SOCIETÀ

Padova tra le città Climate leaders europee

Per evitare che la temperatura media globale aumenti di due gradi rispetto ai livelli pre-industriali, è necessario che l’Europa (responsabile dell’11% del riscaldamento mondiale) diminuisca le proprie emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050. Eppure, secondo uno studio pubblicato recentemente su Climat change, sembra difficile aspettarsi una riduzione superiore al 27%. Situazione poco promettente, che vede i Paesi del nord come Regno Unito, Germania e Francia più attrezzati nell’affrontare i cambiamenti climatici. In testa l’olandese Groningen che intende raggiungere la riduzione totale delle emissioni già entro il 2025. Nota di merito va a Padova, unica in Italia a essere individuata tra i 49 climate leaders sulle 200 città europee considerate.  

Lo studio analizza un campione di nuclei urbani medio-grandi (compresi nel database di Urban Audit) di 11 Stati europei (Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna) ed esamina le strategie adottate per far fronte ai cambiamenti climatici. “Esistono due direzioni in cui muoversi – spiega Monica Salvia dell’istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Cnr (Imaa-Cnr) e co-autore della ricerca – la mitigazione e l’adattamento. Con i piani di mitigazione vengono affrontate le cause del cambiamento, riducendo i gas serra nell’atmosfera attraverso azioni di miglioramento dell’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili. I piani di adattamento, invece, comprendono programmi di pianificazione e sviluppo urbano per ridurre la vulnerabilità al cambiamento climatico”. Ne è un esempio la costruzione di argini di piena per far fronte all’aumento del livello del mare.

L’indagine ha dimostrato che, se complessivamente il 65% delle città possiede un piano di mitigazione, il 72% non ha alcun piano di adattamento. Solo una città su quattro li ha pianificati entrambi. Il primato spetta al Regno Unito: il 93% delle 30 città analizzate ha un piano di mitigazione, contro l'80% di quelle olandesi e tedesche, e il 43% delle città francesi. Anche per quanto riguarda l’adattamento, si distingue la Gran Bretagna con 24 città, contro 13 su 40 città tedesche e 5 su 26 spagnole. In Italia, in particolare, delle 32 città prese a campione quasi il 44% non ha progettato nessuno dei due tipi di intervento, il 56% ha adottato piani di mitigazione. Padova, oltre a lavorare sulle misure di mitigazione, per prima in Italia ha avviato la discussione sull’adozione di un piano di adattamento, con l’individuazione di alcune aree di intervento in questo senso nel Piano Clima del 2011, peraltro accettato dalla Commissione Europea.  

“Le aree urbane – continua Monica Salvia – hanno un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi dell’Unione Europea in tema di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici”.  E sono responsabili dal 30 all’80% delle emissioni globali di gas serra. Per questa ragione nel 2008 la Commissione europea ha lanciato “il patto dei sindaci” in base al quale i firmatari si impegnano a ridurre le proprie emissioni di almeno il 20% rispetto al 1990 attraverso piani d’azione per l’energia sostenibile (Paes). L’Italia, stando al rapporto The covenant of mayors in figures 5-years assessment dell’Ue, conta 2582 nuclei urbani coinvolti nell’iniziativa, il 51% di tutte le città europee (segue la Spagna con 1323 e la Francia con 151).

Anche Padova ha aderito al patto e sviluppato un proprio Paes, frutto del progetto Life Laks (finanziato in parte dall’Unione Europea) condotto tra il 2009 e il 2011. “Al progetto – sottolinea Monica Salvia – che vedeva coinvolte, oltre a Padova, Reggio Emilia, Girona in Spagna e Bydgoszcz in Polonia, va il merito di essere stato valutato come buona pratica dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale”. Obiettivi di Life Laks sono stati l’inventario delle emissioni di CO2 del territorio padovano e la realizzazione di un piano di mitigazione e adattamento (avviato nel 2011) per la riduzione di tali emissioni, con il relativo bilancio economico.

Risultato: se nel 2005 (anno di riferimento) le emissioni di anidride carbonica in Italia erano pari a 480 milioni di tonnellate, Padova contribuiva per lo 0,4% (1.892 milioni di tonnellate), con un consumo pro capite di 8,52 tonnellate, superiore alla media nazionale che era di 8,2 tonnellate. A influire maggiormente erano i settori economici e dei trasporti che pesavano per quasi i due terzi delle emissioni. Interventi: la riduzione delle emissioni di circa 390.000 tonnellate di anidride carbonica entro il 2020. Il piano di mitigazione e adattamento stabilisce di raggiungere questo obiettivo attraverso la produzione di energia da fonti rinnovabili (con una riduzione programmata di 70.335 tonnellate di CO2); la diminuzione degli sprechi nell’illuminazione e nel riscaldamento degli edifici e l’aumento delle aree verdi della città (135.000 tonnellate di CO2 in meno); l’utilizzo più razionale dei servizi e delle risorse a disposizione (idriche ed elettriche ad esempio) e il potenziamento della raccolta differenziata (con l’obiettivo di ridurre le emissioni di 70.824 tonnellate di CO2); il potenziamento e la razionalizzazione del trasporto pubblico (riduzione di 58.836 tonnellate di anidride carbonica); la promozione di un’economia a basse emissioni (meno 63.417 tonnellate di CO2). Tra il 2011 e il 2012 le tonnellate di anidride carbonica eliminate sono state 49.807: altri sei anni per tirare le somme.

Monica Panetto

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