SCIENZA E RICERCA

Philae, la bella addormentata sulla cometa

“Immagino, riguardando le straordinarie foto scattate da Osiris, il silenzioso distacco di Philae dalla madre, la lenta discesa di oltre sette ore, riflettendo sul carico di aspettative e di speranze di tantissimi scienziati e tecnici europei, dei più vecchi come me e dei più giovani, come Fiorangela e Maurizio, che si sono affidati a noi per costruire il loro futuro di ricercatori”. Erano i momenti che precedevano l’atterraggio del modulo Philae sulla cometa 67P/Churyumov Gerasimenko nelle parole di Cesare Barbieri sul Corriere del Veneto, uno dei referenti scientifici della missione spaziale europea Rosetta cui anche Padova partecipa. Erano le emozioni e l’attesa. Poi, il 12 novembre 2014 alle ore 16.03 del tempo medio di Greenwich, Philae toccava il suolo cometario. Alle spalle, un viaggio a bordo di Rosetta di 10 anni e 6,4 miliardi di chilometri attraverso il sistema solare. Dopo l’atterraggio e la soddisfazione, tuttavia, un imprevisto: non si sa di preciso dove si trovi Philae.

“La missione ha appena attraversato una fase molto importante con il rilascio del modulo – spiega Barbieri – L’obiettivo ora è di individuare la posizione esatta del lander, dato che dopo l’atterraggio si è ibernato da qualche parte”. Philae è infatti alimentato da batterie che si sono scaricate e poiché i pannelli solari di cui è dotato sono in ombra non può essere ricaricato. Il lander, rimbalzato più volte in fase di atterraggio senza riuscire ad ancorarsi, è dunque in una situazione di stand-by in un luogo non ancora identificato.

“Una delle più grandi incertezze relative all’atterraggio del lander – ha dichiarato Sylvain Lodiot, operation manager della missione – era la posizione di Rosetta al momento del rilascio di Philae che è stata influenzata dall’attività della cometa stessa  e che, a sua volta, potrebbe aver influito sulla traiettoria del modulo”. A ciò si aggiunga che, durante i controlli finali prima della separazione di Philae da Rosetta, fu rilevato un problema con il piccolo propulsore progettato per contrastare il rinculo degli arpioni del modulo sulla superficie cometaria.

Barbieri spiega che in questo momento si stanno acquisendo immagini dedicate a ritrovare il modulo con Osiris, il sistema di fotocamere progettato e realizzato a Padova, nella speranza di poterlo rilevare nei prossimi giorni. Si tratta di informazioni importanti, in quanto utili a determinare se la luce del Sole nel prossimo mese o due potrà illuminare il lander e renderlo di nuovo attivo grazie ai pannelli solari. 

Prima di “addormentarsi” Philae ha raccolto dati dal suolo circostante che ora gli scienziati esamineranno, tra cui misure di durezza e di resistenza del terreno. L’originario sito di atterraggio, chiamato Agilkia, era stato scelto sulla base di dati raccolti a una distanza di 30-100 chilometri dalla cometa e già quelle prime immagini rivelavano un ambiente disseminato di massi, con alture e avvallamenti, getti di gas e polveri. “Il suolo – sottolinea Barbieri – è molto più duro di quello che ci si aspettava e questo fa presupporre che vi sia ghiaccio molto compatto sotto la superficie”. Sono state individuate anche molecole organiche, che contengono cioè atomi di carbonio. Esistono dunque molecole come il metano sotto forma di ghiaccio e non di gas che dà una tipica colorazione scura alla superficie.  

Se il lander è al momento inattivo, la sonda Rosetta continua a compiere il proprio lavoro e ad acquisire immagini, in orbita a una distanza di 30 chilometri dalla cometa. Si sposterà poi, tra qualche giorno, a un’altezza di 20 chilometri per mappare gran parte del nucleo ad alta risoluzione. “Le immagini – sottolinea il docente – serviranno non solo per definire la forma o i dettagli superficiali, ma anche per determinare la mineralogia del suolo. Siamo in grado infatti di vedere getti di polvere o di gas che escono dalla superficie e che andranno a formare la chioma e la coda della cometa”. Una serie di informazioni fondamentali, oltre che di immagini spettacolari, che si continueranno ad acquisire per altri 13 mesi.

Il prossimo momento importante sarà a marzo del 2015. In quel periodo è prevista un’intensa attività sulla cometa, poiché entrando nell’orbita di Marte il calore solare inizierà ad aumentare molto rapidamente. Ci si attende un significativo rilascio di polveri e gas e la dispersione di blocchi di materiale, quando appariranno la chioma e la coda della cometa all’approssimarsi del Sole.

“Il 13 agosto 2015 – conclude Barbieri – la cometa giungerà al perielio, cioè alla distanza minima dal Sole (circa 185 milioni di chilometri, tra le orbite della Terra e di Marte Ndr), quindi seguiremo la cometa via via che si ‘accenderà’” e fino poi al suo spegnersi. 

È la prima volta che si compie un’impresa del genere, vale la pena ricordarlo. “Rosetta – sottolinea Matt Taylor del team di ricerca – sta cercando di rispondere alle grandi domande sulla storia del nostro sistema solare. Com’era in origine e come si è evoluto? Che ruolo hanno giocato in questa evoluzione le comete e come funzionano?”. 

Monica Panetto

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