SOCIETÀ

Serviranno ancora quasi 300 anni per arrivare ad una “piena” uguaglianza di genere

380 milioni di donne al mondo sono in estrema povertà e vivono con meno di 1 dollaro e 90 al giorno. Questo è solo uno dei dati che emerge dal report The gender snapshot 2022 dell’ONU che analizza lo stato delle disparità di genere relazionato ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. 

Il punto della situazione sulla parità di genere è chiaro: serviranno quasi 300 anni per raggiungere la “piena” uguaglianza. Pubblicato il 7 settembre da Un Women e dal Dipartimento degli Affari economici e sociali delle Nazioni unite (Un Desa), il report rivela che le disparità di genere, già presenti da tempo in ogni ambito, si sono aggravate a causa delle crisi globali “a cascata” di cui donne e ragazze sono le principali vittime.

 

Serviranno quasi 300 anni per raggiungere la “piena” uguaglianza di genere

Le evidenze di ciò purtroppo sono molte, dal fatto che una donna su tre globalmente nel 2021 è stata colpita da insicurezza alimentare “moderata o grave”, al fatto che lo scorso anno sono state 44 milioni le donne costrette a lasciare la propria casa a causa di guerre, violazioni dei diritti umani o cambiamento climatico.

Il report dell’ONU fa il punto della situazione per ogni obiettivo, coadiuvato da dati e grafici che aiutano a capire meglio il divario. Parlando sempre dell’obiettivo due, cioè “sconfiggere la fame” vediamo come dal 2014 in poi la differenza di divario tra i due sessi presi in considerazione sia globalmente, passando dai due punti percentuale dl 2015 ai 4,3 del 2021, che in quasi tutte le zone del mondo. Una condizione questa, che l’Asvis ritiene essere “esacerbata dall’accesso inadeguato a un lavoro dignitoso e alla protezione sociale. La povertà - continua l’Agenzia italiana per lo sviluppo sostenibile - aggraverà le disuguaglianze laddove ostacola l’accesso ai servizi essenziali come acqua potabile e combustibile pulito per cucinare, poiché sono principalmente le donne ad occuparsi del lavoro di cura e domestico. Inoltre, la povertà assieme a bassa istruzione, scarsa protezione sociale e maggior esposizione agli eventi estremi climatici e ai conflitti, contribuisce al numero più alto di donne colpite da insicurezza alimentare “moderata o grave”, tanto che il divario con gli uomini è aumentato dal 2015 in cinque regioni su sette.”















Il terzo obiettivo di sviluppo sostenibile riguarda la “salute e il benessere”. Anche in questo caso la pandemia ha impattato in modo grave, lasciando le donne più povere senza cure, compresa l’assistenza nella salute sessuale e riproduttiva. Sono oltre 1,2 miliardi le donne e ragazze tra i 15 e i 49 anni che vivono in Paesi con restrizioni all’accesso all’aborto sicuro e 102 milioni risiedono in Paesi in cui è del tutto proibito.

 

Come si legge nel report “la gravidanza adolescenziale (un fenomeno in aumento con la pandemia) assieme alle violenze e all’insicurezza alimentare ed economica, minacciano l’accesso all’apprendimento e più della metà dei quasi 130 milioni di ragazze non iscritte all’istruzione formale vivono in Paesi colpiti da crisi”. L’obiettivo numero quattro sarebbe proprio quello di dare un’“istruzione di qualità” a tutte e tutti. I dati però evidenziano una grande disuguaglianza tra ragazze e ragazzi e tra Paesi sviluppati e no.

Il report mette in evidenza come a due anni dall'inizio della pandemia, la maggior parte delle scuole abbia riaperto, ma permangono notevoli impatti sull'apprendimento, incluso tra i gruppi di ragazze emarginati e vulnerabili. Nel Pakistan rurale, ad esempio, le perdite di apprendimento sono maggiori tra le ragazze rispetto ai ragazzi in tutte le materie e classi. Negli stati di Campeche e Yucatán in Messico, la quota di studenti di 10 anni che riesce capire un testo semplice può diminuire di 25 punti percentuali tra quelli con uno status socioeconomico basso. Più della metà dei quasi 130 milioni di ragazze non iscritti all'istruzione in tutto il mondo (54%) risiedono in paesi colpiti dalla crisi. In A L’analisi poi si concentra sull'Africa subsahariana, in cui il livello di istruzione delle ragazze è aumentato ma resta ancora troppo basso, tanto che le proiezioni mostrano che ci vorranno almeno altri 54 anni per raggiungere una totalità di partecipazione per quanto riguarda l’istruzione primaria.

L’obiettivo di sviluppo sostenibile numero cinque è proprio quello riferito alla parità di genere. Gli ultimi dati certificano una situazione tanto chiara quanto problematica: questo obiettivo non verrà raggiunto. Ciò significa che non si riuscirà a raggiungere una piena parità di genere entro il 2030 in quanto di anni, secondo le stime dell’ONU, ce ne potrebbero volere almeno altri 286.

“Serve accelerare ovunque l’entrata in vigore di leggi volte a contrastare e prevenire la violenza contro le donne - osserva il Rapporto -: ogni 11 minuti ne viene uccisa una da un familiare e più di una su dieci, tra i 15 e 49 anni, ha subito violenza da partner o ex nell’anno precedente”. 

Sono necessari quindi progressi 17 volte più rapidi, rispetto all’ultimo decennio, per porre fine ai matrimoni precoci entro il 2030, e, oltre a ciò, è a serio rischio anche il traguardo dell’eliminazione totale delle mutilazioni dei genitali femminili.

Parlando della politica e della partecipazione pubblica poi, è evidente come a livello globale nel 2022 le donne detengano solo il 26,4% dei seggi parlamentari — la quota è inferiore al 10% in 23 Paesi — e nel 2020 hanno ricoperto meno di una posizione manageriale su tre. “Nel periodo 2019-2021 - continua il rapporto - solo quattro Paesi su 52 (di cui si hanno i dati completi) hanno introdotto leggi che garantiscono pari diritti delle donne alla proprietà e al controllo della terra. Nel 2021 solo il 26% dei Paesi dispone di sistemi completi per monitorare gli stanziamenti previsti per la parità di genere”. 

 "Questo è un punto di svolta per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere mentre ci avviciniamo alla metà del 2030", ha affermato Sima Bahous, direttrice esecutiva di Un Women. Un punto in cui è evidente che sia necessaria una forte accelerazione verso la parità di genere su i più disparati temi.

Gli obiettivi sei e sette non hanno indicatori specifici per quanto riguarda le disparità di genere ma sia per quanto riguarda “Acqua pulita e servizi igienico-sanitari” che  “Energia pulita e accessibile”. sappiamo quanto sia importate raggiungerli anche per evitare l’inaccessibilità all’acqua che espone le persone in generale a rischi specifici per la salute, ma in particolare le donne per via delle esigenze di igiene durante le mestruazioni, la gravidanza e il post-partum. Secondo le stime infatti, ogni anno muoiono 800 mila donne per mancanza di acqua potabile e servizi igienici. 

L’obiettivo di sviluppo numero otto è quello del “lavoro dignitoso e crescita economica”. Ci sono sei indicatori specifici per quanto riguarda le disparità di genere che vedono ancora, a parità di ore lavorate, stipendi più bassi per le donne rispetto agli uomini. A livello globale poi, le donne fanno anche meno ore di lavoro e svolgono due lavori su dieci nel campo della scienza, dell’ingegneria e della tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Un indicatore non molto noto (inserito nell’obiettivo nove: “Imprese, innovazione e infrastrutture”) ma che fotografa bene la situazione è quello che vede le donne essere solo il 16,5% degli inventori elencati nelle domande di brevetto.

Gli obiettivi 10 e 11, chiamati rispettivamente “Ridurre le disuguaglianze” e “Città e comunità sostenibili” evidenziano come donne e ragazze siano in media più della metà di tutti gli sfollati interni a livello globale. Una quota che chiaramente varia di molto rispetto alla zona presa in considerazione ma che a livello globale delinea una tendenza che secondo l’ONU è destinata ad aumentare.

Dall’obiettivo 12 al 15 complessivamente è presente solo un indicatore specifico di genere. I temi presi in considerazione sono quelli del “Consumo e produzione responsabili”, della “Lotta al cambiamento climatico”, della “Vita sott’acqua” e della “Vita sulla Terra” (per avere una panoramica sullo stato dell’arte degli obiettivi di sviluppo sostenibile in Italia rimandiamo ad un articolo di Francesco Suman). L’Asvis pone l’attenzione su questi obiettivi poichè a “causa del limitato accesso e controllo della terra e dei beni ambientali, dall’esclusione dal processo decisionale e dalla maggiore probabilità di vivere in povertà, su donne e ragazze incidono in modo “sproporzionato” i disastri climatici e la distruzione delle risorse della Terra, compresi oceani e foreste. In Somalia, ad esempio, nel 2018-2019 è diminuito dal 45% al 29% il tasso di iscrizione delle ragazze, dopo la migrazione delle famiglie a causa di conflitti e di eventi climatici estremi, mentre il tasso di iscrizione dei ragazzi è persino aumentato, dopo lo sfollamento, dal 29% al 41%”.

Ci sono infine gli ultimi due obiettivi di sviluppo sostenibile, il numero 16 e 17 che parlano di “Pace, giustizia e istituzioni forti” e “Partnership per gli obiettivi”. Dei 48 indicatori totali, sono 6 quelli specifici per quanto riguarda le disuguaglianze di genere. Emerge chiaramente, come vediamo dal grafico sottostante, che nel settore pubblico le donne sono sottorappresentate nelle posizioni di leadership e in selezionate occupazioni.

Il lavoro da fare per avere una reale parità di genere è ancora molto sia al livello locale che globale. Appiattire le disuguaglianze significa riuscire a vivere in una società più giusta, e vivere in un luogo più giusto rende la vita stessa migliore ed aumenta le opportunità per tutti e tutte. “È fondamentale che ci riuniamo ora per investire in donne e ragazze per rivendicare e accelerare il progresso - ha dichiarato al termine del report Sima Bahous, direttrice esecutiva di Un Women -. I dati mostrano innegabili regressioni nelle loro vite aggravate dalle crisi globali – nei redditi, nella sicurezza, nell'istruzione e nella salute. Più tempo impiegheremo per invertire questa tendenza, più costerà a tutti noi".

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