Scienza e Ricerca
Riscaldamento globale: l’Italia sotto il livello del mare
Nel corso degli ultimi mesi si è assistito a una crescente attenzione verso i cambiamenti climatici in atto e le loro conseguenze nel prossimo futuro. Si pensi al movimento “Strike for future” di cui Greta Thunberg è uno dei simboli più forti ed efficaci. Indubbiamente una delle espressioni più significative del riscaldamento globale è l’innalzamento del livello del mare, un fenomeno che può avere effetti più concreti in certe zone più a rischio, come ad esempio l’alto Adriatico.
Nel corso delle ere geologiche il livello del mare ha sempre subito delle variazioni, ma se guardiamo alla situazione attuale, il sollevamento dei mari a cui stiamo assistendo è la somma di alcuni fattori principali come lo scioglimento delle calotte polari, il riscaldamento degli oceani, l’isostasia e i movimenti verticali della superficie terrestre (tettonica, subsidenza).
Fatte queste premesse, cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo futuro? Secondo uno studio pubblicato su Pnas e coordinato da Matthias Mengel, se si considera un valore medio d'incremento della temperatura di +1 °C, l'intervallo di innalzamento dei mari calcolato al 2100 è compreso tra i 28 e i 56 centimetri. Se si suppone invece un aumento di +1,8 °C il valore si colloca tra i 37 e i 77 centimetri. Infine ipotizzando un innalzamento delle temperature di +3,7 °C, il livello dei mari salirebbe di 57-131 centimetri.
Per quanto riguarda l’Italia in particolare, attraverso un’indagine coordinata da Enea cui ha contribuito anche il dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, è stato calcolato che l’estensione dei terreni che nel 2100 saranno al di sotto del livello marino varierà tra i 4.500 e i 5.300 chilometri quadrati, a seconda della previsione di innalzamento che si considera. La costa dell’alto Adriatico corrisponde a circa 350 chilometri e nella sola Regione Emilia-Romagna vi sono oltre 1.600 chilometri quadrati già situati sotto il livello del mare.
Si tratta di zone, largamente bonificate nel corso dello scorso secolo, in cui esistono già i sistemi per mantenere asciutto il territorio, come canali, argini lagunari, idrovore. Quindi l’innalzamento del livello del mare non implica che queste zone saranno sommerse, ma piuttosto che andranno potenziati i sistemi di bonifica. E bisogna agire subito, per essere preparati per tempo.