Non è necessario scomodare i calendari Maya o fatidiche date da fine del mondo come quella del prossimo 21 dicembre 2012: la Terra, in un futuro prossimo o remoto, cesserà comunque di esistere. Poco importa che sia per il progressivo invecchiamento del Sole (tra tre miliardi di anni diventerà una gigante rossa e assorbirà l’orbita del nostro pianeta) o che sia a causa di un eventuale asteroide in rotta di collisione. Il problema dei planetoidi vaganti per lo spazio è ormai noto (lo si nota anche dalla serie di film catastrofici sull’argomento) e agenzie spaziali come la Nasa monitorano e catalogano da tempo questi corpi celesti per verificare se alcuni di loro possano essere un potenziale pericolo per la Terra. Ma il problema di ordine futuro rimane: una volta scoperto un near-Earth-asteroid (Nea) in rotta di collisione con la terra, che cosa si dovrà-potrà fare? Attualmente non esistono sistemi in grado di deviare la rotta di un planetoide, ma solo diverse teorie, ancora tutte da verificare.
Ma da Padova, grazie a un progetto con una duplice valenza, potrebbe arrivare anche una soluzione per impedire a un asteroide di colpire il nostro pianeta. La propone il centro interdipartimentale di studi e attività spaziali “G. Colombo” (Cisas) dell’università di Padova, che sta lavorando alla realizzazione di tecnologie in grado di catturare i detriti spaziali (la cosiddetta spazzatura spaziale: resti di satelliti in disuso o di stadi di razzi lanciati nello spazio) per poi farli uscire dall’orbita e bruciarli nell’atmosfera.
“Il problema dei detriti spaziali - spiega il direttore del Cisas Piero Benvenuti - è sempre più preoccupante, l’orbita geosincrona (quella in cui sono presenti i satelliti per le telecomunicazioni, Ndr) è ormai piena di questa spazzatura”, mentre anche la stessa stazione spaziale internazionale (Iss) è costretta a continui cambi di rotta per evitare pericolose collisioni.
Il Cisas sta rispondendo a un call della Comunità europea per proporre soluzioni per il de-orbiting (la deviazione dall’orbita di un oggetto spaziale per farlo ricadere nell’atmosfera). I progetti dovranno essere presentati entro la fine di dicembre per poi ottenere il via libera e un conseguente finanziamento di un milione e mezzo di euro. Due le tecnologie in fase di studio e progettazione da parte del centro. Da una parte un congegno in grado di ancorarsi al detrito e trascinarlo fino a farlo entrare in contatto con l’atmosfera e farlo bruciare grazie all’attrito, dall’altra una navicella dotata di motore a propulsione ibrida, in grado di spingere il detrito lontano dall’orbita precedente. “Nel primo caso - argomenta Benvenuti - le difficoltà si basano sulla ricerca di un materiale particolare, in grado di attaccarsi e di rimanere agganciato poi al detrito”, dato che spesso questi “rifiuti” sono ricoperti da pellicole protettive molto fragili e capaci di staccarsi al minimo contatto, facendo quindi perdere aderenza con il detrito vero e proprio.
“Nel secondo caso - prosegue Benvenuti - stiamo invece lavorando a una propulsione ibrida, basata sia su propellente tradizionale, sia su quello al plasma”. L’obiettivo è quello di ottenere una navicella “in grado di avvicinarsi in modo intelligente al detrito per poi sparare plasma e dare ‘momento’ al detrito e spostarlo di conseguenza”. La navicella dovrà essere in grado di intercettare l’oggetto e capire dove colpirlo per allontanarlo, mantenendo a sua volta un assetto tale da tenere attiva la spinta propulsiva.
È proprio questo progetto ad avere possibili implicazioni future con gli asteroidi: “Parliamo di ordini di grandezza molto diversi - spiega Benvenuti - ma queste tecnologia è un primo passo per agire sugli asteroidi, adattandola agli scopi”. Non si parla dei grandi asteroidi: “Questi sono stati censiti e al momento non destano preoccupazioni - continua Benvenuti - i problemi potrebbero arrivare dai corpi celesti di dimensioni minori”. Sono molto più numerosi e di conseguenza “più difficili da scoprire in tempo” con tutti i rischi che ne derivano. La scienza supera insomma la fantasia dei registi cinematografici e in modo più pacifico: fino ad ora nel mondo di cellulosa si erano visti solo tentativi (maldestri) di deviare asteroidi attraverso il lancio di improbabili testate nucleari. Nel mondo reale i planetoidi potranno essere deviati grazie a nuove tecnologie, nella speranza, comunque, che non si debbano mai utilizzare.