Cultura

12 Luglio 2012

Strumenti musicali virtuali per far rivivere i suoni del passato

L'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) per l'accesso al patrimonio culturale è un tema di ricerca applicata sempre più rilevante, come testimoniano i contenuti dei più recenti bandi di finanziamento della Commissione Europea. In questo contesto, l'Università di Padova ha coordinato il progetto biennale DREAM (acronimo di “Digital Re-working/Re-appropriation of Electro-Acoustic Music”), che ha ottenuto nel 2010 un finanziamento dal Programma Culture dell'Unione Europea. L'obiettivo di DREAM è riportare in vita i suoni dello Studio di Fonologia Musicale di Milano della Rai, centro di eccellenza per la produzione di musica elettronica del secondo Novecento. Il progetto, fortemente multidisciplinare, ha coinvolto ingegneri, ricercatori informatici, designer, musicisti e musicologi.

Nato nel 1955 in Rai a Milano per iniziativa di Luciano Berio e Bruno Maderna, lo Studio di Fonologia conquistò una solida fama internazionale, attirando compositori del calibro di Luigi Nono, Nicolò Castiglioni, Aldo Clementi, Franco Donatoni, John Cage, Henri Pousseur. Lo Studio possedeva tecnologie all'avanguardia per la produzione di musica elettronica. Molti strumenti (oscillatori, generatori di rumore bianco, filtri, e così via) vennero interamente progettati e costruiti dal personale tecnico della Rai e rimasero quindi dei veri e propri pezzi unici.

Parte dei dispositivi andò persa dopo la definitiva chiusura nel 1983, e quelli ancora esistenti rimasero spenti e silenziosi. Il primo passo verso il recupero di questo patrimonio tecnologico e culturale si è compiuto nel 2008, quando tutta la strumentazione dello Studio e gli arredi originali (progettati da Giò Ponti) sono stati trasferiti al Museo degli Strumenti Musicali di Milano ed esposti al pubblico.

DREAM ha ora permesso di compiere il passo successivo, ovvero la ricostruzione virtuale degli strumenti grazie all'uso di innovative tecniche di sintesi del suono. Attraverso un'analisi dettagliata degli schemi dei circuiti elettronici degli strumenti originali (schemi ancora conservati presso la Rai), e una loro fedele simulazione al computer, sono stati creati dei veri e propri “avatar” digitali, in grado di produrre le stesse sonorità e gli stessi timbri delle loro controparti reali. Per apprezzare pienamente le potenzialità espressive di questi strumenti, è inoltre essenziale poter interagire con essi usando la stessa “interfaccia” che avevano a disposizione i compositori. Gli esperti di “interaction design”  hanno quindi ricreato fedelmente i pannelli di controllo degli strumenti.

I risultati del progetto sono arrivati anche al grande pubblico, a partire dalla mostra Copyright Italia organizzata in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. I “nuovi” strumenti virtuali dello Studio di Fonologia diventeranno una installazione permanente presso il  Museo degli Strumenti musicali di Milano: i visitatori potranno suonarli, riscoprendo e ricreando i suoni e la musica dello Studio.

 

Federico Avanzini