La Nave, opera viaggiante di Gommalacca Teatro, a Ferrandina. Foto: Officine della Luce
"La Nave è un luogo di ricerca e indagine interdisciplinare. Uno spazio mobile, di confine, attraversabile, un simbolo del presente, passato e futuro, aperto sul mondo, che possa privilegiare e ospitare il dialogo tra i cittadini e la comunità degli artisti e ricercatori". Per raccontare la storia di Gommalacca Teatro partiamo da qui, dalla Nave degli incanti, un progetto che si inserisce perfettamente in questa serie dedicata ai teatri e alle comunità di artisti, operatori e cittadini. Gommalacca Teatro nasce e agisce in un quartiere periferico di Potenza, dall'idea e dalla volontà di Carlotta Vitale, oggi direttrice artistica, e Mimmo Conte, direttore didattico. Il teatro è, per loro, "uno strumento di connessione tra le persone attraverso interventi artistici che sanno dialogare con la realtà, la città e i suoi abitanti". Nel cosiddetto Serpentone del rione Cocuzzo le persone vivono in grandi edifici di cemento. Fino alla fine degli anni Novanta questo quartiere era percepito come luogo pericoloso. Al centro degli alti palazzi c'è una grande nave di cemento con un giardino pensile, costruito per rigenerare il quartiere, diventata simbolo per i residenti dello "spreco di denaro pubblico e dell'inutilità di alcuni interventi architettonici". Questa storia inizia proprio da questa nave immobile, da un monumento ignorato dagli abitanti ma diventato, nel corso degli anni e grazie a uno sforzo condiviso di artisti e cittadini, una seconda nave in movimento, un'opera d'arte.
Abbiamo incontrato Carlotta Vitale, a lei abbiamo chiesto di raccontare la storia della Nave degli incanti e le attività e lo spirito di partecipazione che animano Gommalacca. "La Nave degli incanti è il nome finale di un lunghissimo processo, un percorso iniziato nel 2008, anno di fondazione di Gommalacca. Io e Mimmo non siamo originari della Basilicata, ma abbiamo trovato in questa regione, e in particolare in questa città, una comunità con cui costruire un dialogo reale, proprio partendo dalle mancanze, dai vuoti, dai silenzi che sono una caratteristica di questo territorio. Abbiamo scelto rione Cocuzzo nel 2012, quello che viene chiamato il Serpentone di Potenza che negli anni Settanta, prima del terremoto, venne costruito su un monte, in maniera abbastanza ingiustificata, non rispondendo a una necessità di densità abitativa. Una fila di palazzi lunga 750 metri. Ci siamo chiesti dove volevamo essere trovati e abbiamo scelto quel quartiere, che comunque ha una densità abitativa importante rispetto al resto della città. Tra questi palazzi c'è una nave di cemento, costruita negli anni Duemila per riqualificare il quartiere, eliminando l'unica pineta che si trovava al centro di queste file di palazzi. Cemento su cemento. Quello che si vede è un monolite di oltre cento metri che ha tolto luce e aria alle persone che abitano lì e che ha peggiorato l'idea che si poteva avere del quartiere. Erano previste ulteriori lavori che sono stati bloccati dalle proteste dei cittadini e la nave è rimasta così, al centro, rifiutata, ignorata, rimossa dagli stessi abitanti".
Montaggio: Elisa Speronello
Un enorme blocco di cemento a soffocare una comunità invece molto unita, attiva, dinamica. "Per noi era il posto giusto nel quale ritrovarsi, calandosi dentro una dimensione in cui era evidente la necessità di relazione tra le persone, lo spazio urbano e il paesaggio naturale che sta attorno, definito dalle montagne. Noi abbiamo iniziato un percorso attraverso il teatro, i giochi urbani, le passeggiate narrative, le connessioni con le associazioni di quartiere, la parrocchia. Abbiamo cercato e trovato una circolarità dentro questo agglomerato. Con il teatro, mai nominato come azione teatrale, che ci ha aiutato a declinare linguaggi altri, attraverso un vero e proprio lavoro di partecipazione e cittadinanza. Il nostro lavoro è stato reticolare, profondo, di presenza costante", superando le prime resistenze e l'iniziale diffidenza dei cittadini.
"Questo ha innescato il processo e ha alimentato poi la proposta avanzata nel 2017 alla Fondazione Matera Basilicata 2019, capitale europea della cultura, all'interno dei bandi per la realizzazione di alcuni progetti del dossier. Noi abbiamo risposto alla sezione in cui si parlava di entità circolari. Partendo da lì, da una nave di cemento, da una potenza bloccata, immobile, abbiamo acceso la miccia alimentata negli anni. Nel 2018 abbiamo colorato la nave di cemento, insieme all'artista visivo Massimo Sirelli e a 150 cittadini, con una azione materica, visiva e al tempo stesso semplice".
Poi, il passo successivo, insieme a un gruppo di sociologi, architetti, videomaker (Recollocal) che si occupano di rigenerazione dal basso, Gommalacca inizia a riflettere sulle esigenze delle persone attuando una indagine, una ricerca che ha fatto emergere bisogni, paure e desideri annunciando in ogni comunità individuata l'arrivo della Nave: Albano di Lucania, Calciano, Garaguso, Oliveto, Ferrandina, Matera. "Questa indagine ha ispirato il lavoro drammaturgico di Riccardo Spagnulo che ha scritto cinque episodi che raccontano la storia di una bambina, Sofia, che riesce a far muovere la Nave, e la costruzione vera e propria della nave. Le persone disegnavano la nave su ruote, noi abbiamo raccolto tutto e tra 2018 e 2019 abbiamo scritto la storia con le comunità. Questa nave lunga 27 metri è stata costruita, ha viaggiato su ruote; è un'opera su dieci moduli di plexiglass e ferro illuminati e che possono essere scalati. In ogni luogo ha portato persone, una storia e una trasformazione degli spazi. Il 7 luglio 2019, nella prima tappa a Potenza, più di 700 persone nel buio hanno attraversato il quartiere seguendo la bambina e i personaggi chiamati a salire sulla nave che, a quel punto, si è messa in viaggio". Arrivando e portando attori, adolescenti, una bambini, quindici tecnici anche in luoghi quasi disabitati, con pochissimi abitanti. A seguire il viaggio della Nave degli incanti, ad oggi, sono state oltre duemila persone. La pandemia ha bloccato il cammino per più di un anno, ma l'attività non si è fermata e un nuovo viaggio sta per iniziare, a partire da un libro pensato per diventare materia e modello per altri: Aware. La nave degli incanti.
Il progetto della Nave è stato ideato, progettato e realizzato da Gommalacca Teatro, durante il 2019 nello sviluppo di Aware – La Nave degli Incanti coprodotto con la Fondazione Matera Basilicata 2019, e si inserisce in un filone molto prolifico che sfugge le definizioni e riguarda l’arte nello spazio pubblico e il lavoro con le persone e i territori che abitano. È unica nel suo genere perché è una vera e propria opera d’arte, un’installazione che viaggia su ruote. Non si configura come un teatro viaggiante, ma come opera viaggiante. La Nave prova ogni volta a ridefinire lo spazio che la circonda, stupendo il pubblico, richiamandolo al gioco, all’esperienza del labirinto e della verticalità. Le persone possono trovarsi di fronte a qualcosa di antico, ieratico che appartiene al passato del mondo e al tempo stesso duramente contemporaneo. Dal sito di Gommalacca Teatro
Panoramica con drone della nave del rione Cocuzzo. Foto: Francesco Colangelo