SOCIETÀ

Mediterraneo addio

Basta passare una settimana in Austria o in Germania e si capisce subito come andranno a finire le cose: il giornale “Die Zeit” ha una prima pagina dove una famiglia contempla un tramonto sul mare ma al posto del sole vede l’euro che sta per scomparire. Il titolo è: Divorzio dal Sud e l’articolo spiega come sia triste – ma inevitabile – separarsi dai vicini mediterranei, Grecia Spagna e Italia. Le direttive di Berlino all’Europa rimangono le stesse: risparmiate, diminuite le pensioni, licenziate i dipendenti pubblici, liberalizzate il mercato del lavoro ma ormai si capisce che neppure la Merkel crede veramente a queste ricette: il vero obiettivo ora è “espellere” la Grecia per evitare che la Germania debba pagare prima o poi il suo salvataggio e tenere dentro Spagna e Italia per evitare il definitivo collasso dell’eurozona.

Fino alle elezioni del 2013 la Germania rifiuta di impegnarsi in una politica espansiva (i salari medi tedeschi sono diminuiti negli ultimi dieci anni) e di sostenere la ripresa dei partner nell’euro benché sia evidente che le politiche di austerità sono controproducenti: senza ripresa le entrate fiscali diminuiscono e la possibilità di ripagare i debiti pregressi svanisce. Tutto quello che potrebbe salvare la zona euro – la messa in comune del debito, gli eurobond, la trasformazione della Banca centrale in un organo che garantisca gli Stati in difficoltà e li aiuti a crescere, come fa la Federal Reserve americana – continua a essere ostacolato dalla Germania, ma perché?

La “cura” dell’austerità forzata ha in realtà origini lontane: è il frutto dell’ideologia che domina le élite tedesche a causa di ciò che accadde nel 1922-23, un anno e mezzo di iperinflazione che polverizzò i risparmi delle classi medie. C’è un ricco repertorio di aneddoti popolari su quanto accadde allora: le banconote da 1000 miliardi di marchi, stipendi e salari pagati giornalmente e immediatamente spesi per anticipare il rincaro dei generi alimentari, il caffè che aumenta di prezzo del 60% dal momento in cui viene ordinato al momento in cui viene portato al tavolo, le monete alternative emesse da alcune città o aziende (Notgeld), il ritorno al baratto. Prima della guerra, un libretto di risparmio con 50.000 marchi permetteva di vivere usando i soli interessi; nell’agosto 1923 l’intera somma permetteva a stento di comprare il giornale.

Questa esperienza traumatica domina ancora oggi, a 90 anni di distanza, la percezione dell’economia delle élite tedesche, che assecondano i timori della loro opinione pubblica. Il resto dell’Europa, in particolare Francia e Italia, devono dire ai tedeschi di uscire dal loro incubo dell’inflazione (oggi un pericolo inesistente) invece di gareggiare come allievi della Merkel.

L’alternativa è il suicidio economico.

 

Fabrizio Tonello

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