Cultura

15 Giugno 2018

Ricordando Mario Rigoni Stern

“Con la sua scrittura limpida e profonda, complessa ma mai complicata, egli ha definito i contorni, consolidato i significati, impreziosito il volto di un’identità locale che ha sempre concepito però come accessibile a tutti coloro che – pur vivendo nelle contraddizioni della contemporaneità – avessero uno sguardo limpido e un cuore puro”. Le parole perfette per descrivere l’anima di Mario Rigoni Stern le ha trovate Sergio Frigo in apertura alla guida ai luoghi dello scrittore di Asiago, e davvero non servirebbe aggiungere altro. Giornalista e presidente del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi, Frigo si occupa con passione dell’opera e della vicenda umana dell’autore de Il sergente nella neve, per tutelarne la preziosa eredità. “Forse nessuno scrittore è stato legato alla sua terra quanto Mario Rigoni Stern – scrive - Ma pur essendo diventato una vera e propria icona del suo Altopiano, o Altipiano, come lo chiamava lui in omaggio all’amato Emilio Lussu, egli ha saputo incarnare l’anima stessa di tutta la montagna, anzi di tutte le periferie, diventando uno degli interpreti più autorevoli e universali del rapporto fra uomo e natura, oltre che tra storia collettiva e memoria personale e di comunità”.

Nel 2018 si ricordano i dieci anni dalla scomparsa dello scrittore di Asiago (16 giugno 2008) e i venti dalla laurea honoris causa conferitagli dall’università di Padova (11 maggio 1998). Due anniversari che offrono l’occasione di tornare a riflettere sui temi a lui più cari: l’inutilità e l’orrore della guerra (partendo dalle macerie della prima guerra mondiale fino alla dolorosa esperienza personale come soldato nella campagna di Russia durante il secondo conflitto mondiale) e il prezioso rapporto tra uomo e natura. “Nella lectio magistralis, nell’Aula Magna all’università – spiega Frigo, intervistato da Il Bo Live - Mario ricordava i legami tra l’Altopiano e la città di Padova, e così diceva: Mi sento piccolo, oggi qui, e in questo momento penso anche a quando, dalla mia terra montanara che tanti legami aveva con Padova, i nostri avi scendevano per attingere sapere. A questa università, a loro, a tutti voi qui presenti, la mia riconoscenza è come venisse dal profondo della foresta”.

 

Frigo ha recentemente scritto e pubblicato una seconda guida, questa volta dedicata a I luoghi degli scrittori veneti (Mazzanti libri): “Se pensate a nomi come Ippolito Nievo, Emilio Salgari, Dino Buzzati, Andrea Zanzotto, Luigi Meneghello, Mario Rigoni Stern, Goffredo Parise comprenderete come non sia peregrino sostenere che il Pil letterario del Veneto è ancor più significativo della sua produzione economica, che pure negli ultimi decenni l’ha spinto ai vertici del Paese”. E su Rigoni Stern aggiunge: "Tutto il territorio altopianese è centrale nell'ispirazione dello scrittore. Non c'è monumento, non c'è contrada, non c'è bosco o sentiero che lui non abbia visto, percorso, descritto".

Per l'ateneo padovano, nel 2002, Rigoni Stern fu anche testimonial con uno scritto dedicato al "sapere della libertà".

Quando eravamo bambini e cambiava il tempo diventavamo molto vivaci e chiassosi; allora il nonno ci redarguiva dicendo – Basta! Non fate chiasso che all’Università di Padova devono studiare.
Quando mi capita di salire quelle scale sento un fremito: lì il Palinuro di Arturo Martini, lì la cattedra di Galileo, lì il teatro anatomico, le parole e i libri non inutili.