CULTURA

Novecento al Museo: Padova artistica fra gli anni Venti e Trenta

Vent’anni di pittura e scultura a Padova: una selezione di opere fra il 1921 e il 1939, per decenni sepolte nei magazzini e solo talora mostrate nelle sale comunali, torna ora a vedere la luce a Palazzo Zuckermann, in attesa che venga allestita la sezione dell’Otto-Novecento del Museo padovano.

Nel Palazzo si mostra dunque una raccolta eterogenea che racconta un’Italia artistica a tratti pienamente compresa nei movimenti internazionali novecenteschi, ma caratterizzata anche dal persistere di una pesante eredità ottocentesca e da una forte influenza accademica. Potente il tratto di Ubaldo Oppi, sorprendente la scena di Eugenio da Venezia, affascinanti colore e soggetto di Bepi Fabiano, moderno e svolto con intensità il tema di Finazzer Flori; più di maniera altri autori, che comunque contribuiscono a dare una dimensione alla varietà del panorama artistico. 

All’entrata, colpisce l’infilata dei quadri: il ritratto di un pittore arcigno, un ragazzo sullo sfondo di una finestra aperta sulle montagne del Cadore, una bagnante pensierosa, una donna bellissima, in nero su sfondo nero e le perle al collo, bianche quasi come la sua pelle. Poi neve, montagne, piazze, città. E un cavolo gigante.

Davanti al Cavolo gigante, originale natura morta del 1927 della pittrice Fiore Brustolin Zaccarian, s’insedia una serie sculture, fra le quali spicca il volto appuntito e severo di una signora  - uno splendido bronzo di Luigi Strazzabosco -  a contrasto con la tenerezza della mano di un Gesù bambino sulla guancia della madre (Giuseppe Bacchetti), e con la bellissima gioventù anni Trenta dei ragazzi Michelino ed Elsa, due terrecotte di Servilio Rizzato.
C’è scritto “Mavalà” in corsivo nell’angolo in alto a destra dell’Autotono, l’autoritratto dell’iconico personaggio della pittura padovana Tono Zancanaro, occhi azzurrissimi come i monti alle sue spalle. Fulvio Pendini diverte con le tante figure appena abbozzate al mercato, quasi un fumetto, fra adulti ben vestiti e immobili che chiacchierano mentre bambini corrono, giocano a biglie, fanno rotolare il cerchio, accarezzano cani, alzano le braccia verso la madre, trotterellano via tendendo la mano al padre.

“Nel dopoguerra a Padova si tengono numerose esposizioni - racconta la curatrice, Elisabetta Gastaldi -. Sono l’Esposizione d’Arte delle Tre Venezie, di portata nazionale, come le tre esposizioni del 1920, 1921 e 1922, o internazionale come la Mostra Internazionale d’Arte Sacra Cristiana Moderna, organizzata fra il 1931 e il 1932 in occasione del settimo centenario della morte di Sant’Antonio in uno dei padiglioni della Fiera dei Campioni. Quella fu una mostra nutritissima che rimase aperta per un anno intero”. In quelle occasioni il Comune di Padova acquistò la maggior parte delle opere presentate in questa mostra, garantendo una politica delle acquisizioni oggi quasi impensabile.

Quelle iniziative sono una riprova del vivace clima culturale cittadino fra gli anni Venti e Trenta, dovuto anche a un crogiolo di associazioni e sodalizi artistici, come il Circolo filarmonico artistico, la Società promotrice di belle arti e la Famiglia artistica, che allestivano le rassegne in cui si incontravano i più importanti artisti del territorio e le ultime tendenze.
Questa mostra racconta dunque con sincerità l’atmosfera viva e l’impeto alla modernità di una città di provincia che si sforzava di essere punto d’incontro e confronto artistico, fra pratiche eterogenee e risultati altalenanti. Che vale la pena conoscere.
 

Novecento al Museo. Dipinti e sculture tra le due guerre dalle collezioni civiche
25 gennaio – 13 aprile 2020
Palazzo Zuckermann, corso Garibaldi 33 – Padova
 

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