CULTURA

I bambini e la Grande Guerra

“I fratelli proprio ieri per il fronte son partiti: fanti, alpini e bersaglieri grigio-verdi rivestiti”. Settimino è il protagonista di una storia per bambini scritta dalla Duchessa di Santa Elisabetta e pubblicata dalla livornese Belforte qualche anno dopo la fine del primo conflitto mondiale. Protagonista un nano che tanto ricorda i personaggi delle fiabe classiche, Pollicino su tutti, e che vorrebbe partire per la guerra nonostante i limiti imposti dalla sua statura: “Son piccino, è vero - esclama con dolor - ma per servir la patria con coraggio e valor basta l’animo fiero!”. Un esempio di determinazione, secondo l’autrice e i lettori del tempo, un racconto che si inserisce in un clima di propaganda che all’epoca non risparmiava neppure la letteratura per l’infanzia. Settimino è solo un esempio. In altri racconti si trovano riferimenti al valore, alla fierezza, all’amor di patria. Sul numero 52, del dicembre 1914, del Corriere dei Piccoli compare una pagina pubblicitaria che promuove un ricostituente e che ha come protagonista Pinocchio intenzionato a entrare nell’esercito. E appena la guerra ha inizio, eccolo rispuntare nei panni di eroe per piccoli lettori: Pinocchietto alla guerra europea di Ardito Arditi e Pinocchietto contro l’Austria di Bruno Bruni o l’opuscolo Pinocchio al fronte. Scene eroicomiche per fanciulli di Ettore Berni, un breve testo teatrale in cui il burattino scappa di casa e su invito della Fatina Azzurra sceglie di arruolarsi. E ancora, nel 1917, in pieno conflitto, riscuote successo Il cuore di Pinocchio. Nuove avventure del celebre burattino, scritto da Collodi Nipote (al secolo Paolo Lorenzini, nipote appunto del famoso Carlo). Titoli che anticipano Il piccolo alpino di Salvator Gotta, libro che ebbe grande fortuna negli anni tra le due guerre e che narrava le imprese in guerra di Giacomino Rasi, arruolatosi giovanissimo e con entusiasmo nel corpo degli alpini. “I bambini e le loro immagini furono sistematicamente adoperati come potente strumento di veicolazione di messaggi emotivamente pervasivi e ricattatori nei confronti degli adulti”, scrive Marnie Campagnaro nel libro La Grande Guerra raccontata ai ragazzi, una raccolta di saggi da lei curata e pubblicata recentemente da Donzelli, con illustrazioni originali di Federico Maggioni. Un’opera che indaga il rapporto tra infanzia e guerra, facendo un viaggio nel tempo lungo un secolo. Dalla Prima guerra mondiale al 2015. Come veniva raccontato il conflitto ai bambini che lo stavano vivendo e subendo? E come viene raccontato invece oggi? In modi completamente diversi. Già a partire dal concetto di eroe che, da valoroso soldato e combattente senza paura, si trasforma ora in una figura capace di empatia e compassione.

Un Pinocchio di Federico Maggioni

Ebbe grande successo nella prima metà del Novecento la produzione di Térésah, autrice assai fertile e ispirata che, negli anni del primo conflitto mondiale (e poi anche successivamente, durante il regime), mostrava con orgoglio il suo zelo patriottistico-propagandistico pubblicando, per esempio, opere che già nel titolo svelano contenuto e intenzioni: Piccoli eroi della grande guerra (1915), la lunga fiaba Storia di una bambina belga (1916), Soldati e marinai (1918) e La ghirlandetta. Storie di soldati, un libro, quest’ultimo, dove cecchini e devastazioni lasciano il posto a una natura rimasta incredibilmente intatta, solo sfiorata dalla desolazione, da incendi ed esplosioni. Qui gruppi di soldati vengono calati in una surreale atmosfera bucolica e si dedicano all’osservazione di “bacche color di fiamma e qualche bucaneve freddoloso, qualche genzianella azzurra, qualche rosa a cinque foglie che par di carta velina, tanto è fragile e trasparente”. L’approfondimento è affidato al saggio Nani, pinocchi e piccoli alpini. Il racconto della guerra di Walter Fochesato, contenuto nel libro di Donzelli. “Si muore in queste pagine – puntualizza Fochesato – ma, come dire, con parsimonia, quasi con morigeratezza”. Lo sguardo dell’autore passa in rassegna anche le immagini per l’infanzia che ben si sposano con le atmosfere proposte da Térésah, dalle cartoline del 1915-18 ai disegni: quelli di Umberto Brunelleschi, per esempio, con i suoi giovani soldati rappresentati come “figure efebiche, dalla sessualità incerta e dalle movenze femminee. Il tutto in un profumo di fiori come quelli che, in pieno inverno e sotto la neve, campiscono lo spazio occupato da una tenda o quelli che, avanzando in un idillico boschetto, porta stretti fra le braccia un fante dallo sguardo languido”. 

Illustrazione di Federico Maggioni

Il conflitto raccontato ai bambini, attraverso immagini e parole, mai scelte a caso. Durante la Prima guerra mondiale e, cent’anni dopo, nel 2015. Ieri e oggi, due visioni completamente diverse e due obiettivi opposti. Viene stravolto il concetto stesso di eroe che, da valoroso e fiero soldato, si trasforma ora in una figura capace di coltivare speranza ed empatia, che riscopre il dialogo, che ridefinisce il significato della parola nemico e si interroga sull’opportunità di eseguire ordini ritenuti ingiusti. Perché, a distanza di un secolo, anche chi decide di non combattere è un eroe. Rivoluzioni che troviamo nelle pagine di due libri vincitori dell’ultima edizione del premio Andersen: Il giorno degli eroi di Guido Sgardoli (Rizzoli), che fa riflettere sulle condizioni di vita dei soldati al fronte e invita a chiedersi chi siano davvero gli eroi, quelli che combattono la guerra nonostante le atrocità o coloro che invece si rifiutano di farlo? “Non ci sono guerre giuste, lo capisci? – quasi gridò Carlo afferrando il fratello per le spalle – Tutte le guerre sono sbagliate”. E La piccola grande guerra di Sebastiano Ruiz Mignone, con illustrazioni di David Pintor (Lapis), libro che ricorda il ruolo imprescindibile della speranza nell’esistenza degli uomini, un bene prezioso capace di irrompere anche nelle situazioni più difficili e drammatiche. Un diverso punto di vista, dunque, che reintroduce e riabilita anche un tema delicato e crudele come quello della morte, attentamente censurata nei disegni e nelle fotografie proposte durante la guerra, che oggi ritrova il suo posto e chiede di essere vista, considerata e raccontata, e che nelle illustrazioni dello stesso Maggioni (qui una selezione delle tavole del libro) si esibisce portando con sé tutto il suo carico di buio, dolore e abisso.

Francesca Boccaletto

Una trincea nell'illustrazione di Federico Maggioni

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