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Covid-19 e disturbi neurologici: cosa sappiamo?

Non solo i polmoni, ma anche il fegato, i reni, gli occhi, l’intestino. E il cervello. Già qualche tempo fa si osservava che il virus Sars-CoV-2, nei casi gravi, poteva dare origine a una patologia capace di colpire l’intero organismo. E anche se i polmoni sono il punto di partenza, la malattia - in modo diretto attraverso i danni provocati dal virus o a causa della risposta incontrollata del sistema immunitario – può arrivare a interessare il sistema cardiocircolatorio e cerebrale. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, si concentrano gli autori di uno studio pubblicato recentemente nella rivista scientifica Brain – ripreso da The Guardian e altri media –, che descrive disturbi neurologici e psichiatrici rilevati in pazienti affetti da Covid-19. 

I ricercatori hanno preso in esame 43 soggetti, di cui 24 maschi e 19 femmine, di età compresa tra i 16 e gli 85 anni, con una sintomatologia da lieve a critica. Dei pazienti considerati, una decina presentavano una encefalopatia, una donna sintomi psicotici con allucinazioni, una dozzina un’infiammazione del sistema nervoso centrale (e di questi nove una encefalomielite acuta disseminata), otto sono stati colpiti da ictus e a sette è stata diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré, con insorgenza di sintomi neurologici da un giorno prima a 21 giorni dopo i tipici sintomi di Covid-19.

Sebbene le complicazioni dovute a Covid-19 che interessano il sistema respiratorio siano state le più frequenti e pericolose per la vita, scrivono gli scienziati su Brain, sono sempre maggiori le evidenze di un coinvolgimento del sistema nervoso centrale e periferico. E indicano altri studi (pur condotti a volte su un numero molto esiguo di pazienti) che descrivono casi di encefalopatie, meningo-encefalite, ictus ischemico, e sindrome di Guillain-Barré in individui affetti da Sars-CoV-2. In letteratura, aggiungono, sono stati riportati anche casi isolati di mioclono e demielinizzazione del sistema nervoso centrale.

Ancora, in uno studio pubblicato su Jama Neurology su 214 persone affette da Sars-CoV-2, sono state osservate compromissioni neurologiche in 78 pazienti (36,4%). In quel caso sono state riscontrate malattie cerebrovascolari acute, compromissione della coscienza e lesioni muscolari, che risultavano essere più comuni negli individui con infezione grave, più anziani e con altre patologie (in particolare ipertensione).

Le pubblicazioni sull’argomento, a cui negli ultimi mesi hanno dedicato spazio anche i media, non si limitano a quelle citate. Uno studio pubblicato su Lancet Psichiatry, ripreso da Il Post e Huffington Post (solo per citarne alcuni di cui si è parlato recentemente), riferisce di problemi neurologici e psichiatrici (tra questi ictus, encefaliti e psicosi) emersi dall’analisi dei dati clinici di 125 soggetti ospedalizzati affetti da Covid-19, sia giovani che anziani. Un paper, apparso su Lancet Neurology, propone una disamina su 901 pazienti. Alcuni ricercatori italiani, ancora, hanno coordinato un’indagine, di cui si legge nell’European Journal of Neurology, condotta attraverso questionari online indirizzati a medici che avevano in cura soggetti affetti da Covid-19. A rispondere sono stati in più di 2.300 (di questi circa l’80% neurologi) che hanno riscontrato nei pazienti mal di testa, mialgia, perdita del gusto e dell’olfatto, coscienza compromessa, ma anche casi di encefalopatia e disturbi cerebrovascolari acuti.

Lo studio pubblicato nella rivista scientifica Brain è, dunque, uno degli ultimi in ordine di tempo e da questo siamo partiti per approfondire l’argomento con Alessandro Padovani, direttore della clinica neurologica dell’università di Brescia e segretario della Società italiana di Neurologia.

Guarda l'intervista completa ad Alessandro Padovani che parla di problemi neurologici e Covid-19 e spiega perché la patologia possa colpire l'intero organismo. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Elisa Speronello

“Gli autori – osserva il docente, commentando il paper – hanno descritto un certo numero di pazienti con patologia neurologica e hanno proposto alcune considerazioni. Direi che le principali sono le seguenti: le manifestazioni neurologiche compaiono in persone affette da Covid-19 indipendentemente dall’età e sostanzialmente in maniera abbastanza indipendente dalla gravità respiratoria o polmonare dell’infezione Covid-19. Un altro elemento abbastanza interessante è che una parte di queste complicazioni neurologiche avviene nella fase acuta dell’infezione e una certa altra parte di queste nella fase tardiva, a distanza dall’infezione Covid-19. Ora, sorprende che questi dati siano stati pubblicati e così ampiamente enfatizzati”. Già verso la fine di febbraio e gli inizi di marzo, sottolinea il docente, gli scienziati cinesi hanno pubblicato diversi studi sull’argomento e, via via che i contagi si sono spostati verso l’Europa e gli Stati Uniti, anche ricercatori italiani, francesi, inglesi e americani hanno iniziato a dedicarsi all’argomento. Come del resto dimostrano anche le ricerche di cui si è riferito.

Secondo Padovani il lavoro pubblicato su Brain risulta essere interessante, sebbene non tra i più originali degli ultimi tre mesi, ma può aver generato l’idea che le complicazioni neurologiche abbiano un peso ben più ampio di quello che invece è stato osservato ad esempio a Brescia, Bergamo ma anche in altre realtà. Molte pubblicazioni, continua, si caratterizzano per una amplificazione, addirittura quasi enfatica, dei dati che vengono osservati, mentre altri studi un po’ più mirati e corretti, anche da un punto di vista metodologico, mettono in evidenza delle complicazioni neurologiche, ma non così eclatanti.

Brescia e Bergamo, Cremona, Piacenza, Lodi sono state particolarmente interessate dai contagi. “Noi abbiamo aperto una unità Neuro-Covid - spiega il docente -, dedicata a pazienti neurologici ammalati di Covid o pazienti Covid con problemi neurologici. Ne abbiamo ricoverati 130, che è un numero consistente, per lo più pazienti con ictus e un certo numero di pazienti con stato confusionale, epilessia ed encefaliti”. I numeri sono più alti rispetto a quelli che riporta lo studio di Brain, ma non sono così ampi come altre casistiche cinesi che stanno affollando la letteratura.

“Abbiamo documentato due aspetti fondamentali – continua Padovani –: innanzitutto, Covid-19 induce una importante complicazione respiratoria, che colpisce prevalentemente le persone più cagionevoli e più anziane e può indurre una notevole risposta infiammatoria. Questa risposta infiammatoria induce un aumentato rischio di patologie tromboemboliche che riguardano il cuore e le arterie, e anche le arterie cerebrali”. Aumentando così il rischio di ictus (di cui Padovani riferisce effettivamente un numero maggiore di casi) e di encefaliti. Si tratta di complicazioni riscontrate anche nel corso delle grandi pandemie influenzali, sebbene di entità non così rilevante come è stato riscontrato nei pazienti con infezione da Sars-CoV-2.

“Ciò che possiamo affermare è che Covid-19 ha un impatto maggiore rispetto alle sindromi influenzali e degli effetti collaterali simili a quelli che si osservano nelle sindromi influenzali, ma più cospicui, più pesanti”. Tuttavia non così gravi, secondo il neurologo. “Certo c’è un 10-15% complessivo di pazienti che ha complicazioni neurologiche, ma non si tratta del 50%”. Numerosi casi riguardano pazienti ospedalizzati, con una forma grave di infezione da Sars-CoV-2, mentre molti altri (più dell’80% riferisce il docente) sono soggetti che non hanno avuto sintomi così rilevanti da richiedere l’ospedalizzazazione e, dunque, studi sulla popolazione potrebbero rivelare che le complicazioni sono meno frequenti rispetto a quanto si potrebbe pensare.

Dal 4 maggio c’è stata una risoluzione importante – afferma Padovani, riferendosi in particolare alla situazione bresciana – e dal 4 di giugno abbiamo chiuso l’unità Neuro-Covid, perché non avevamo più pazienti con complicazioni neurologiche. Dal 4 di giugno ad oggi non abbiamo ricoverato nessun paziente positivo con manifestazioni neurologiche nemmeno tardive. Quindi questo sembra in qualche modo ridimensionare la paura che alcuni avevano dichiarato. Ciò non significa che non ci saranno delle sequele, ma sono assolutamente ridotte in termini numerici”. Conclude il docente: “Abbiamo di fatto circa 200 pazienti ricoverati, ma le condizioni generali sono assai meno importanti rispetto a quelle che si avevano. Molti di questi sono pazienti che abbiamo trattenuto qui da un mese con complicazioni diverse, sostanzialmente i pazienti nuovi sono praticamente pochi. Oggi è una situazione sicuramente di calma. Mi auguro che lo sia anche prossimamente”.  

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