SOCIETÀ

Lockdown e scuole: l'analisi della situazione europea

“Why Is Europe Keeping Its Schools Open, Despite New Lockdowns?” titolava il New York Times lo scorso 29 ottobre.  “Europe’s schools still open, still relatively safe, through covid-19 second wave” titolava il Washington Post lo scorso 1 dicembre.

Il tempo durante la pandemia scorre veloce, l’abbiamo visto con la ricerca scientifica e lo vediamo oramai quotidianamente con l’aggiornamento dei dati sui nuovi positivi, nuovi vaccinati, o, purtroppo, nuovi decessi. Ciò che è vero adesso fra una sola settimana può essere totalmente diverso.

Lo dimostrano questi due articoli che si chiedevano, rispettivamente ad ottobre e a dicembre, i motivi per cui l’Europa stesse mantenendo le sue scuole aperte. “Quando la cancelliera Angela Merkel ha annunciato l'ultima serie di restrizioni alla vita pubblica, ha nominato bar, ristoranti, teatri, palestre [...] ma dall'elenco pubblicato mercoledì mancavano le scuole e gli asili nido, tra i primi a essere chiusi durante la chiusura primaverile”. Iniziava così l’articolo di Melissa Eddy sul New York Times. Un pezzo in cui si chiedeva le motivazioni per cui le scuole erano rimaste aperte in tutta Europa nonostante l’arrivo della seconda ondata. In effetti, a ben vedere i dati, lo scorso 29 ottobre in quasi tutto il nostro continente l’istruzione provava a progredire senza alcuna chiusura. In Italia c’erano 1.651 ricoveri in terapia intensiva 26.829 nuovi casi e 217 morti. Numeri che facevano presagire di essere nel bel mezzo di una nuova ondata. Anche in Italia però, le scuole erano aperte.

Le domande poste dai due giornali statunitensi ora sembrano essere ben lontane nel tempo. Questa non vuol essere un’analisi sulle conseguenze epidemiologiche delle aperture scolastiche, tema tanto complesso quando importante, che dev’essere analizzato singolarmente, ma vuole paragonare diversi comportamenti tra i vari Stati in diversi momenti della pandemia. Ripetiamo, a costo di essere pedanti, che non si può ridurre l’analisi a soli due fattori, cioè apertura uguale ad innalzamento casi, ma l’istruzione è anche e soprattutto una base fondamentale per generazioni di persone ed in questo caso è innegabile pensare che chiusura, cioè didattica a distanza, possa significare minor partecipazione ed apprendimento per milioni di ragazzi.

Il motivo per cui ancora ad ottobre molti stati europei avevano mantenuto le scuole aperte era stato spiegato facilmente dal Primo ministro irlandese. “Non vogliamo che il futuro dei nostri bambini e ragazzi sia un’altra vittima di questa pandemia” aveva dichiarato Micheal Martin. A distanza di qualche mese però, la situazione è totalmente diversa.

Come si può notare dalla mappa sottostante, sono diversi gli stati in cui le scuole ora sono chiuse, a partire proprio dall’Irlanda, passando per Germania, Austria ed Olanda.

L'Italia

L’Italia ha riaperto parzialmente alcuni istituti. La situazione attuale vede sette regioni in cui c’è stata una ripartenza delle scuole superiori in presenza: Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Molise, con Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana e Abruzzo che erano già ripartite giovedì 7 o lunedì 11 gennaio.  Per tutte le altre poi, è previsto un ritorno in classe tra lunedì 25 gennaio e lunedì 1 febbraio. 

La situazione però è intricata consapevoli che, come avrebbe dichiarato il Comitato tecnico scientifico nel verbale numero 149 e riportato da Repubblica, "la responsabilità delle aperture degli istituti scolastici è di competenza degli enti territoriali e locali".

La situazione italiana, l’abbiamo capito, è frammentata con l’eterno rimpallo di decisioni e colpe tra Stato e regioni, ma vediamo nei Paesi a noi vicini come si stanno organizzando.

Germania

In Germania, che attualmente ha 306.029 persone positive al Covid-19 (dati riferiti al 19 gennaio 2021) ed ha riscontrato 1.139 nuovi morti e 12.159 nuovi casi, è in vigore dal 16 dicembre scorso un nuovo lockdown. Sono chiusi tutti i negozi non essenziali, palestre e centri sportivi. Con loro anche le scuole, i ristoranti, i bar e i centri ricreativi, mentre gli incontri privati sono limitati a un'altra persona proveniente da una famiglia separata. In Bavaria inoltre vige il divieto di consumare bevande alcoliche all’aperto, mentre è obbligatorio utilizzare nei negozi e nei mezzi di trasporto pubblico la mascherina FFP2. Tutte queste regole sono state estese almeno fino al 14 febbraio.

Francia

In Francia è in vigore un coprifuoco dalle 18 alle 6, orario in cui le attività commerciali devono chiudere. Rimangono però aperte per ora tutte le scuole, in cui gli studenti devono tenere la mascherina, dai 6 anni in su. Le lezioni universitarie invece si tengono in videoconferenza. Restano chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, stazioni sciistiche e palestre ed è fortemente consigliato lo smartworking. La Francia il 19 gennaio ha avuto 23.608 nuovi casi, 441 morti ed è il secondo Paese al mondo per casi attivi, con 2.655.175 persone contagiate.

Spagna

La Spagna, che nella giornata del 19 gennaio ha avuto 34.291 nuovi casi, con 404 morti, ripercorre a grandi linee la situazione italiana per quanto riguarda il rapporto Stato/regioni. Il Paese è in lockdown e si può uscire, con mascherina obbligatoria oltre i sei anni, solo per andare a lavorare, per l'istruzione, per acquistare medicine o per prendersi cura di persone anziane o bambini.

Ogni comunità autonoma però ha alcune modifiche alle regole. Da questa domenica, ad esempio, in Andalusia non si potranno ritrovare in abitazioni private più di 4 persone (non conviventi) e le frontiere regionali sono chiuse. Il coprifuoco è alle 22 mentre tutte le attività commerciali dovranno chiudere alle 18. Medesima direttiva anche in Aragon e nelle Asturie, mentre altre regioni hanno chiusure in orari diversi (qui il dettaglio).

Le scuole, non senza polemiche, rimangono aperte. Secondo un’analisi fatta da El Pais, l’impatto del Covid-19 nelle scuole è stato basso e solamente 23.379 studenti su un totale di 1,5 milioni (cioè l’1,76%) è stato messo in quarantena. Grandi differenze infine, ci sono anche per quanto riguarda gli incontri privati. Ogni regione infatti ha la sua norma che prevede la possibilità di ospitare in casa dalle 4 alle 6 persone non conviventi (tranne Maiorca, Ibiza, Murcia e Tenerife che permettono solo persone conviventi).

 

Belgio

In Belgio c’è un lockdown che dovrà essere rinnovato il prossimo 22 gennaio. Le regole sono che la mascherina dev’essere usata sempre dai 12 anni in poi nei mezzi di trasporto ed il coprifuoco è tra mezzanotte e le 5 del mattino. Il Belgio, che ha avuto 37 decessi, 932 nuovi casi per un totale di 611.973 persone attualmente infette (dati sempre al 19 gennaio 2021), sta mantenendo le scuole aperte, mentre è obbligatorio lo smartworking. I negozi sono aperti, si può stare in un negozio al massimo 30 minuti indossando sempre la mascherina. Parrucchieri e estetisti sono chiusi ed è vietato acquistare alol dopo le ore 20. Per quanto riguarda la socialità, il Belgio è decisamente restrittivo, permettendo d’avere contatti solamente con una persona distanziata di 1,5 metri. All’esterno invece è possibile riunirsi in gruppi di massimo 4 persone.

Olanda

In Olanda il 19 gennaio ci sono stati 106 morti a 4.782 nuovi casi di positività. Musei, teatri, zoo, casinò, bar, ristoranti, negozi, palestre e strutture ricettive resteranno chiusi almeno fino al prossimo 9 febbraio. Fino allo stesso giorno resteranno chiuse anche le scuole secondarie, le scuole professionali secondarie (MBO) e gli istituti di istruzione superiore (università e HBO). Anche i bambini della scuola primaria continueranno ad usare la didattica a distanza mentre i centri per l'infanzia rimarranno chiusi.

La possibilità d’uscire di casa è consentita solo per acquistare beni necessari o fare una passeggiata (ad esempio per portare fuori il cane) ma non lontano da casa. Non si possono inoltre ricevere più di due persone nella propria abitazione (non contano i bambini sotto i 13 anni).

Grecia

Da novembre in Grecia vige il coprifuoco dalle 22 alle 5 della mattina. Il Paese, che ha 133.955 casi attivi ed ha visto 30 nuovi morti e 537 nuovi casi (dati al 19 gennaio 2021), sta mantenendo chiusi i negozi. Lo smartworking è obbligatorio almeno per il 50% del personale, sia pubblico che privato mentre i movimenti necessari, quindi andate a lavoro, in farmacia, al supermercato, funerali o assistenza ad altre persone devono essere giustificati non con un’autodichiarazione cartacea (comunque accettata), bensì inviando un SMS ad un numero governativo (13033), scrivendo la ragione dello spostamento, il cognome e l’indirizzo di casa. Per quanto riguarda le scuole, la direttiva attuale vede la riapertura proprio questa settimana delle primarie e degli asili, mentre le scuole superiori utilizzano ancora la didattica online.

Danimarca

La Danimarca ha attualmente 16.326 casi attivi con 732 nuove positività e 32 morti (dati al 19 gennaio 2021). Nonostante i numeri siano indubbiamente più bassi rispetto ai Paesi che abbiamo visto precedentemente, anche la Danimarca ha esteso il lockdown, imposto a dicembre, fino al 7 febbraio.

Tutti i negozi e le altre attività commerciali, tranne farmacie e supermercati, sono chiusi, così come le scuole e le università. in uno spazio pubblico poi, il limite di persone che si possono incontrare tra di loro è di 5.

Svezia

In Svezia non è possibile fare degli eventi pubblici o riunioni con più di 8 partecipanti, tranne i funerali che possono averne 20. Il Paese, che il 18 gennaio ha avuto 2.113 nuovi casi, ha inserito alcune limitazioni, come il numero massimo di persone, anche per palestre, centri sportivi, centri commerciali e piscine pubbliche.

Non si può entrare in Svezia dalla Gran Bretagna o dalla Danimarca mentre i ristoranti rimangono aperti con il limite massimo di 4 persone per tavolo. Dalle 20 in poi, inoltre, è proibita la vendita di alcolici (fino alle 11 del mattino seguente). Le uniche cose chiuse sono, almeno fino al 24 gennaio prossimo, i musei, i centri sportivi e gli stabilimenti balneari/saune.

Portogallo

Il Portogallo il 19 gennaio 2021 ha avuto 10.455 nuovi casi, 218 morti per un totale di 135.841 persone attualmente positive. Nel Paese le scuole sono rimaste aperte ma i negozi e i servizi non essenziali sono chiusi. Lo smartworking è obbligatorio mentre bar e ristoranti possono continuare a vendere per asporto. 

Irlanda

Abbiamo visto come il Primo Ministro irlandese ad ottobre avesse ritenuto di fondamentale importanza tenere le scuole aperte. Nel Paese però il 19 gennaio si sono riscontrati 1.996 nuovi casi, 92 morti 150.767 persone positive. Questi numeri hanno fatto si che il governo attuasse delle restrizioni di livello 5, cioè il più alto. Queste prevedono di lavorare da casa, non spostarsi di più di 5 km per l’attività fisica, negozi chiusi tranne i servizi essenziali ed anche le scuole chiuse, questo almeno fino al 1 febbraio. Bar e ristoranti possono lavorare per asporto e non si possono visitare altre case, se non per necessità. C’è però la possibilità di avere una “support bubble”, cioè una bolla di supporto. Se si vive da soli (o con figli minori o persone di cui doversi prendere cura) c’è la possibilità di trovarsi anche privatamente con un’altra persona.

 

Come abbiamo visto quindi, le direttive sono molto diverse da un Paese all’altro, e spesso differiscono anche di molto all’interno di un Paese stesso. La questione delle scuole è di fondamentale importanza perché la privazione della formazione porta inevitabilmente ad un decadimento istruttivo. L’apertura delle scuole dovrebbe essere una priorità, dopo naturalmente quella del mantenere una sicurezza sanitaria. Le due cose spesso si contrastano, ma la speranza è che il tempo ed i vaccini, facciano emergere una soluzione per poter riprendere la formazione in presenza che non potrà mai essere interamente sostituita dalla didattica a distanza, in particolar modo per le scuole primarie e secondarie.

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