Nei vari profili di Cesare De Michelis (1943-2018), apparsi nei giorni successivi alla sua scomparsa, si è spesso trovata la definizione “appassionato di cinema”. Per quanto veritiera, l’espressione non basta per definire il ruolo avuto dal cinema nell’attività editoriale nella casa editrice Marsilio, nella quale De Michelis ha svolto le funzioni prima di AD e poi di presidente.
Fin dalla sua fondazione a Padova, agli inizi degli anni sessanta, la Marsilio ha eletto il cinema come un asse fondamentale della sua strategia editoriale: certo un ruolo fondamentale lo ha avuto Giorgio Tinazzi, co-fondatore e direttore della «Biblioteca di cultura cinematografica», una collana che può vantare tra le sue prime uscite, oltre a saggi di Pio Baldelli, Renzo Renzi, Fernaldo Di Giammatteo e Claudio Varese, Il lungo viaggio del cinema italiano (1965) di Orio Caldiron, un’opera che ha aperto una nuova stagione di studi sulle origini del neorealismo e che è rimasta a lungo un punto di riferimento per qualsiasi ricerca sulla maturazione etica e politica della generazione che avrebbe dato nuova vita al cinema italiano.
“ Nessun altro editore in Italia si è impegnato come Marsilio nello sviluppo di una saggistica cinematografica di alta qualità
Nessun altro editore in Italia si è impegnato come Marsilio nello sviluppo di una saggistica cinematografica di alta qualità. Decisiva in questo senso è stata la determinazione di Cesare De Michelis, uomo di idee, capace di grandi entusiasmi, grandi progetti e grandi invettive contro conformismo e banalità.
La scelta di puntare sulla saggistica cinematografica ha sicuramente richiesto una buona dose di coraggio imprenditoriale e di intuito nel prefigurare i futuri assetti delle discipline umanistiche di fronte allo sviluppo dei nuovi media. Ma ha richiesto anche una strategia d’impresa capace di intercettare le nuove esigenze di una cultura dei media basata sul dialogo tra imprenditoria editoriale e istituzioni cinematografiche (quali la Mostra di Venezia, il Centro Sperimentale di Cinematografia, la Cineteca Nazionale e simili).
Fondamentali in questo ambito sono stati gli accordi con la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, diretta da Lino Miccichè, con la quale Marsilio ha realizzato a partire dalla seconda metà degli anni settanta coedizioni di grande pregio: basti ricordare la serie di volumi dedicati alla Nuova Hollywood o quella intitolata «Film URSS» dedicata alla produzione delle Repubbliche sovietiche, ai film degli anni di Gorbaciov e alle nuove cinematografie dei Paesi dell’Est europeo negli anni del disgelo. Contemporaneamente la Marsilio ha assecondato il rinnovamento della critica cinematografica varando e sostenendo per oltre dieci anni (1974-1985) la rivista “Cinema e cinema”, fondata da Adelio Ferrero, trimestrale di studio e di approfondimento che ha rappresentato un tentativo di coniugare impegno politico e rinnovamento dei metodi e che, dopo la stagione Marsilio, ha proseguito la sua vita presso altri editori.
Un’altra grande impresa editoriale, realizzata in associazione con le edizioni Bianco e nero del Centro Sperimentale di Cinematografia, è la grande Storia del cinema italiano in quindici volumi (il primo volume è uscito nel 2001), un’opera che non ha eguali in altre cinematografie e che ha impegnato i maggiori studiosi del cinema italiano. Nonostante le difficoltà incontrate in questi ultimi mesi con l’ultimo volume relativo al cinema degli anni del muto, è da sperare che si possa trovare al più presto una soluzione per non lasciare quest’opera incompiuta.
Un altro settore di punta della Marsilio è stato quello degli scritti cinematografici di grandi registi, dove spicca il gioiello dell’edizione italiana delle opere scelte di S. M. Ejzenštejn, a cura di Pietro Montani, una colossale impresa editoriale in corso di completamento: si tratta di un corpus teorico senza uguali messo a punto da un grande regista che aveva anche le doti di un grande pensatore.
Nel catalogo Marsilio troviamo poi Note sul cinematografo di Robert Bresson, gli Scritti letterari e cinematografici di Luis Buñuel (1984), la raccolta degli scritti sul cinema di Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini (Il mio metodo, a cura di A. Aprà, 1987), di Michelangelo Antonioni, I film della mia vita di Truffaut, il famoso saggio su Hitchcock (1957) di Rohmer e Chabrol, un libro che ha cambiato il modo di pensare il cinema, e un raffinatissimo saggio su L’organizzazione dello spazio nel Faust di Murnau di Rohmer, nel quale uno dei protagonisti della Nouvelle Vague francese analizza uno dei film più famosi di un maestro dell’espressionismo tedesco.
“ la saggistica sul cinema pubblicata dalla Marsilio ha costituito un polo di riferimento per chiunque si occupi di cinema Italia
Già questi titoli sarebbero più che bastevoli per assegnare ad un editore una posizione di preminenza. Ma a tutto questo bisogna aggiungere la nutrita schiera di docenti e studiosi le cui opere sono state e continuano ad essere pubblicate da Marsilio. Da citare in primo luogo Giorgio Tinazzi (La copia originale: cinema, critica, tecnica, 1983, Sentieri del cinematografo, 2018), sodale di De Michelis fin dagli anni della fondazione della Marsilio e figura di riferimento per l’intero settore cinematografico della casa veneziana. Vanno poi ricordati, per limitarci ai principali, Lino Miccichè (Il cinema italiano degli anni ’60, 1979; Visconti e il neorealismo, 1990), Adelio Ferrero (Il cinema di Pasolini, 1977), Gian Piero Brunetta (Buio in sala, 1987 e Il viaggio dell’icononauta, 1997) Paolo Bertetto (Il cinema d’avanguardia, 1983), Guido Fink (Non solo Woody Allen: la tradizione ebraica nel cinema americano, 2001), Sandro Bernardi (L' avventura del cinematografo: storia di un'arte e di un linguaggio, 2007), Veronica Pravadelli (La grande Hollywood: stili di vita e di regia nel cinema classico americano, 2007) Stefania Parigi (Neorealismo: il nuovo cinema del dopoguerra, 2014).
In sintesi, si può affermare che la saggistica sul cinema pubblicata dalla Marsilio ha costituito un polo di riferimento per chiunque si occupi di cinema Italia, fornendo strumenti essenziali per lo sviluppo della didattica del cinema nelle università italiane. E tutto questo costituisce un aspetto non certo marginale della pur cospicua attività editoriale di Cesare De Michelis e della sua composita figura di intellettuale.