CULTURA

Zeffirelli: i sogni, la bellezza, le città

Ci ha lasciato in eredità un prezioso patrimonio di cinema, teatro e opera, ma non solo: Franco Zeffirelli ci lascia anche un lungo discorso d’amore, una lezione di educazione all’arte e, quindi, al sentimento, una guida estremamente preziosa in tempi oscuri e spietati. La sua ricca produzione acquista così un valore che supera i confini intellettuali e politici e persino quelli dell’oggettiva bellezza, offrendosi come puro nutrimento per le anime che, oggi più che mai, faticano a trovare il proprio posto in un mondo sempre più arido. Il regista "totale" è scomparso a Roma il 15 giugno scorso, a 96 anni, mentre ancora stava creando sogni e immaginando nuovi mondi, nonostante il peso di una lunga malattia e la fatica degli anni più fragili. 

Essere cresciuto e circondato dalla memoria delle supreme conquiste di civiltà e d’arte di Firenze è il maggior regalo con cui la fortuna ha arricchito la mia vita Franco Zeffirelli

Il 6 aprile scorso, a Palazzo Madama, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, nell’ambito di un ciclo di eventi culturali promosso in collaborazione con la Rai, gli aveva consegnato un riconoscimento per celebrare la sua carriera settantennale: l’ultima apparizione pubblica e l’ennesimo premio dopo le nomination all’Oscar, il Nastro d’argento e i David di Donatello vinti, le onorificenze ricevute, tra tutte quella di Cavaliere dell’Ordine dell’Impero britannico, conferitagli dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra nel 2004 per le sue messinscene della drammaturgia shakesperianaDomani, 18 giugno, alle 11, nel Duomo di Firenze, città in cui era nato il 12 febbraio 1923 e che in queste ore, nel Salone dei Cinquecento, ha allestito la camera ardente, si terranno i funerali. E Firenze, attraverso la Fondazione che porta il suo nome, ne custodisce un archivio di 7500 volumi che documenta ogni dettaglio della sua arte, ogni passaggio della sua carriera, a partire dal fortunato incontro con Luchino Visconti - che lo portò a trasferirsi a Roma in qualità di assistente alla regia per film come La terra trema del 1948 e Senso del 1954 - e ha dato vita a un museo con oltre 250 opere tra bozzetti di scena, disegni e figurini di costumi presentati all’interno di un percorso espositivo suddiviso in teatro di prosa, opera in musica e cinema.

 

Intanto Verona si prepara ad accogliere la sua ultima creatura: il 21 giugno la stagione lirica dell’Arena di Verona si aprirà con La Traviata, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi scelto per inaugurare il programma estivo e di cui Zeffirelli ha curato la regia e le scene. Un evento che ora si offre come un commosso addio, come omaggio e ultimo saluto da parte del suo pubblico internazionale. Le più belle parole per ricordarlo le ha spese Cecilia Gasdia, oggi sovrintendente e direttrice artistica della Fondazione Arena di Verona, che nel 1984 venne scelta da Zeffirelli per il ruolo di Violetta proprio nella Traviata: “Lo abbiamo amato incondizionatamente tutti, ha segnato la nostra vita professionale e personale in modo indelebile. Vorremmo avere oggi il tempo di fermarci e piangere liberamente l’uomo, l’artista, l’amico, ma se davvero vogliamo onorarlo come merita, questo lusso non ce lo dobbiamo né possiamo permettere: lo piangeremo lavorando al meglio, al massimo delle nostre forze per onorare il suo genio, perché la sua ultima Traviata, ma anche il suo Trovatore, brillino e contribuiscano al ricordo futuro del suo genio insostituibile”. Il 21 giugno, in Arena, è previsto un grande omaggio, alla presenza del presidente della Repubblica, per una prima che è già sold out. 

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