SOCIETÀ
La realtà “aumentata” da un paio di occhiali
Il ponte di Brooklyn visto attrarverso il Google Glass
Era la sera del 20 gennaio di quest'anno quando Noah Zerkin, newyorchese di Brooklyn e autore di un blog intitolato Integrated Realities, è salito sulla metropolitana a Times Square e si è accorto che un tizio accanto a lui indossava il Glass, l'occhiale – così si chiama, al singolare, quasi a sottolinearne la vitrea trasparenza – al cui interno Google è riuscito a ficcare un computerino, una videocamera, un microfono e un minischermo che si sovrappone lateralmente al campo visivo di chi indossa questo oggetto prodigioso. Il Glass non è ancora distribuito, ma Zerkin non ha fatto fatica a riconoscerlo, perché ne aveva visto dei prototipi, mentre ha trovato più sorprendente scoprire che il tipo “occhialuto” era Sergej Brin, co-fondatore di Google.
Grazie a Zerkin, ovviamente pronto a immortalare la scena con il suo smartphone, la notizia che uno degli uomini più ricchi del mondo viaggiava in subway, in tuta e berrettino di lana, ha fatto il giro del pianeta, anche se qualcuno ha presto insinuato che la deliziosa scenetta del miliardario in metrò era stata confezionata ad arte per promuovere a costo zero il Glass. Ipotesi quasi certamente fondata, visto che a quattro mesi da quell'episodio il congegno ancora invisibile è già così popolare che sono nati dei fan club (quello italiano è nato pochi giorni fa) e John Naughton può scrivere sull'Observer che il 2013 sarà l'anno del Glass così come per l'oroscopo cinese è l'anno del Serpente.
“La profezia – spiega il giornalista – si basa sullo stupefacente livello di commenti, curiosità, eccitazione, inquietudine e ostilità che circonda questo dispositivo di 'realtà aumentata'”. (Per la verità, c'è chi – come Zerkin, fra l'altro – mette in dubbio che si possa correttamente parlare di “realtà aumentata” a proposito del Glass, dal momento che né il computer né la videocamera “aumentano” niente, ma questa è ormai la definizione prevalente per il marchingegno e in quanto tale la accoglieremo). A scorrere le centinaia di pagine dedicate al Glass (che, lo ripetiamo, non è ancora stato messo in vendita, anche se un gruppo selezionato di giornalisti e sviluppatori di software ha avuto il privilegio di testarlo per la modica cifra di 1500 dollari), si può dire che Naughton pecca per difetto.
Il vecchio scontro fra apocalittici e integrati ha trovato nel Glass un pomo della discordia pressoché perfetto. Da un lato ci sono gli entusiasti, che non vedono l'ora di immortalare ogni minuto della loro esistenza con un semplice comando vocale (“Ok Glass, registra”) e di immagazzinare questo loro life logging sulla impalpabile – e già intasatissima – “nuvola”. Dall'altra c'è chi si accalora nel sottolineare i lati oscuri di questo prodotto così “trasparente” e all'apparenza così semplice (scrive sul magazine online Engadget Tim Stevens, uno degli sperimentatori del Glass, che a dispetto della sua complessità “non è più scomodo da portare rispetto a un normale paio di occhiali”).
E per la verità qualche serio motivo di allarme c'è, soprattutto per quanto riguarda la privacy. Proprio in un'epoca in cui veniamo costantemente invitati, anzi costretti, a firmare documenti in cui ci dichiariamo consapevoli e consenzienti riguardo all'uso che si farà del nostro nome o della nostra immagine, ecco che la persona accanto a noi potrebbe registrare a nostra insaputa tutto quello che facciamo o diciamo, magari – nota Shane Hegarty sull'Irish Times - mentre ci troviamo in un bagno pubblico. “Abbiamo dovuto fare i conti – commenta John Naughton – con la sorveglianza continua delle telecamere a circuito chiuso, ma adesso saremo sempre sotto l'occhio di migliaia di controllori occulti”. Senza contare, come ha rilevato un esperto di sicurezza, Jay Freeman, citato sull'Observer, che se un hacker penetrasse in un Glass, si troverebbe automaticamente in mano tutti i dati della persona che lo indossa, dal pin bancario alla password del computer alla forma delle chiavi.
Per fortuna, però, sembra che un posto sicuro ci sarà: con mirabile lungimiranza il Caesar's Palace di Las Vegas, seguito dagli altri casinò della città del Nevada, ha vietato ai clienti di entrare con il Google Glass. Certo, il rischio di ritrovarsi in mutande per avere perso tutto al tavolo da gioco o con le slot machines ci sarà, ma avremo la soddisfazione che nessuno potrà mandare in giro la nostra immagine in quel triste momento.
Maria Teresa Carbone
Un possibile utilizzo maschile del Google Glass: un fotogramma dal video "Glass Parody: How Guys Will Use Google Glass"