Visitando gli atelier si ha la sensazione di entrare in dimensioni altre, in mondi paralleli. Questo accade sempre, qualche volta di più, con maggiore intensità. Le opere potenti di Andrea Tagliapietra, protagonista del diciannovesimo episodio della nostra serie Atelier d'artista, riempiono gli spazi trasformandoli in luoghi abitati da figure che sembrano svelarsi per la prima volta, che ci parlano, a volte solo con lo sguardo o una smorfia, altre sussurrando appena. I volti si deformano, assumono espressioni intense, atteggiamenti sfacciati, i corpi si piegano. L'aria è densa, come la materia dell'artista, l’arte esplode sulle pareti e a terra, tra tavoli, colori, carta, cavalletti.
L'incontro con Tagliapietra è di quelli che lasciano il segno, siamo andati a trovarlo a Burano, dove è nato, vive e lavora, e lì abbiamo visitato i suoi due spazi di creazione: uno più piccolo, proprio accanto alla sua abitazione, l'altro, leggermente più ampio e principalmente dedicato alla pittura, situato a poca distanza. Qui gli interni dialogano con l'esterno e, con la bella stagione, anche la strada diventa atelier. L'isola lo permette. "A Burano gli spazi sono ridotti", così ogni luogo diventa laboratorio. "L'atelier per la pittura nasce come white cube privo di influenze esterne, anche semplicemente quelle della casa, è un ambiente con un silenzio diverso. Lo studio che confina con la casa, invece, è pensato per la scultura, è pieno di attrezzi e materiali. Quando sono lì, mi capita di lavorare anche all'esterno, porto fuori le sculture, in una sorta di giardino condiviso".