L'ampio e luminoso studio a Tribano, in provincia di Padova, è una matrioska che contiene altri interni, questa volta dipinti: stanze attraversate da tagli di luce, con pareti o soffitti affrescati, colme di oggetti, cornici, soprammobili, libri appoggiati su grandi tavoli, eleganti sofà, piante sistemate negli angoli, tappeti e abat-jour.
L’atelier è invece più sgombro, libero dal superfluo ma con tutto quello che serve. Al centro della grande sala trova posto il cavalletto con l'opera in lavorazione, il tavolo con i colori, i pennelli e, attorno, pareti trasparenti di nylon, "perché amo lanciare il colore per provare a rivelare, attraverso la pittura, i raggi di sole che entrano nelle stanze. Quindi, per ottenere questo effetto, schizzo il colore diluito. Anche per questo ho costruito una nicchia, uno spazio più piccolo dedicato al lavoro". Qua e là, appoggiate a mobili e colonne, troviamo opere finite che si mostrano al visitatore senza troppa vanità.
"Sono metodico, i miei colleghi mi prendono in giro e mi chiamano l'operaio della pittura. Mi manca solo il cartellino da timbrare: arrivo alla mattina, sempre alla stessa ora, e me ne vado sempre alla stessa ora", spiega, divertito. "Lavoro in questo studio di Tribano da circa quattro anni, prima il mio atelier si trovava in via Euganea a Padova, in un palazzo dei Buzzaccarini, dove ho iniziato a lavorare già ai tempi dell'accademia. Anche questa casa di campagna appartiene alla famiglia Buzzaccarini. Mi sono spostato qui perché gli spazi sono molto più ampi", in grado di accogliere anche tele e tavole di grandi dimensioni. "Dal mio vecchio studio, che comunque mantengo attivo, ho portato il più possibile, per trovare qualche sicurezza in più".
"La mia passione per l'arte deriva anche dal fatto che da piccolo, per questioni legate al lavoro dei miei genitori, frequentavo un palazzo del Settecento del centro di Padova. Giravo per i saloni e potevo ammirare sculture, opere di Canaletto e affreschi: potevo osservarli da vicino e scoprire i segreti delle pennellate. Sono figlio unico e da bambino passavo molto tempo da solo a disegnare, era uno dei miei passatempi preferiti. Il disegno era una compagnia e una gratificazione. Ho frequentato il liceo artistico, poi l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Prima di diventare un artista, prima di riuscire a vendere i mie quadri, facevo decorazioni nelle sale da ballo, collaborando con uno studio di architetti. Poi ho iniziato a presentare i miei lavori come pittore, entrando piano piano in qualche piccola galleria, e lentamente mi sono fatto notare".