SOCIETÀ

Ebola: la situazione sul campo

Pujehun è un distretto di 320.000 abitanti situato nella parte meridionale della Sierra Leone. A separarlo da Freetown, la capitale del Paese, circa sei ore di strada polverosa e sconnessa.

Anche lì, come in Guinea, Liberia, Nigeria e Congo, è arrivata Ebola. L’epidemia causata da questo virus per cui oggi non è ancora disponibile una cura efficace, la più grande mai registrata in Africa Occidentale, da mesi sta mettendo in forte crisi dei sistemi sanitari per propria natura già molto fragili.

Secondo l’ultimo aggiornamento reso noto dall’Organizzazione mondiale della sanità, i casi di infezione sarebbero 3.069 e i decessi 1.552, ma si tratta di cifre estremamente approssimative. Le popolazioni colpite dal virus, infatti, guardano con diffidenza ai medici attivi nel territorio.

“L’utilizzo dei servizi sanitari è diminuito drasticamente – conferma il dottor Giovanni Putoto, responsabile programmazione di Medici con l’Africa Cuamm specializzato in malattie tropicali. C’è molta ostilità verso il personale medico, accusato di avvelenare i pazienti, e il timore di essere allontanati dalle famiglie e posti in isolamento è grande. Sempre più cadaveri di persone vengono ritrovati lungo le strade perché abbandonati o scappati da casa”.

Il governo della Sierra Leone, per fronteggiare la crescente ondata di occultamenti di cadaveri, ha recentemente approvato una legge che infligge fino a due anni di carcere a chi nasconde persone contagiate agli operatori sanitari. Una misura drastica ma doverosa per tutelare la popolazione, come spiegato dal parlamentare sierraleonese Ansumana Jaiah Kaikai. 

Nel distretto di Pujehun, il cui ospedale è uno dei cinque in tutto il Paese dotato di un reparto di isolamento, sono stati alzati ulteriormente i livelli di guardia. Zimmi e Potoguru, due aree focolaio in cui si sono verificati molti casi di Ebola, sono state messe in quarantena e ora sono isolate da cordoni sanitari, rafforzati anche da posti di blocco dell’esercito e della polizia che regolano gli spostamenti della popolazione. Sempre a Pujehun, nelle aree di confine con i distretti limitrofi (in particolare quelli di Bo e Kenema) sono stati istituiti alcuni check-point. Qui, team composti di personale sanitario, soldati e poliziotti effettuano quotidianamente screening sulle persone, con accertamenti dell’identità e controlli sanitari per verificare che non siano presenti sintomi, come il vomito o la febbre, simili a quelli dell'Ebola. 

“Il coinvolgimento della comunità e la collaborazione della popolazione con gli operatori sanitari – continua il dottor Putoto - diventano indispensabili. Questo richiede un'opera capillare e paziente di informazione e formazione, che è quello che gli operatori del Cuamm presenti sul campo stanno facendo, in stretta sinergia con le autorità locali.”

“La scorsa settimana – racconta don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm - le famiglie dell'intero distretto non sottoposte a isolamento sanitario, si sono auto-tassate per poter aiutare, con cibo e generi di prima necessità, la popolazione chiusa e bloccata all'interno del cordone sanitario. Un esempio splendido di solidarietà e vicinanza, concreta e fattiva”. Ma una tempestiva mobilitazione internazionale è indispensabile per continuare a tutelare il personale e attuare gli interventi più urgenti, acquistando kit per la protezione individuale (occhiali, camici, guanti, stivali, maschere), disinfettanti, schede telefoniche e gasolio per assicurare attività di formazione degli operatori locali, sensibilizzazione per le comunità, supervisioni e monitoraggio della situazione all’interno del distretto, nei confini nazionali e quelli con Liberia e Guinea.

“Se una persona adesso arrivasse a Pujehun – spiega Clara Frasson, assistente sanitaria specializzata in sanità pubblica e capo progetto Cuamm in Sierra Leone – vedrebbe la gente in attesa. Tutti si guardano tra loro e aspettano. Tutti noi abbiamo ben presente la nostra responsabilità e abbiamo il dovere di far sapere che anche questa parte di popolo esiste e non deve essere dimenticata".

Gioia Baggio

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