Fertili terreni teatro. Foto: Emanuele Basile
"Continuiamo a credere in un luogo che va al di là della semplice visione degli spettacoli proposti in calendario". Nel terzo episodio dedicato alla relazione tra teatro e comunità raccontiamo l'esperienza di Fertili terreni teatro, un progetto innovativo nato a Torino, che unisce la progettualità e la ricerca di quattro compagnie, ACTI Teatri indipendenti, Cubo Teatro, Tedacà e il Mulino di Amleto, mettendo in rete tre spazi teatrali, San Pietro in Vincoli Zona Teatro, Bellarte e Off Topic/Cubo Teatro.
A partire dalle periferie, puntando sulla crescita culturale e sociale e la partecipazione, Fertili terreni teatro "non è solo una stagione teatrale, ma tempo e spazio per fare, vedere e condividere con il pubblico. Ne abbiamo parlato con i tre direttori artistici: Beppe Rosso di ACTI Teatri indipendenti, Simone Schinocca di Tedacà e Girolamo Lucanìa di Cubo Teatro. Spazi abitati (dallo spettatore), prossimità, inclusione, creazione (di "prodotti" d'arte), sono queste la parole chiave su cui Fertili terreni sta puntando.
Montaggio: Elisa Speronello
"Fertili terreni nasce circa quattro anni fa: siamo tre teatri che corrispondono ad altrettante compagnie di produzione a cui si aggiunge Mulino di Amleto, che non ha un teatro ma si è unito a noi nella progettazione - spiega Beppe Rosso - Abbiamo deciso di riunirci avendo come primo obiettivo quello di creare una stagione diffusa nella città mettendo insieme i tre spazi, concentrandoci sulla drammaturgia contemporanea e i nuovi linguaggi. Abbiamo elaborato negli anni una serie di strategie per l'audience engagement: da L'Italia dei visionari, al biglietto sospeso alla cena con gli artisti, e nella finestra di apertura di ottobre abbiamo lavorato su uno spettacolo seriale per stabilire una fidelizzazione con il pubblico. Io ritengo che per fare funzionare appieno degli spazi come i nostri in una grande metropoli si debba ridefinire il concetto di città, in cui pensare a un arcipelago di borghi in cui la cultura può avere una funzione centrale. Per questo abbiamo organizzato un convegno, in programma il 22 maggio prossimo (Il teatro nell'ecosistema urbano. Visioni e prospettive, ndr), che si svilupperà attorno a quattro temi: la città futura, il rapporto di sistema tra componenti teatrali, la produzione e la sostenibilità, lo spettatore, in particolare, per quest'ultimo, partendo dalla domanda: come sarà il pubblico dopo la pandemia?".
Il progetto L’Italia dei visionari, promosso da Kilowatt Festival di San Sepolcro, mette in relazione compagnie e artisti con gli spettatori, lasciando che siano proprio questi ultimi a selezionare gli spettacoli che i primi propongono. I visionari sono appunto spettatori teatrali, non sono ad alcun titolo operatori teatrali o addetti ai lavori, ma semplici cittadini appassionati di teatro. Guardando i materiali video pervenuti, si confrontano fino ad arrivare a selezionare gli spettacoli che considerano migliori, che entrano a fare parte della programmazione teatrale 2021-2022 (dal sito di Fertili terreni teatro)
Foto: Emanuele Basile
"I tre spazi teatrali sono collocati in tre periferie, diverse e distanti - precisa Simone Schinocca -. Questo risponde a un'idea di stagione diffusa in una città policentrica. Sono spazi che da sempre hanno un rapporto solido con i territori di riferimento. Quello di Tedacà è Bellarte, una ex fabbrica trasformata in spazio polivalente, siamo a un minuto dalla tangenziale e a trenta minuti dal centro, quindi siamo davvero periferici. Ma la grande scommessa, e forse la grande vittoria, dei nostri tre teatri sta nel fatto di aver creato una domanda dove quel bisogno non era nemmeno percepito. Bellarte si trova in un ex quartiere dormitorio dove abbiamo portato attività culturali, una stagione, facendo diventare lo spazio un punto di riferimento del territorio. Le azioni sono tante e per noi gli spettatori sono protagonisti: moltissime sono le attività laboratoriali, i progetti con le scuole e con le associazioni che lavorano nel campo del benessere. E poi i progetti specifici, come diceva Beppe, con il biglietto sospeso, pensato per donare un biglietto a persone che non avrebbero mai messo piede in un teatro perché magari impegnate ad affrontare altre urgenze. Attraverso il biglietto sospeso abbiamo avuto come ospiti persone del dormitorio, della comunità per adolescenti o ragazzi del centro migranti".
Nei bar di Napoli, l’avventore può pagare due caffè e condividere con un’altra persona quel piccolo momento di felicità. Il teatro è un luogo dove sorridere ed emozionarsi, dove guardare storie vicine e lontane che possono offrire stimoli e riflessioni su se stessi e sul mondo che ci circonda. Quell’atmosfera è unica e poterla condividere per noi è fondamentale. Per questo nei nostri tre teatri puoi acquistare per te un biglietto della stagione e donarne un altro a chi difficilmente riesce ad accedere a proposte culturali. I tuoi biglietti sospesi verranno donati a realtà che lavorano in contesti di fragilità, con minori in difficoltà, anziani, disabili, bambini, migranti richiedenti asilo, bambini e famiglie che incontrano la malattia. Regala un biglietto sospeso perché chi ama cultura dona cultura (dal sito di Fertili terreni teatro)
Lo staff di Fertili terreni teatro. Foto: Emanuele Basile
La relazione con il pubblico affezionato è solida, intima: "Spesso conosciamo i nostri spettatori per nome, quando guardiamo la mappa dei posti preassegnati, possiamo associare il cognome a un volto. Nei nostri spazi la dimensione performativa si può conciliare con la socialità, con l'incontro".
In tempo di pandemia, le idee e le attività non si sono fermate. In particolare, continua Schinocca, "abbiamo provato ad approfondire il processo creativo per tenere vivo il legame con gli spettatori, un rapporto costruito negli anni, e per raccontare le azioni di resistenza che abbiamo portato avanti come compagnie". Nel contesto di Connessione teatrali è stato quindi avviato il format virtuale Apriamo le stanze, un ciclo di appuntamenti on line gratuiti durante i quali il pubblico ha potuto interagire con gli artisti. Un modo diverso di immergersi nella dimensione teatrale che ha permesso allo spettatore di essere parte attiva della proposta culturale.
Infine, a Girolamo Lucanìa abbiamo chiesto di riflettere sulla ripartenza e, se possibile, su una idea di futuro: "Non è facile parlare di futuro - risponde - Durante questo anno pandemico, anche grazie alla relazione con la nostra comunità di riferimento, abbiamo avuto conferma di una realtà già nota, ovvero che la fragilità del sistema precede la pandemia, quest'ultima ha solo accelerato il processo e ora bisogna avere una prospettiva nuova. Proseguiremo con il nostro lavoro di rete. Uno dei motivi che ci ha spinto a unirci è proprio quello di avere più forza e creare il terreno fertile, che dà il nome al progetto, per poter contagiare anche gli altri. Dovremo lavorare sempre di più con le comunità e le compagnie del territorio, bisognerà produrle. I nostri spazi e le nostre realtà non sono connotabili con un'unica azione: noi facciamo tutto, abbiamo un rapporto con la comunità, lavoriamo con le compagnie, facciamo scouting, cerchiamo di dare valore agli artisti del territorio, cerchiamo di intercettare le migliori esperienze nazionali del teatro indipendente e, al tempo stesso, produciamo, sulla base di una poetica che ognuno di noi ha individualmente. Tutto questo è un insieme che non si può raccontare suddividendolo, ma che deve diventare organico con una nuova dimensione cittadina e con un sistema non soltanto teatrale ma capace di interconnettersi anche con le altre realtà del territorio. Bisogna costruire il reticolo di un corallo, che sia diffuso e consenta di arrivare in tutti gli angoli della città".