CULTURA

Mi presento, sono la Giustizia

L’allegoria dà forma visiva a un’idea: non solo espediente comunicativo ma anche strumento – un tempo ritenuto prezioso – per riflettere su natura e limiti di concetti complessi quanto fondamentali. Cosa sarebbe della società, della nostra stessa vita senza un’idea di giustizia, sia come virtù che come aspirazione? Cos’altro renderebbe le “umane belve” “pietose di se stesse e d'altrui”? Ogni vita associata nasce per garantire un ordine il più possibile equo, razionale e in qualche misura prevedibile.

Riflessioni apparentemente distanti che acquisiscono drammatica concretezza quando chi questo ordine dovrebbe garantirlo si macchia di violenze e abusi: come ad esempio nelle recenti gravi vicende di Verona, per le quali cinque agenti di polizia sono accusati di torture. Così il visitatore della mostra IMAGO IUSTITIAE. Capolavori attraverso i secoli, appena aperta al Museo Correr di Venezia, è accolto e subito trafitto dalla potente immagine dell’artista concettuale sudafricano Kendell Geers: un grande cuore composto da 26 manganelli di vetro, quasi a simboleggiare che ogni valore, ogni virtù è intrinsecamente fragile quando ricorre alla brutalità.

Soprattutto in Occidente la riflessione sulla giustizia si sofferma spesso sui suoi limiti e gli aspetti controversi: ce lo ricorda un altro artista contemporaneo, il belga Koen Vanmechelen, che recupera la lezione della statuaria classica – presente al Correr con una pregiata collezione – modellando un Socrate pensoso di fronte alla cicuta. Cosa giustifica l’utilizzo della forza, e cosa separa il diritto dalla sopraffazione? Ai Weiwei, sottilmente provocatorio come sempre, risponde con una telecamera di sorveglianza: da anni l’artista cinese, noto per l’impegno a favore dei diritti umani, è infatti un “sorvegliato speciale” del regime di Pechino.

La mostra è promossa dal Comune di Venezia e ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura di Roma, in sinergia con la Fondazione Musei Civici di Venezia, con il patrocinio del Comando Interregionale dell’Italia Nord-Orientale della Guardia di Finanza e, per quanto riguarda le tre opere citate di artisti contemporanei, la collaborazione della Fondazione Berengo di Murano.

Il resto del percorso espositivo, curato da Marina Mattei, traccia attraverso sei sezioni l’evoluzione dell’immagine della giustizia attraverso i secoli. Figura femminile e divina, nella descrizione del giurista e scrittore latino Aulo Gellio è “vergine poiché incorruttibile, volitiva poiché non conosce cedimenti, austera poiché non lascia spazio a preghiere o lusinghe, temibile poiché nemica implacabile con chi sceglie di non rispettarla”. A contraddistinguerla troviamo la bilancia, simbolo di equità, la spada che rappresenta la forza e la benda dell’imparzialità: una Iustitia che non “guarda in faccia a nessuno”, ma che a sua volta si offre alla vista ancora oggi nei tribunali.

Già la dea egiziana Maat del resto usa la bilancia per pesare il cuore degli uomini nel loro passaggio all’oltretomba, mentre la spada viene dalla dea Dike, figlia di Zeus e di Themis. Simbolo dell’ordine naturale, assieme alle sorelle Eunomia (buon governo) ed Eirene (pace) tiene secondo Esiodo lontana dalla comunità l’empia Hybris, personificazione dell’atteggiamento di sfida verso gli dei. Nella successione delle stanze si evolve sotto i nostri occhi attraverso le opere di Andrea Del Sarto, Giacomo Nani, Guido Reni e Jacopo Sansovino; spesso è la stessa Repubblica di Venezia ad essere ritratta nella forma e con gli attributi della Giustizia.

Spiccano tra le opere l’Allegoria della Giustizia e della Pace di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, proveniente dai Musei Civici di Padova, e il dipinto a olio realizzato da Giorgio Vasari nel suo periodo veneziano, prestato per l’occasione dalle Gallerie dell’Accademia. La quarta sezione ci porta nei luoghi dove la giustizia viene applicata, che soprattutto nel Novecento riprendono l’iconografia classica: ci sono i bozzetti dipinti da Cesare Maccari per il ciclo di affreschi per la Corte di Cassazione, ai quali si aggiungono quelli realizzati da Mario Sironi e Arturo Martini per il palazzo di giustizia di Milano, più una Scena all’interno di una Corte d’Appello dipinta Alessandro Longhi, quasi a segnare il passo tra astratta grandiosità delle idee e la vita di tutti i giorni. A volte la bilancia appare truccata, altre la benda si solleva, altre ancora la spada rischia di macchiarsi di sangue innocente, come ci ricorda una sezione dedicata all’opera di Cesare Beccaria. Eppure ancora oggi la Giustizia appare un ideale irrinunciabile per ogni società che voglia nutrire un’idea di futuro. Bellissima quando è distante, arcigna e lacera quando ci avviciniamo, non possiamo comunque fare a meno di lei.


IMAGO IUSTITIAE. Capolavori attraverso i secoli

A cura di Marina Mattei

Museo Correr, Venezia
10 giugno - 3 settembre 2023

correr.visitmuve.it

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