SCIENZA E RICERCA

Ricostruire il sistema agro-alimentare

L’alimentazione dell’80% dei quasi 8 miliardi di bocche del pianeta dipende, almeno in parte, da cibo importato dall’estero. Il valore del commercio internazionale dell’agro-industria, 1.400 miliardi di dollari nel 2019, è triplicato dall’inizio del secolo. In quasi tutti i Paesi del mondo la dipendenza dagli alimenti importati è aumentata. Nell’UE, tutti i Paesi importano più cibo di quanto non ne esportino. In alcuni, come i Paesi scandinavi e la Grecia, il tasso di dipendenza supera il 20%. In Italia la dipendenza dall’estero ha raggiunto il 18%.

Avendo presente i caratteri di questo sistema agro-industriale globale, in molti temevano che la Covid-19 e le misure messe in atto dalle nazioni per il contenimento della malattia potessero riproporre gli effetti causati dalla crisi del 2007, quando - per varie ragioni - un’impennata dei prezzi degli alimenti, in particolare dei cereali, aggiunse quasi 200 milioni di persone nel dramma della fame e causò migrazioni e conflitti in varie regioni del pianeta.

La complessa architettura del sistema agro-industriale mondiale -fatta di globalizzazione, concentrazione di capitali e modelli di produzione che consentono di assemblare il cibo in prossimità dei consumatori a partire da ingredienti ottenuti in altre parti del mondo - e la capacità di scambiare fonti e reindirizzare le catene di approvvigionamento, hanno reso meno gravi gli impatti.

Eppure, i sistemi agro-alimentari di tutti i Paesi del mondo, quale più quale meno, hanno mostrato la loro fragilità e vulnerabilità. In Italia, una prima fragilità è la crescita della dipendenza del fabbisogno alimentare da alimenti importati. Per decenni abbiamo lasciato crescere le foreste su prati e pascoli abbandonati da politiche economiche e sociali che hanno reso marginali l’agricoltura e le aree collinari e montane della penisola e delle isole e abbiamo permesso che le infrastrutture e l’edilizia divorassero migliaia e migliaia di ettari di suolo fertile, in pianura e intorno alle aree urbane e metropolitane. La superficie delle colture è scesa di un quinto negli ultimi 30 anni.  La Covid-19 ci ha messo di fronte a una seconda fragilità: il settore agro-alimentare si basa su un gran numero di lavoratori, migranti e non, a cui vengono sistematicamente negati i diritti basilari al lavoro e alla rappresentanza sindacale, all’alloggio e alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, questi ultimi fondamentali anche per contrastare la diffusione del virus.

Ora, questa crisi ci offre l'opportunità di integrare nei pacchetti di stimolo per l'economia la ricostruzione su nuove fondamenta del nostro sistema agro-alimentare; di renderlo meno vulnerabile agli shock legati alla sua dipendenza da input prodotti in paesi lontani e a lunghe catene di produzione e distribuzione; di favorire i sistemi alimentari locali e di piccola scala, familiari; di incoraggiare gli agricoltori a produrre i semi che servono per le loro produzioni e di scambiarli con altri agricoltori; di creare garanzie commerciali per i sistemi nazionali di riserve alimentari che subiscono inevitabilmente le pressioni del commercio internazionale, anche se nel commercio internazionale le stesse riserve non hanno nulla a che fare; di sviluppare congiuntamente politiche di riduzione delle perdite e dello spreco alimentari. Inoltre, questa crisi ci offre l’occasione di accelerare la trasformazione verso un sistema alimentare che riduca progressivamente le pressioni dell’agricoltura sul degrado della qualità e fertilità dei suoli, sull’inquinamento dell'acqua con nutrienti e pesticidi, sul declino della biodiversità genetica, di specie e di paesaggio, sull’uso eccessivo di risorse idriche, di alterazione della fisica e chimica dell’atmosfera.

In queste settimane di pandemia da coronavirus, in molte aree rurali, la chiusura delle frontiere da parte di alcuni paesi e il crollo dei mercati per l'esportazione hanno fatto precipitare da un giorno all’altro intere comunità dipendenti dall'agricoltura in una condizione di grave difficolta economica. Il sostegno mirato a queste comunità rurali è urgente e dovrebbe comprendere un sostegno immediato, anche utilizzando le opportunità della riforma della Politica Agricola Comune per il periodo 2021-2017 per la ricostruzione della produzione alimentare locale in modo da proteggere i diritti dei contadini e dei lavoratori agricoli e rivitalizzare le tante aree rurali del nostro Paese e di altri Paesi UE.

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