Foto: NASA/David C. Bowman
Per la prima volta nella storia dell’umanità la traiettoria di un corpo celeste potrebbe essere stata deviata da un manufatto. È successo la notte scorsa, in diretta streaming e sotto lo sguardo attento di decine di scienziati che hanno guidato lo schianto controllato della sonda DART (Double Asteroid Redirection Test) della Nasa sull’asteroide Dimorphos, a circa tredici milioni di chilometri dalla Terra. Unico testimone dell’impatto, il minisatellite tutto made in Italy LICIACube. Sarà l'analisi dei dati a dirci come e di quanto l'impatto avrà modificato la traiettoria dell'asteroide.
Dimorphos fa parte di un sistema binario di asteroidi che non rappresenta una minaccia per la Terra; DART ha però il compito di dimostrare la capacità umana di modificare l’orbita di un asteroide, sperimentando per la prima volta la tecnica dell’impatto cinetico nel contesto di una missione di difesa planetaria.
Monica Lazzarin, docente del dipartimento di Fisica e Astronomia dell'università di Padova e membro dell’Investigation Team della missione DART, è ancora emozionata dopo una notte passata ad osservare le immagini e ad esaminare i primi dati.
IMPACT SUCCESS! Watch from #DARTMIssion’s DRACO Camera, as the vending machine-sized spacecraft successfully collides with asteroid Dimorphos, which is the size of a football stadium and poses no threat to Earth. pic.twitter.com/7bXipPkjWD
— NASA (@NASA) September 26, 2022
“L’impatto è avvenuto alle 01:14 ed è stata un’emozione unica, che mi ha ricordato quella per la discesa di Philae durante la missione Rosetta – spiega la ricercatrice –. Mentre da casa osservi i dati ripensi a tutti gli anni dedicati, all’impegno e alle collaborazioni, anche alle arrabbiature e alle frustrazioni. Poi c’è l’eccitazione per le prime immagini, quando capisci che la missione ha avuto successo. Ma il bello è anche sapere che il lavoro non è finito, anzi è appena all’inizio: ad esempio stiamo già partendo con le osservazioni da terra per verificare se l’asteroide è stato deviato abbastanza, se insomma l’effetto è stato quello voluto e in futuro questa tecnica potrà essere utilizzata. Quindi c’è grande fermento: con i colleghi del progetto DART tutti i giorni facciamo due ore di riunione in collegamento. C’è un dispiegamento mondiale di forze con tutti i telescopi e gli osservatori sparsi in tutto il mondo che ci mandano i dati, compreso il nostro osservatorio di Asiago, che potrà osservare l’asteroide binario tra il 17 e il 19 ottobre. C’è insomma il momento clou dell’impatto, ma per il resto è un’emozione che non si esaurisce certamente in pochi giorni”.
Com’è andata stanotte?
“Un successo strepitoso: l’obiettivo è stato centrato e le immagini che sono arrivate sono stupefacenti. Ora cercheremo di capire se Dimorphos è un Rubble Pile, un ammasso di detriti tenuti insieme dalla gravità, o se si tratta di un oggetto compatto. Tutto questo verrà studiato attraverso immagini raccolte finora e anche con le prossime che avremo successivamente con la missione Hera”.
“ Conosciamo 20.000 Near-Earth Objects, e tra questi circa 2.500 sono definiti Potentially Hazardous Asteroids perché si avvicinano maggiormente all’orbita terrestre
Ci ricorda brevemente le caratteristiche di DART?
“Si tratta di una missione che utilizza il cosiddetto metodo dell’impattatore cinetico: l’obiettivo è deviare l’orbita di un asteroide impattando direttamente sull’oggetto. DART è un oggetto di circa 450 chili che è andato a impattare Dimorphos, un piccolo asteroide con un diametro di circa 160 metri che forma un sistema binario con Didymos, che invece ha un diametro di più o meno 780 metri. La sonda è della Nasa, è stata lanciata lo scorso 24 novembre 2021 e ha una struttura molto semplice: a parte i pannelli solari per generare energia, ha una videocamera che si chiama Draco e che serve per la navigazione e per individuare l’asteroide e che ci stava mandando immagini da un po’ di tempo. Oltre a questo al suo interno c’è LICIACube, lanciato fuori dalla sonda madre lo scorso 12 settembre: un mini satellite tutto italiano, finanziato dall’Agenzia spaziale italiana e prodotto dall’Argotec di Torino. Draco ha finito la sua vita con l’impatto della sonda, mentre LICIACube continuerà a mandarci immagini ancora per un bel po’”.
È la prima volta che si tenta un’impresa del genere?
“Sì, è la prima volta nella storia dell’umanità che si tenta di deviare l’orbita di un asteroide, e questo avrà sicuramente delle conseguenze eccezionali. Adesso vedremo con i telescopi da terra se abbiamo raggiunto l’obiettivo di spostare in maniera significativa il periodo dell’oggetto. Se le impressioni fossero confermate vorrebbe dire che, nel caso di un oggetto in rotta di collisione con la Terra, se riuscissimo a individuarlo con un certo anticipo potremmo pensare a una sua deviazione dall’orbita”.
Conferenza stampa su @LiciaCube:
— Agenzia Spaziale ITA (@ASI_spazio) September 27, 2022
Elisabetta Dotto, Science Team Lead di Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF): "Una immagine pre impatto e una post impatto. Si vede il flash prodotto dall’impatto di Dart"
Crediti FOTO ASI/NASA
Segui la diretta su ASITV: https://t.co/XTDIlfMNrh pic.twitter.com/1MjgWBLMo1
Quanto sono pericolosi oggi gli asteroidi per la vita sul nostro pianeta ?
“Conosciamo 20.000 Near-Earth Objects, e tra questi circa 2.500 sono definiti Potentially Hazardous Asteroids perché si avvicinano maggiormente all’orbita terrestre. Stando a quello che sappiamo oggi, nessuno di essi rappresenta un pericolo per la Terra nei prossimi 100 anni. Il termine di previsione è questo perché questi oggetti di solito hanno orbite abbastanza caotiche, che possono cambiare le proprie traiettorie nel tempo, quindi non è sempre possibile prevedere come evolveranno a lungo termine. Si può quindi prevedere il rischio solo relativamente”.
Esiste un monitoraggio di questi oggetti?
“Sono in atto molte campagne di osservazione: prima di tutto per cercare questi oggetti, poi anche per studiarne bene nei dettagli la composizione, dato che le caratteristiche e anche i potenziali pericoli possono cambiare moltissimo a seconda che ad esempio si tratti di un oggetto di tipo ferroso o carbonaceo. Noi ad esempio anche qui a Padova facciamo parte di un progetto finanziato dall’Unione Europea e guidato dall’Inaf di Roma che si chiama Neorocks, con il quale studiamo la composizione dei Near-Earth Objects”.
Quali sono i prossimi passaggi?
“Il testimone passa direttamente a Hera, la missione dell’Agenzia spaziale europea che inizialmente doveva partire insieme a DART. Hera partirà invece nel 2024 e raggiungerà il sistema binario nel 2026: si tratterà di una missione interamente europea, con a bordo molta più strumentazione perché andrà a visitare il sistema binario Didymos e lo studierà nei minimi dettagli, compresi gli esiti dell’impatto con l’analisi del cratere, dei materiali e dell’orbita. Saranno a bordo anche due CubeSat, microsatelliti denominati rispettivamente Milani e Juventas, che sul modello di LICIACube faranno ulteriori misure. Ce ne occuperemo insomma ancora a lungo”.
Delle missioni DART e Hera si parlerà sabato 1 ottobre, alle ore 17 nell’Aula Magna, dell’università di Padova, durante l’evento NASA ed ESA unite per difendere la Terra da impatti di asteroidi: le missioni Dart ed Hera, nell’ambito di Science 4 All.
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