista che guardava al futuro
Foto: REUTERS/Brian Snyde
Nel 1997 Robert May, che all’epoca ricopriva il ruolo di Chief Scientific Adviser del governo inglese, pubblicò The Guidelines on the Use of Science and Engineering Advice, un vademecum sull’utilizzo delle consulenze scientifiche rivolto ai politici inglesi, per aiutarli a fare scelte più consapevoli e migliori. May, scomparso lo scorso 28 aprile all’età di 84 anni, ha contribuito enormemente a includere il sapere scientifico nella sfera politica. Nel corso della sua carriera come consigliere scientifico, dal 1995 al 2000, è riuscito a far valere il suo pensiero rigoroso in diversi ambiti, dal morbo della mucca pazza all’omeopatia ma anche gli OMG, le malattie infettive e i cambiamenti climatici.
In memoriam – Lord Robert May, esteemed founding member of the ERC Scientific Council https://t.co/295ZVDUeQj pic.twitter.com/81SIhdCBob
— European Research Council (ERC) (@ERC_Research) April 30, 2020
Australiano ma inglese d’adozione, Robert nasce nel 1936 a Sydney dove si laurea vent’anni dopo in fisica. Nel 1959 approda ad Harvard come professore di matematica applicata al Gordon McKay Laboratory for Applied Sciences, tornado poi all’università di Sydney qualche anno dopo come docente di fisica teorica. Verso la fine degli anni Sessanta, Robert May inizia a interessarsi all’ecologia e alla biodiversità, influenzato dal lavoro del genetista Charles Birch in merito ai fattori che impediscono il collasso degli ecosistemi come le barriere coralline, e dal nascente pensiero sulla responsabilità sociale degli scienziati.
Dal 1973 al 1988 ottiene la cattedra di zoologia all’università di Princeton: in quegli anni pubblica Stability and Complexity in Model Ecosystems in cui, utilizzando il suo background matematico, sviluppa dei modelli per calcolare quante specie simili potrebbero vivere nello stesso habitat, come particolari tipologie di popolazioni rispondono ai cambiamenti e la resistenza alla trasformazione degli ecosistemi complessi. Successivamente May si trasferisce in Inghilterra dove insegna sia a Oxford che all’Imperial College di Londra. I suoi modelli analitici vengono applicati anche nell’ambito delle malattie infettive: nel libro del 1991 Infectious Diseases of Humans: Dynamics and Control prende in esame il perché e il quando le malattie si diffondono, inserendo nel calcolo anche alcune variabili chiave, ottenendo così una previsione sulla percentuale di popolazione che dovrebbe essere vaccinata per prevenire la diffusione di un virus. Come per l’HIV nell’Africa subsahariana e per la crisi finanziaria del 2008, i modelli sviluppati da May sono tornati utili anche per l’emergenza attuale di Covid-19.
Dalla metà degli anni Novanta, May ha ricoperto il ruolo di consigliere scientifico, prima sotto il primo ministro John Major e poi con Tony Blair. Come citato all’inizio dell’articolo, le linee guida che ha stilato per il governo si basano su tre principi: la trasparenza, la piena consapevolezza delle proprie incertezze e l’importanza di una vasta gamma di opinioni. Il suo contributo è considerato oggi un esempio dell'importanza degli scienziati all’interno del discorso politico di un paese, combattendo anche contro i tagli alla ricerca scientifica.
Dagli anni Duemila, dopo la sua esperienza politica, Robert May viene nominato presidente della Royal Society, l’associazione accademica inglese che si occupa di promuovere l’eccellenza scientifica: alla guida di questa importante istituzione, il suo impegno per la lotta ai cambiamenti climatici si intensifica. In un’intervista al “The Guardian” di qualche hanno fa, May definisce i problemi legati al clima come il più grande problema che l’umanità abbia mai affrontato e continua: “Non ci sarà un'unica soluzione magica, né per i paesi in via di sviluppo né a casa. Dobbiamo essere più efficienti nel modo in cui generiamo energia e nel modo in cui la utilizziamo, non riscaldando le stanze in inverno a temperature che richiederebbero l’aria condizionata in estate, per esempio. Quindi dobbiamo considerare le fonti di energia rinnovabile e le centrali nucleari come emettitori privi di carbonio. In terzo luogo, dobbiamo investire in soluzioni a lungo termine: tecnologie nucleari di nuova generazione, potenza di fusione e sequestro del carbonio, ad esempio. E, infine, dovremo semplicemente adattarci all'inevitabile cambiamento. Ci saranno più inondazioni in questo paese e dovremo solo imparare a conviverci. Il riscaldamento globale causato dall'uomo è arrivato e non se ne andrà”.
We remember the life and accomplishments of Lord Robert May, former Professor in Biology and a Fellow of Imperial https://t.co/knxuH6bhCP
— Imperial College (@imperialcollege) May 4, 2020
Nel 2008 il suo impegno per l’ecologia e la lotta ai cambiamenti climatici viene ulteriormente confermato quando diventa uno degli otto fondatori del Committee on Climate Change, un ente pubblico di consulenza: la riduzione delle emissioni di carbonio, il bisogno di nuovi sistemi e la critica alle misure del governo sono i principali ambiti in cui May si è affermato, fino al 2016.